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Haidi Giuliani punta il dito contro le forze dell’ordine
Publie le lunedì 31 ottobre 2005 par Open-Publishingdi Marcella Barotto
«Le bugie mediatiche a cui siamo sottoposti ci impongono di informarci sempre, di conoscere con spirito critico, di andare fino in fondo per arrivare alla verità. Non bisogna fidarsi, non ci si deve mai fermare, occorre confrontarsi e parlare». Con questo pacato, ma fermo appello Haidi Giuliani (mamma di Carlo Giuliani, il giovane morto durante gli scontri avvenuti a Genova in occasione del G8) ha incontrato un folto pubblico nell’ambito dell’appuntamento organizzato dalla associazione culturale "Il fiume", intitolato "Oltre Genova ... quale impegno per la giustizia e la verità", tenutosi nel teatro "25 aprile" di Gaiba.
La serata è iniziata con la visione di un filmato prodotto dalla segreteria legale e usato come documento per uno dei processi sulle giornate di Genova. «Si intende mostrare la carica ingiustificata e illegittima a un corteo pacifico da parte delle forze dell’ordine», ha detto un avvocato durante la proiezione. Successivamente ha preso la parola Haidi Giuliani, che ha iniziato a descrivere alcuni dei complessi meccanismi che si sono sviluppati, soffermandosi sul fatto che «la repressione del dissenso è sotto gli occhi di tutti e può colpire chiunque».
Ha anche voluto sottolineare che «nelle caserme, nelle carceri, nelle questure c’è un’impostazione nazi-fascista del personale, che porta a estremizzare e a procedere con sistemi di tortura, anche perché, in Italia, non vi è una legge che condanni la tortura in maniera puntuale».
Durante il dibattito, accanto a dimostrazioni di solidarietà e di approvazione di quanto affermato dalla signora Giuliani, vi sono state voci che hanno dissentito, "puntando il dito" verso un atteggiamento del tipo "di tutta un’erba un fascio". Haidi Giuliani ha risposto che «a Genova ha prevalso un sistema di violenta repressione, come se ci fossero truppe scelte per un lavoro "cattivo".
Questo porta a estendere il concetto di "fascista" ai militari. Comunque spesso nelle realtà popolate da carabinieri e polizia appaiono simboli legati al nazi-fascismo». Al termine dell’incontro, Haidi ha illustrato le iniziative del comitato "giustizia e verità", di cui fa parte insieme ad altri familiari e amici.