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I diritti umani violati. 1948 – 2008...

Publie le giovedì 13 novembre 2008 par Open-Publishing

I diritti umani violati. 1948 – 2008: 60 anni della Dichiarazione universale delle promesse infrante

di Michela Guida

Il 10 dicembre 1948 gli Stati membri delle Nazioni Unite firmando la Dichiarazione universale dei diritti umani, si impegnavano a garantire eguaglianza, giustizia e stato di diritto per tutti i cittadini del mondo. A distanza di sessanta anni, le promesse iniziali vengono annullate dall’attuale comportamento dei governi: sono molti i paesi che violano sistematicamente i diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale e tradiscono gli ideali che l’hanno ispirata.

Se pensiamo alla situazione mondiale attuale, ci troviamo di fronte ad un lungo elenco di paesi in cui ancora perseverano le violenze e le peggiori crudeltà: Darfur, Messico, Iraq, Afghanistan, Stati Uniti, Cina, Colombia, Birmania, Tibet, per citarne alcuni. La violazione dei Diritti umani è la parte in ombra della nostra civiltà, è la dimostrazione dello stato di degrado in cui la nostra società, la stessa che si definisce democratica, sta cadendo. Si tratta di un problema più generale sulla difficoltà della giustizia internazionale nell’assicurare la protezione dei diritti umani e prevenire crisi umanitarie, che sfociano in grosse problematiche tuttora irrisolte: la fame nel mondo, i rapimenti e la tratta di minori, la pedofilia, il traffico di organi, la tortura, la pena di morte; il nostro pianeta Terra è stretto nella morsa degli interessi delle multinazionali e non, che inquinano, si appropriano indebitamente, sterminando culture, popoli, specie animali, insieme al delicato ecosistema del pianeta. A dare l’allarme sono le grandi organizzazioni internazionali no profit come Amnesty International, Greenpeace o Unicef.

Per quanto riguarda la situazione italiana nello specifico, Amnesty International ha raccolto nel rapporto annuale relativo al 2008, diversi dati interessanti rispetto alle leggi che intervengono su temi molto delicati:
 Tortura, maltrattamenti e responsabilità delle forze di polizia. La XV legislatura ha lasciato immutate le lacune relative all’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura (CAT); l’Italia non ha uno specifico reato di tortura nel codice penale e non è ancora dotata di un’istituzione nazionale di monitoraggio sui diritti umani, non ha un organismo indipendente di controllo sull’operato della polizia.
 Erosione dei diritti umani nella guerra al terrorismo. La politica del sospetto applicata alle espulsioni e una tenace riluttanza a fare chiarezza sugli abusi commessi in nome della "guerra al terrore" hanno caratterizzato l’approccio delle autorità di governo. -Rom e migranti: discriminazione, xenofobia e provvedimenti sulla sicurezza. Diversi esponenti politici locali e nazionali hanno usato un linguaggio discriminatorio nei confronti dei rom e dei migranti. Si sono susseguiti provvedimenti dichiaratamente a protezione della "sicurezza", in realtà prevalentemente orientati a facilitare l’espulsione dei cittadini dall’UE e dei migranti irregolari.

 Diritti dei rifugiati e dei minori migranti. Già nel 2007 sono stati introdotti nella normativa e nella prassi di asilo il rispetto dei minori migranti giunti nel nostro Paese. Tuttavia, ora sono messi a rischio dalle proposte incluse nel suddetto “pacchetto sicurezza”, in quanto intervengono in un quadro ancora privo di una legge organica sull’asilo.

 Commercio di armi e bambini soldato. Le norme che regolano le esportazioni di armi da guerra e delle piccole armi ad uso civile sono molto disomogenee.

Il commercio delle armi leggere e di piccolo calibro (fucili, pistole, munizioni ed esplosivi), le più diffuse nei conflitti in cui sono utilizzati bambini come soldati, non rientra nell’ambito della disciplina della legge, che contiene severe disposizioni procedurali per l’esportazione, l’importazione ed il transito di armi ad uso bellico verso paesi terzi. Al contrario, non prevede limiti alle esportazioni sulla base dello standard dei diritti umani del paese importatore e del coinvolgimento del paese stesso in una guerra interna o internazionale. È quindi ammesso e possibile che l’Italia venda armi leggere a soggetti privati o a governi di paesi in cui persone con meno di 18 anni partecipano alle ostilità come parte di eserciti o di gruppi armati. Nel gennaio 2008, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha reso pubblico il Rapporto Annuale 2007, destinato all’attenzione del Consiglio di Sicurezza, in cui si conferma il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato in diversi paesi tra cui: Burundi, Ciad, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Nepal, Filippine, Uganda e Afghanistan.

