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I COOPERANTI DEL NULLA

Publie le martedì 22 novembre 2005 par Open-Publishing

I cooperanti del nulla

Ho assistito Mercoledì 16 Novembre alla seconda giornata sulla "cooperazione
italiana" che l’Università di Roma "La Sapienza" ha organizzato per presentare
la cooperazione italiana agli studenti dei suoi tre corsi di laurea in materia
di pace, sviluppo e cooperazione.

Sono arrivata dopo l’inizio per cui ho perso i saluti introduttivi ma ciò che
ho ascoltato mi è stato sufficiente ad immaginare cosa impareranno gli
studenti nei prossimi tre anni dei tre corsi di laurea.

Ho ascoltato con molta attenzione Laura Bottà, consigliere del Ministero
Esteri, che in circa mezz’ora è riuscita a confondere molto bene i concetti di
pace, cooperazione e sviluppo, sostenendo, in sintesi, che la cooperazione
internazionale serve a ben poco (e su quel tipo di cooperazione è difficile
aver dubbi) e che se l’Occidente vuol difendere il proprio benessere (assunto
di pensiero ritenuto a monte legittimo) tutto ciò che ci attenderà per le
prossime centinaia di anni saranno solo guerre. Il consigliere ha poi imputato
all’assenza di una superpotenza internazionale come gli Stati Uniti la presenza
di tanti focolai di conflitto (circa 300 attualmente).

Mentre il consigliere diplomatico parlava, osservavo i volti degli studenti:
qualcuno timidamente obiettava a bassa voce ma per il resto erano tutti attenti
e partecipi.

Tranne un interessante intervento da parte di un docente di diritto agrario
comparato (equilibrato e profondo), per il resto la mattinata è stata segnata
da una sequela di "buone intenzioni" a partire dai tanti meriti che bisognava
riconoscere a questa globalizzazione, alle organizzazioni internazionali e,
ovviamente, alla Banca Mondiale. tutti artefici della riduzione della povertà
che si è verificata nel mondo. Il dato, più volte invocato, della "riduzione
della povertà", enfatizzato a sostegno delle attuali politiche per lo
sviluppo, non poteva che stupirmi.

Gli Stati Uniti sono stati presentati dal prof. Triulzi come il "paese che
investe di più in cooperazione".ma nessuno ha commentato che quella
cooperazione è unidirezionale e risponde agli interessi del paese che la
esporta. Il prof. Triulzi si è inoltre soffermato a lungo ad elencare i meriti
della Banca Mondiale ove, a quanto pare, si reca regolarmente con notevole
gratificazione.

Il dibattito non era previsto ("di solito gli studenti non intervengono", mi ha
spiegato la prof.ssa Basile, organizzatrice dell’evento) per cui non ho potuto
prendere parola.

Prima di andar via, al termine della mattinata, ho espresso alla prof.ssa Basile
le mie rimostranze sulla univocità degli approcci.

La prof.ssa Basile (che ho incontrato mentre si adoperava a baciare ed
abbracciare il consigliere Bottà a cui ho espresso il mio rammarico per la
tristezza delle sue parole) è ordinario di economia; durante il nostro breve
scambio, ha ribadito che "i dati riportati sulla riduzione della povertà erano
corretti e che in fondo il capitalismo comporta "solo" un aumento delle
disuguaglianze ma non della povertà"

Non ho osato molto contraddire un prof. ordinario di economia, ma ho citato a
memoria quei pochi dati che tutti conosciamo..2miliardi e mezzo di persone che
vivono con meno di un dollaro al giorno, 300 milioni di persone che non hanno
accesso all’acqua, il paradosso del fatturato annuo di una multinazionale di
cosmetici (Lancome) che corrisponde al PIL dei 48 paesi più poveri del mondo..

Sul terreno dei dati ero forse perdente.(povertà o disuguaglianza?) ma mi era
chiaro a quale forma di manipolazione si stesse assistendo.la riduzione del
valore della povertà, reale se calcolato su parametri assoluti e non relativi,
diveniva il "dato" principale con cui ratificare la bontà di processi di
"sviluppo" la cui drammaticità, in termini di un disvalore che viene definito
"disuglianza", è al contrario sotto gli occhi di tutti.

L’operazione culturale mi faceva pensare ai nuovi dati sulla sicurezza del
nostro governo.qualcuno saprà, infatti, che la riduzione dei tassi di
incidenza di "furti" in Italia (inizialmente dichiarata come relativa alla
efficacia delle politiche di sicurezza) dipendeva, di fatto, da alcune
modifiche introdotte alla dinamica della "denuncia" per cui, in assenza della
identificazione del ladro, il furto reale non poteva spesso che essere
denunciato come "smarrimento".innovazione introdotta negli ultimi anni.

Ciò ha comportato, ovviamente, una "riduzione dei tassi di incidenza dei furti"
in Italia negli ultimi 5 anni.ma nessuno ha mai ovviamente sottolineato che
erano parimenti fortemente aumentati gli "smarrimenti" di oggetti.

Mi sono chiesta Mercoledì scorso dove fossero le ONG, i comitati per la
cooperazione cittadina che a Roma sono ben attivi, le associazioni e i comitati
studenteschi ecc..

Ciò che mi ha turbato maggiormente non sono stati comunque i contenuti,
prevedibili, dei discorsi..ma il silenzio dell’aula.

Non so cosa sia accaduto nel pomeriggio (erano previsti gruppi di lavoro).ma le
centinaia di studenti presenti, magari con il sogno in tasca delle grandi
organizzazioni internazionali, mi trasmettevano tristezza.quanti di loro
avrebbero accettato di fare i conti con una realtà purtroppo profondamente
diversa da quella che veniva in quell’aula raccontata e da quella che nei
prossimi anni vagheggeranno in cerca di una gratificante occupazione?

Antonella Sapio