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I SOLDI X IL PONTE DESTINATELI A POTENZIARE LE LINEE FERROVIARE E MARITTIME
Publie le mercoledì 28 luglio 2004 par Open-Publishing1 commento
Destinare i relativi investimenti a risolvere la grave crisi idrica 
e potenziare le linee ferroviarie e marittime pubbliche e i porti 
della Sicilia e della Calabria
Il governo del neoduce Berlusconi procede a tappe forzate nella 
realizzazione della mostruosa ed inutile opera del Ponte sullo 
Stretto. I primi lavori sono annunciati, salvo slittamenti dovuti 
alla risoluzione di questioni burocratiche, entro il primo trimestre 
del 2005. Tutto ciò nonostante l’opposizione delle masse popolari 
siciliane e calabresi, che giudicano altre le priorità da affrontare 
urgentemente nelle due regioni. Questa opera come la più inutile, 
pericolosa, dannosa e faraonica dei nostri tempi, che altro non farà 
se non incrementare la grande speculazione edilizia e finanziaria, 
compresa la criminalità organizzata siciliana e calabrese, "Cosa 
nostra" e ’ndrangheta, e alimentare il clientelismo più spregevole e 
spudorato. Il Sud che sta costruendo il neoduce Berlusconi, grazie 
alla collaborazione attiva dei governatori regionali e dei 
neopodestà di "centro-destra" e "centro-sinistra", è il luogo della 
devastazione ambientale e sociale, come dimostrano le vicende di 
Scanzano e di Melfi. Ma proprio queste vicende hanno anche 
dimostrato che la lotta delle masse paga! Le combattive popolazioni 
siciliane e calabresi prendano esempio da queste recenti lotte 
positivamente concluse. Che gli operai, i lavoratori, le masse 
popolari e tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e 
religiose si mobilitino e si uniscano in un grande movimento per 
impedire la realizzazione della mostruosa opera del Ponte sullo 
stretto!
Un’opera mostruosa
Dando uno sguardo a quelli che sono i dati tecnici relativi alla 
costruzione del Ponte, ci si può benissimo rendere conto di quale 
sia la reale mostruosa portata di quest’opera.
1. Le coppie di pilastri di sostegno del Ponte saranno alte 376 
metri.
2. Le coppie di pilastri di sostegno del Ponte avranno un diametro 
di 55 metri in Calabria e di 48 metri in Sicilia e occorreranno 
88.000 metri cubi di cemento in Calabria e 74.000 in Sicilia.
3. Per gli ancoraggi degli enormi cavi d’acciaio dei tiranti 
principali del Ponte, ognuno del diametro di metri 1,20 e lunghi 5,5 
km, occorreranno 290.000 metri cubi di calcestruzzo in Sicilia e 
230.000 in Calabria e scavi di 50 metri di profondità.
4. Saranno scavati più di 9.000.000 di metri cubi di terreno.
5. I doppi pilastri delle torri del Ponte saranno realizzati nelle 
aree edificate di Cannitello (Calabria) e di Ganzirri (Sicilia), gli 
ancoraggi dei tiranti sulla collina di Piale in Calabria e nell’area 
del Cimitero di Ganzirri in Sicilia.
6. Dovranno essere trasferite per fare posto alle strutture del 
Ponte circa 1.500 famiglie in Calabria, poco meno in Sicilia.
7. La superfice dei tiranti d’acciaio del Ponte (1 milione di metri 
quadrati) e il cono d’ombra proiettato costituiranno un elemento di 
forte impatto visivo e ambientale.
8. Le nuove navi portacontainers raggiungono anche i 100 metri di 
altezza e non riuscirebbero a passare sotto il Ponte che sarà alto 
circa 60 metri sul livello del mare.
9. Per raccordare la parte sospesa del Ponte si dovranno costruire 
circa 25 chilometri di nuovi collegamenti stradali.
10. Per raccordare la parte sospesa del Ponte si dovranno costruire 
circa 37 chilometri di nuovi collegamenti ferroviari.
11. La rete viaria e ferroviaria per essere raccordata alla quota 
del Ponte (circa 60 metri sul livello del mare) dovrà essere 
sostanzialmente modificata in Calabria a partire da S. Ferdinando 
sulla Piana di Gioia Tauro e in Sicilia per raccordarsi alla bassa 
quota collinare sarà realizzato un lunghissimo viadotto.
