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I droni «Cacciatori», morte silenziosa che volteggia su Gaza
Publie le giovedì 14 ottobre 2004 par Open-Publishingdi MANLIO DINUCCI
«Ho visto un piccolo aereo e quindi un bagliore, poi ho udito un’ enorme esplosione e un’auto ha preso fuoco»: questa testimonianza di un abitante di Jenin, riportata da Al-Jazeera, conferma che le forze armate israeliane usano «droni» (piccoli aerei telecomandati) non solo per acquisire immagini, ma per colpire obiettivi palestinesi con i missili di cui sono armati. La cosa non stupisce. Il Pentagono e la Cia usano da circa tre anni droni armati, i «Predatori», che, controllati a distanza da un pilota e tre addetti ai sensori, possono volare per 40 ore fino a 750 km di distanza, scrutando il terreno con una videocamera di giorno, una a raggi infrarossi di notte e un radar per vedere attraverso la nebbia. Individuato l’obiettivo, il «Predatore» lo colpisce con due missili a guida laser Hellfire.
Usato prima in Afghanistan, questo drone è stato impiegato nel novembre 2002 anche nello Yemen, per distruggere un’auto con a bordo «sei sospetti terroristi di Al Qaeda». A disintegrare l’auto su cui a Jenin viaggiavano «tre sospetti terroristi palestinesi» e a ferire tre passanti non è stato un «Predatore» ma, con tutta probabilità, un «Cacciatore», un drone sviluppato congiuntamente dalla statunitense Northrop Grumman e dalle Industrie aeronautiche israeliane. Secondo la Northrop Grumman, il «Cacciatore», armato di munizioni anticarro Viper Strike, «ha dimostrato la sua capacità letale contro obiettivi in movimento». In Iraq, ha effettuato in un anno circa 600 «missioni di combattimento». Inoltre, per particolari missioni, questo drone viene armato con «missili alati completamente silenziosi, che non usano un sistema a propulsione ma si dirigono planando sugli obiettivi». La loro presenza si rivela, quindi, solo quando esplodono.
Lo confermano le testimonianze di abitanti di Gaza, riportate venerdì dal Washington Post. «Quando l’aereo pilotato a distanza lancia un missile - racconta Khaled Abu Habel - non c’è rumore, non c’è luce, solo un leggero sibilo. Un secondo dopo, colpisce». Uno di questi missili ha ucciso due suoi cugini, presunti membri di Hamas. Sul campo di Jabalya dove vivono oltre 100mila palestinesi - racconta l’inviato del Washington Post - volteggiano, di giorno e di notte, droni di colore bianco brillante. Quando il ronzio dei loro motori si fa più forte, gli abitanti guardano verso il cielo seguendo il volo. «Abbiamo paura quando usciamo, abbiamo paura quando siamo a casa», racconta Khalid Kahlot, padre di sei bambini. A chilometri di distanza, seduto a una console, l’operatore guida il drone con monitor e joystick. Basta che prema un pulsante e il missile si dirige verso l’obiettivo. Chi vede o sente i droni volteggiare sulla propria testa vive così nel terrore di essere, in qualsiasi momento, colpito. Questo non è però considerato terrorismo, ma una legittima azione militare nella «guerra globale al terrorismo».
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/12-Ottobre-2004/art45.html




