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I FURBETTI DI TORINO/2

Publie le sabato 25 febbraio 2006 par Open-Publishing

La procura di Torino indaga sull’operazione che consentì alla finanziaria
degli Agnelli di mantenere il 30 per cento delle azioni del gruppo torinese
Fiat, inchiesta Ifil-Exor
ci sono i primi indagati

TORINO - Ci sono degli indagati nell’inchiesta della procura di Torino sull’operazione che l’anno scorso consentì all’Ifil (la finanziaria operativa della famiglia Agnelli) di mantenere il possesso del 30% della Fiat. I magistrati subalpini procedono di concerto con quelli di Milano, i quali, però, non hanno ancora incriminato nessuno.

Il fascicolo è aperto per reati legati alla violazione del Testo unico delle leggi finanziarie (Tuf) e, per quel che riguarda Torino, all’ostacolo all’attività degli organismi di controllo del mercato borsistico. Proprio la Consob, nei giorni scorsi, aveva inoltrato agli inquirenti le conclusioni della sua istruttoria, che conteneva una "denuncia" a carico di Gianluigi Gabetti, presidente Ifil, Franzo Grande Stevens, consigliere di amministrazione e stratega dell’operazione finanziaria, e Virgilio Marrone, consigliere di amministrazione di Exor.

Al terzetto è stata contestata la violazione dell’articolo 187-ter del Tuf (la "manipolazione del mercato" attraverso la diffusione di notizie fuorvianti) per il ruolo giocato da ciascuno di loro "nella partecipazione al processo decisionale relativo ai comunicati stampa". La procura di Torino, però, stava già lavorando per proprio conto e, come "atto dovuto", aveva disposto autonomamente le prime iscrizioni. Al vaglio dei magistrati c’è la condotta di altri personaggi: è la stessa Consob, nella sua istruttoria, a indicare i nomi della Giovanni Agnelli & C. e dei legali rappresentanti della Exor, la controllata che con una equity swap siglata con la banca d’affari Merril Linch permise a Ifil di portare a termine l’operazione.

La commissione guidata da Lamberto Cardia lamenta di non avere avuto informazioni chiare sui movimenti intorno al titolo Fiat, nonostante fossero state chieste.
Dal punto di vista giudiziario l’inchiesta si presenta piuttosto complicata. Alcune violazioni che si profilano sono punite solo con la sanzione amministrativa, ed è da definire il ruolo della procura di Milano, che fino a questo momento indagava per aggiotaggio.

Proprio oggi, per discutere delle varie questioni, e in particolare della competenza territoriale, al Palazzo di Giustizia piemontese si è tenuto un vertice tra gli inquirenti: per i torinesi c’ erano i pm Marcello Maddalena, Bruno Tinti e Giancarlo Avenati Bassi, per i milanesi Francesco Greco e Carlo Nocerino. "Non abbiamo ancora preso una decisione", si è limitato a commentare Greco uscendo dall’edificio. (Da "Repubblica )