12. Recenti studi dell’Enea e del Cnr (entrambi enti di Stato) hanno 
confermato che la sponda calabrese e la sponda siciliana dello 
Stretto si allontanano di circa 1 cm/1,5 cm all’anno ed ancora più 
sensibili sono i movimenti di basculamento (innalzamento e 
abbassamento) che causano fenomeni di bradisismo sulle due sponde. 
Nelle loro relazioni gli scienziati ritengono assolutamente 
necessario un periodo di monitoraggio di questi fenomeni di almeno 
tre anni prima di poter procedere alla progettazione esecutiva del 
Ponte. Non esistono ancora risposte tecniche al problema che 
porterebbe in meno di 200 anni alla "rottura" del Ponte.
13. Il Ponte sullo Stretto costerà più di 10.000 miliardi di vecchie 
lire.
14. La gestione della Società Stretto di Messina e il progetto di 
massima del Ponte sono finora costati allo Stato circa 200 miliardi 
di lire.
15. Per il progetto esecutivo del Ponte sono stati stanziati altri 
40 miliardi di lire.
16. In alternativa al Ponte ammodernare e potenziare il servizio di 
traghetti ed aliscafi costerebbe circa 2.000 miliardi di lire: un 
costo circa 5 volte inferiore a quello del Ponte!
17. Alla costruzione del Ponte lavorerebbero prevalentemente ditte 
internazionali. Del resto, lo stesso presidente della Società 
Stretto di Messina, in un’intervista rilasciata alla 
rivista "Costruire", sostiene che "Le Torri e il Ponte possono 
costruirli solo aziende internazionali altamente specializzate".
18. Garantirebbe più posti di lavoro un moderno sistema di 
traghettamento marittimo. Infatti, i lavoratori direttamente e 
indirettamente occupati nella costruzione del Ponte sarebbero circa 
15.000 per soli 8 anni. Allo stato attuale gli addetti impiegati a 
tempo indeterminato nel servizio di traghettamento marittimo sono 
circa 5.000.
19. è previsto un salato pedaggio da pagare per attraversare il 
Ponte.
20. La società che costruirebbe e gestirebbe il Ponte per recuperare 
in 100 anni i capitali investiti dovrebbe fare pagare un pedaggio di 
circa 140.000 lire per auto. Oggi si pagano circa 40.000 lire.
21. I passaggi di auto e camion sullo Stretto sono in diminuzione. 
Infatti, il traffico dei veicoli, già diminuito sensibilmente, nei 
prossimi 30 anni tenderà a passare dal 27% al 23%, mentre il 
traffico di merci per via mare e il trasporto dei mezzi pesanti su 
navi aumenterà dal 24% al 35% e il traffico aereo dal 47% al 54%.
22. Il Ponte dovrebbe rimanere chiuso (per condizioni atmosferiche 
avverse, per manutenzione, per incidenti e altro) circa 120 giorni 
in un anno e, quindi, dovrebbe comunque essere mantenuto un servizio 
di traghettamento alternativo.
23. Per arrivare da Reggio a Messina attraversando il Ponte 
occorrerebbero circa 60 minuti.
24. Nei piani del governo, ad oggi, non sono previsti finanziamenti 
per l’ammodernamento delle infrastrutture al Sud.
Un disastro annunciato
L’accelerazione liberista dei tempi di trasporto delle merci e 
l’imposizione in tutti gli ambiti della priorità del profitto 
continuano a comportare un sacrificio crescente del territorio e 
dell’ambiente, dei diritti, dei bisogni e delle speranze delle 
popolazioni.
Il miraggio del Ponte non riguarda solo le città e le regioni 
direttamente interessate al progetto; per la sua portata e per la 
centralità, nel legittimare l’ulteriore strappo nella politica 
liberista del governo del neoduce Berlusconi, assume una dimensione 
nazionale che non può essere ignorata. La minaccia del Ponte è stata 
ed è presente nei programmi politici sia del "centro-destra" sia 
del "centro-sinistra". Nella versione ducesca berlusconiana assume 
le caratteristiche di un modello di sviluppo che vede la 
speculazione farla da padrona e lega la realizzazione delle grandi 
opere alla svendita del patrimonio naturalistico, culturale ed 
artistico, alla speculazione diffusa, portatrice di cinismo sociale 
e di corruzione. Il denaro pubblico, sottratto penalizzando 
assistenza e servizi pubblici, serve a realizzare grandi e mostruose 
opere che vengono poi regalate, attraverso la privatizzazione, a 
Gruppi e Società collaterali e gradite al neoduce, il cui contributo 
essenziale è di incassare i profitti. Si ribadisce così il 
tradizionale passaggio spesa pubblica - profitto privato.
