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I FIGLI DI BERLU NEI GUAI:I LORO NOMI NEI DOCUMENTI SOSPETTI
Publie le martedì 1 marzo 2005 par Open-PublishingSpuntano le firme di Piersilvio e Marina nei "trust" sotto accusa
per i fondi neri legati all’acquisto dei diritti televisivi dei film
Mediaset,
figli del premier nei guai
i loro nomi nei documenti sospetti
Contraddetta la tesi difensiva. Il loro legale disse
"Non si sono mai occupati della questione"
di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI
Piersilvio e Marina Berlusconi
MILANO - L’architrave dell’inchiesta che sta imbarazzando il premier Silvio Berlusconi e l’intera galassia Mediaset è composta da due documenti. Quelli con cui i figli del presidente del Consiglio, Pier Silvio e Marina, vengono nominati beneficiari delle due società terminali della catena che, secondo la Procura di Milano, serviva per creare fondi neri attraverso la compravendita dei diritti cinematografici. Questi documenti, detti trust, coinvolgono per la prima volta in maniera diretta i due figli di primo letto del Cavaliere che nel 1990 vi apposero la loro firma in calce.
La scoperta sembra contrastare con quella che è sempre stata la linea difensiva dei Berlusconi jr. "Nel corso di questi ultimi anni - dichiarò il loro avvocato, Nicolò Ghedini, quando il 7 luglio scorso si diffuse la notizia dell’indagine per riciclaggio a carico dei due - è stata svolta dai difensori una importante attività d’indagine. Da tutta questa attività è emerso in particolare come all’epoca dei fatti oggetto di indagine Marina e Pier Silvio Berlusconi, poco più che ventenni, si occupavano soltanto di terminare gli studi universitari e non avevano alcun ruolo né diretto né indiretto per tutto ciò che attiene i diritti televisivi. Qualsiasi ipotesi di indagine non solo sarebbe quindi destituita di fondamento, ma sarebbe da ritenersi del tutto strumentale".
A contraddire le parole di Ghedini spuntano adesso le copie dei trust. Si scopre così che poco prima del Natale ?90, era il 14 dicembre, i due, attualmente vicepresidenti di Mediaset (Pier Silvio) e Fininvest (Marina) ma all’epoca effettivamente "poco più che ventenni", presero l’aereo e raggiunsero in località imprecisata l’avvocato David Mills per essere assistiti nella firma dei due documenti.
Era presente anche Giorgio Vanoni, capo del comparto estero Fininvest. Otto pagine ciascuno - redatte e firmate nello stesso giorno - il cui significato è incontrovertibile: le società off shore erano di proprietà di Silvio Berlusconi e avevano loro come beneficiari.
Il progetto, secondo la Procura, era semplice. Si trattava di creare due strutture all’estero su cui dirottare i proventi della compravendita "drogata" dei diritti cinematografici. Il gruppo acquistava dalle case produttrici internazionali i diritti per trasmettere alcuni film. Questi film, prima di arrivare a Fininvest o a Mediaset, passavano attraverso una serie di società estere tutte off shore e tutte controllate dalla famiglia, crescendo continuamente di prezzo. Con questa lievitazione dei costi - è sempre la tesi dei pm - si raggiungevano due scopi: si evadeva il fisco e si dirottavano fondi aziendali verso i primi due eredi del Cavaliere.
(1 marzo 2005)
http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/cronaca/procemediaset/figli/figli.html




