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I fatti di piazza Navona raccontati dai presenti

Publie le giovedì 30 ottobre 2008 par Open-Publishing

I fatti di piazza Navona raccontati dai presenti

di Elisa Palagi

ROMA - La protesta pacifica degli studenti non è finita. Dopo la brutta mattinata trascorsa attorno al Senato sono tornati nelle università e nelle scuole occupate, preoccupati per quello che diranno i giornali sugli episodi violenti che si sono verificati. In piazza Navona non ci sono stati scontri tra giovani di destra e di sinistra, ma violente intrusioni fasciste, che gli studenti cercavano di escludere. Dopo l’annuncio della firma definitiva della ormai legge Gelmini, la tristezza per il mancato ascolto da parte del Parlamento si è unita all’amarezza per il ripetersi di episodi squadristi, più che mai fuori luogo.

«I ragazzi di Blocco Studentesco si sono presentati in piazza Venezia, con caschi e spranghe, pretendendo di mettersi in testa al nostro corteo – racconta un gruppetto di ragazze e ragazzi del Newton – abbiamo provato a spiegargli di rispettare il corteo degli studenti autorganizzati delle scuole superiori, di mettersi in coda». In piazza Navona la tensione è salita, Blocco studentesco voleva stare in prima linea davanti al Senato, e quando gli studenti hanno fatto cordone per impedirglielo, avanzando a mani alzante al canto di “Bella ciao”, i ragazzi di destra hanno caricato.

Alle 10 circa i primi disordini. Verso mezzogiorno un gruppo di studenti universitari ha attraversato la piazza scandendo lo slogan “Siamo tutti antifacisti”, e dai giovani di Forza Nuova sono partite le cariche più violente, con un bilancio di quattro feriti. La polizia, che al momento dell’aggressione da parte dei neofascisti è rimasta a guardare, è poi a sua volta intervenuta con una carica leggera fermando una decina di appartenenti a Blocco studentesco. «Ho visto una cinquantina di ragazzi con caschi, spranghe e cinghie che ci correvano contro, quando ho notato un amico a terra mi sono avvicinato per aiutarlo e le ho prese anch’io» testimonia Alessandro del Newton, con una borsa di ghiaccio in testa. «Il tentativo di screditare la nostra protesta è chiaro – spiega concitato Giordano D’Ambrosi, del liceo statale Avogadro – Ora c’è il rischio che la nostra protesta appaia violenta e politicizzata, tutto il contrario della realtà. Vogliono farci apparire tutti scemi, ma andremo avanti e dimostreremo la forza delle nostre idee».