Su questo piano è evidente la convergenza d’interesse dei potentati 
finanziari, economici, politici e mafiosi, il cui intreccio ormai 
non fa più né reato né scandalo. Basta ricordare quanto dichiarò 
qualche tempo fa il presidente della società "Stretto di Messina 
S.P.A." nonché direttore del quotidiano "La Gazzetta del Sud", Nino 
Calarco, quando un giornalista della trasmissione "Sciuscià" della 
Rai gli chiese se non avesse la preoccupazione che la mafia si 
potesse inserire nel progetto di costruzione: "Se la mafia è capace 
di costruire il Ponte, ben venga la mafia".
Del Ponte si parla da tempo, tanto da indurre molti ad abbassare la 
guardia, ma adesso la mostruosità sembra essere davvero sul punto di 
arrivo. Se la realizzazione finale del Ponte è incerta sia sotto il 
profilo tecnico (si pensi solo alle incognite determinate dal 
rischio sismico), che della economicità, i pericoli che si 
avvicinano a grandi passi riguardano la razzia di fondi pubblici 
(circa 6 miliardi di euro) e la devastazione del territorio con 
l’avvio della cantierizzazione.
Le ragioni del Ponte se affrontate in dettaglio si sfaldano l’una 
dopo l’altra: in una realtà affamata di reddito le prospettive di 
occupazione locale offerte dal Ponte sono di lavoro a termine e a 
bassa specializzazione, inoltre grazie al subappalto a cascata il 
lavoro sarà fondamentalmente in nero e gestito dal caporalato 
mafioso, quindi senza tutela contrattuale e antinfortunistica, i 
morti non si conteranno alla fine.
Quale infrastruttura che dovrebbe svolgere una funzione di volano 
per lo sviluppo economico, il Ponte, è un’opera morta che umilia le 
potenzialità di crescita locale. è infatti anacronistica rispetto al 
suo compito dichiarato di via di comunicazione, di fronte alla 
accertata caduta tendenziale dei transiti e alla trasformazione in 
atto della intermodalità nei collegamenti. Per le città di Reggio 
Calabria e Messina sarebbe ulteriore fonte di marginalizzazione 
rispetto al flusso turistico, in quanto con il sistema dei viadotti 
si troverebbero del tutto by-passate. In entrambe le sponde il Ponte 
comporterebbe, inoltre, un esodo forzato delle parti di popolazione 
residenti sul sito e in generale un drammatico e invasivo processo 
di militarizzazione del territorio per l’evidente carattere di 
obiettivo strategico di una simile opera. Infine, essendo il Ponte 
sostanzialmente una infrastruttura non indispensabile, in quanto è 
essenzialmente una operazione finanziaria speculativa e di immagine, 
il suo destino, ultimato o no, sarebbe quello di affiancarsi, 
svettando, alle altre inutili cattedrali nel desertificato nostro 
territorio.
L’idea politica, che da sempre riguarda il Sud del nostro Paese, non 
riesce a prescindere da interventi legati alla realizzazione di 
opere ad alto impatto ambientale e criminale a fronte di una 
bassissima ricaduta occupazionale, il tutto giustificato 
ed "accettato" a causa degli enormi tassi di disoccupazione 
esistenti e della conseguente marginalità sociale. L’insularità 
della Sicilia non è un limite che va superato, ma è patrimonio 
storico e culturale irrinunciabile. Piuttosto è da superare 
l’isolamento derivante dalla marginalizzazione del territorio 
meridionale e siculo-calabro in particolare.
La modernizzazione della rete ferroviaria, stradale, marittima e 
aeroportuale, secondo criteri di ecocompatibilità e di reale 
commisurazione ai bisogni, può promuovere i nostri territori e 
sradicarci dal fondo della Penisola solo se risulterà accessibile a 
tutti e non comporterà ulteriori devastazioni.
Il collegamento agile, veloce e di tipo "urbano" tra le due sponde 
dello Stretto è un’esigenza di unione sempre presente nelle 
popolazioni locali che nulla hanno da spartire con il Mostro-Ponte. 