Se pensiamo alla situazione mondiale attuale, ci troviamo di fronte ad un lungo elenco di paesi in cui ancora perseverano le violenze e le peggiori crudeltà: Darfur, Messico, Iraq, Afghanistan, Stati Uniti, Cina, Colombia, Birmania, Tibet, per citarne alcuni. La violazione dei Diritti umani è la parte in ombra della nostra civiltà, è la dimostrazione dello stato di degrado in cui la nostra società, la stessa che si definisce democratica, sta cadendo. Si tratta di un problema più generale sulla difficoltà della giustizia internazionale nell’assicurare la protezione dei diritti umani e prevenire crisi umanitarie, che sfociano in grosse problematiche tuttora irrisolte: la fame nel mondo, i rapimenti e la tratta di minori, la pedofilia, il traffico di organi, la tortura, la pena di morte; il nostro pianeta Terra è stretto nella morsa degli interessi delle multinazionali e non, che inquinano, si appropriano indebitamente, sterminando culture, popoli, specie animali, insieme al delicato ecosistema del pianeta. A dare l’allarme sono le grandi organizzazioni internazionali no profit come Amnesty International, Greenpeace o Unicef.

Per quanto riguarda la situazione italiana nello specifico, Amnesty International ha raccolto nel rapporto annuale relativo al 2008, diversi dati interessanti rispetto alle leggi che intervengono su temi molto delicati:
 Tortura, maltrattamenti e responsabilità delle forze di polizia. La XV legislatura ha lasciato immutate le lacune relative all’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura (CAT); l’Italia non ha uno specifico reato di tortura nel codice penale e non è ancora dotata di un’istituzione nazionale di monitoraggio sui diritti umani, non ha un organismo indipendente di controllo sull’operato della polizia.

 Erosione dei diritti umani nella guerra al terrorismo. La politica del sospetto applicata alle espulsioni e una tenace riluttanza a fare chiarezza sugli abusi commessi in nome della "guerra al terrore" hanno caratterizzato l’approccio delle autorità di governo.

 Rom e migranti: discriminazione, xenofobia e provvedimenti sulla sicurezza. Diversi esponenti politici locali e nazionali hanno usato un linguaggio discriminatorio nei confronti dei rom e dei migranti. Si sono susseguiti provvedimenti dichiaratamente a protezione della "sicurezza", in realtà prevalentemente orientati a facilitare l’espulsione dei cittadini dall’UE e dei migranti irregolari.

 Diritti dei rifugiati e dei minori migranti. Già nel 2007 sono stati introdotti nella normativa e nella prassi di asilo il rispetto dei minori migranti giunti nel nostro Paese. Tuttavia, ora sono messi a rischio dalle proposte incluse nel suddetto “pacchetto sicurezza”, in quanto intervengono in un quadro ancora privo di una legge organica sull’asilo.

 Commercio di armi e bambini soldato. Le norme che regolano le esportazioni di armi da guerra e delle piccole armi ad uso civile sono molto disomogenee.

Il commercio delle armi leggere e di piccolo calibro (fucili, pistole, munizioni ed esplosivi), le più diffuse nei conflitti in cui sono utilizzati bambini come soldati, non rientra nell’ambito della disciplina della legge, che contiene severe disposizioni procedurali per l’esportazione, l’importazione ed il transito di armi ad uso bellico verso paesi terzi. Al contrario, non prevede limiti alle esportazioni sulla base dello standard dei diritti umani del paese importatore e del coinvolgimento del paese stesso in una guerra interna o internazionale. È quindi ammesso e possibile che l’Italia venda armi leggere a soggetti privati o a governi di paesi in cui persone con meno di 18 anni partecipano alle ostilità come parte di eserciti o di gruppi armati.

Nel gennaio 2008, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha reso pubblico il Rapporto Annuale 2007, destinato all’attenzione del Consiglio di Sicurezza, in cui si conferma il reclutamento e l’utilizzo di bambini soldato in diversi paesi tra cui: Burundi, Ciad, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Nepal, Filippine, Uganda e Afghanistan.