è evidente che altre sono le priorità. Servono investimenti 
sottratti al malaffare per servizi essenziali quali acqua, 
istruzione e ricerca pubbliche, sanità, valorizzazione delle risorse 
umane, storiche, antropologiche ed ambientali attraverso una 
politica che consenta il soddisfacimento dei bisogni delle masse e 
il miglioramento del loro tenore di vita.
è evidente e scandaloso il mancato utilizzo della principale 
ricchezza del Meridione, quel giacimento inesauribile di energia 
solare (e di altre fonti di energia rinnovabili), che per le forze 
politiche che ci governano non esiste se non può 
essere "centralizzato" e macinare profitti capitalistici, mentre 
potrebbe essere immediatamente fruibile anche nelle zone più 
periferiche e abbandonate. è emblematica, a tal proposito, la 
volontà di costruire nella Piana di Gioia Tauro 6 nuove centrali 
alimentate a metano in un territorio ad alta vocazione agricola e 
turistica. è chiaro che la cosiddetta vocazione turistica del 
Meridione può e deve essere perseguita solo dentro le coordinate di 
un’ecocompatibilità accertata e dibattuta e di una valorizzazione 
dei territori, della cultura, dei saperi, delle competenze e della 
qualità della vita delle popolazioni locali.
L’impatto ambientale
Il Ponte sullo Stretto è una spaventosa opera di devastazione 
ambientale, sociale a culturale, priva di effettiva e durevole 
utilità pratica. Il "vantato" record di ponte più lungo a campata 
unica non risponde a nessuna delle domande che il Sud oggi pone ma 
solo alla megalomania nazionalista e imperialista del neoduce 
Berlusconi.
Dal punto di vista ambientale non viene assolutamente considerato il 
grave impatto dell’opera sull’ambiente marino dello Stretto, le cui 
peculiarità uniche rendono imprescindibile la salvaguardia di molte 
specie animali - alcune anche a rischio di estinzione e 
particolarmente protette da direttive comunitarie e da convenzioni 
internazionali - e vegetali che qui hanno creato una vera oasi nel 
Mediterraneo, particolarissima e unica nel suo genere. Gravi carenze 
di tipo metodologico sono state rilevate negli studi di 
progettazione e di fattibilità che hanno totalmente tralasciato 
parametri importanti quali:
a) la mancata distinzione tra le diverse scale d’impatto;
b) una lettura degli effetti realizzata soltanto per gli elementi 
principali del tracciato;
c) la sottovalutazione degli impatti del cantiere;
d) la mancata analisi delle alternative.
Non è stata svolta alcuna trattazione delle problematiche 
urbanistico-territoriali connesse alla realizzazione di una simile 
infrastruttura; la pianificazione urbanistica esistente, comunale e 
di livello superiore, non prevede infatti il modello di sviluppo che 
inevitabilmente si verrebbe a creare con la realizzazione di tale 
opera e delle infrastrutture necessarie a renderla funzionante 
(interi paesi verrebbero spazzati via dal previsto sistema di 
tangenziali e circonvallazioni).
Tale opera è in piena contraddizione con il concetto di "mobilità e 
trasporto sostenibile" soprattutto in realtà (Sicilia e Calabria) 
caratterizzate dalla mancanza di reti viarie, ferroviarie (ci sono 
nella sola Sicilia 800 chilometri di rete ferroviaria da 
elettrificare e 1.440 chilometri da potenziare) e marittime che si 
possono considerare adeguate alle esigenze del territorio (la 
Sicilia, in particolare, è l’unica regione a non avere un Piano 
regionale dei trasporti e, pur essendo un’isola, non ha un Piano dei 
porti).
Nessun aeroporto dell’isola è attrezzato per l’atterraggio di voli 
internazionali che permetta di viaggiare all’estero senza dover 
necessariamente transitare per gli scali del Centro-Nord. 
Il Ponte comporterebbe una devastazione irreversibile del paesaggio: 
nella fase di cantiere (12 anni nella più breve delle ipotesi) si 
dovranno scavare e smaltire 8 milioni di metri cubi di materiali 
(dove li metteranno non ci è dato sapere); la distruzione degli 
abitati di Torre Faro e Ganzirri sarebbe inevitabile.
L’immenso cono d’ombra, i chilometri e chilometri di nuovi tracciati 
autostradali e ferroviari sulle due coste, le macroparatie in 
acciaio snatureranno il paesaggio. Il paesaggio "mitico" tra Scilla 
e Cariddi sparirà per sempre.
Bisogna assolutamente cancellare il megaprogetto speculativo della 
costruzione del Ponte di Messina e destinare gli investimenti 
previsti per potenziare e modernizzare i trasporti ferroviari e 
marittimi della Sicilia e della Calabria.
E’ necessario affrontare e risolvere la crisi idrica che affligge la 
Sicilia e anche la Calabria, risolvendo tutti i problemi connessi 
alla ripulitura degli invasi e delle dighe, alla ricerca di nuove 
falde acquifere e alla salvaguardia di quelle esistenti da fonti 
inquinanti, alla riparazione delle tubature ed alla requisizione e 
all’inserimento negli elenchi delle acque pubbliche di tutti i pozzi 
in mano alle famiglie mafiose. Combattere e lottare affinché il 
piano di privatizzazione della rete idrica, ideato e messo a punto 
dal governatore della Sicilia Cuffaro, venga rigettato. I soldi 
destinati al Ponte vanno invece spesi per potenziare e ammodernare i 
mezzi di trasporto pubblici, ossia le linee ferroviarie e marittime.
Mentre al Centro-Nord si sperperano miliardi per la famigerata Alta 
velocità ferroviaria, al Sud si rasenta una situazione da Terzo 
mondo. Il governo, le Regioni e le amministrazioni comunali hanno il 
dovere di creare nel Mezzogiorno un servizio di trasporto pubblico 
avanzato e conveniente economicamente per i pendolari e le masse che 
soddisfi appieno tutte le esigenze di mobilità e di collegamento tra 
città e tra zone periferiche e centro cittadino.
Allo stesso modo vanno potenziati e modernizzati i porti perché 
possano supportare con servizi adeguati e sicurezza lo sviluppo del 
traffico marittimo di persone e merci. In ultimo, ma non per ordine 
di importanza, esigiamo che gli investimenti programmati vengano 
effettivamente spesi, ci opponiamo al varo di una legislazione che 
allenti e cancelli i vincoli antimafia in materia di assegnazione 
degli appalti e sub-appalti e pretendiamo la massima trasparenza e 
il controllo sociale delle masse siciliane e calabresi sulla 
distribuzione dei suddetti finanziamenti.
Alla luce di tutto ciò la cellula "Lunga Marcia" di Messina del PMLI 
parteciperà al terzo Campeggio Internazionale contro il Ponte sullo 
Stretto e si adopererà per rendere stabile e permanente la 
mobilitazione, per estendere la partecipazione popolare e per 
promuovere la ricerca di nuove iniziative di mobilitazione di massa 
locale e nazionale contro la realizzazione del Ponte.
Lottiamo uniti contro il Ponte di Messina!
Buttiamo giù il governo del neoduce Berlusconi!





Messaggi
1. > I SOLDI X IL PONTE DESTINATELI A POTENZIARE LE LINEE FERROVIARE E MARITTIME, 28 luglio 2004, 15:59
cari compagni,
era da tempo che non leggevo articoli vostri cosi’ "parziali".....
Il vostro ragionamento contro il "mostruoso" ponte ricalca esattamente quello espresso
alcuni anni fa contro il ponte tra Europa ed Asia vicino Istambul. Adesso , gli stessi
critici turchi sono a farne le lodi!!! Ma molti di loro sono usciti politicamente "bruciati"
dalla loro ottusa politica di critica del vero sviluppo e progresso!!!
Permettetemi un consiglio: non ripetete gli stessi errori che hanno soffocato le
possibilita’ della Sinistra in Italia negli anni novanta. Prendete esempio da quello
che fanno i Compagni in Cina , con opere molto piu’ " devastanti " ecologicamente
(come Dighe ciclopiche), che col tempo si dimostrano fondamentali per lo sviluppo
socio-economico delle loro popolazioni piu’ povere . Forse per aver capito dove
veramente conviene politicamente stare al momento di affrontare simili opere
d’ingegneria , il Socialcomunismo in Cina e’ ancora al potere ed ha un futuro tra il
suo popolo ...... Vi prego di interpretare il mio messaggio come un augurio di
riflessione per non fallire di nuovo : io vi ero vicino negli anni sessanta e settanta ,
ma i vostri errori "tattici" ( come questo sul ponte di Messina) , mi hanno fatto
allontanare. Un vostro simpatizzante ( Bruno )