Home > I medici boliviani contro Morales
di Antonio Lupo
L’Ordine dei Medici della Bolivia ha indetto uno sciopero nazionale di tutti medici per protestare contro la decisione del governo di prolungare la presenza degli oltre 700 medici cubani che stanno attualmente lavorando in Bolivia per prestare cure mediche alla parte più povera della popolazione.
I medici cubani erano arrivati in Bolivia nel febbraio scorso per una missione umanitaria in occasione di una emergenza provocata da piogge e inondazioni che avevano colpito decine di migliaia di persone.
Finita l’emergenza, il governo boliviano aveva deciso di chiedere ai cubani il prolungamento della missione, al fine di poter meglio intervenire nelle zone più povere del paese, dove per la popolazione è difficile l’accesso ai servizi sanitari.
L’Ordine dei Medici afferma che il governo fornisce ai medici cubani alloggio e viveri, ciò che non da ai medici boliviani che - viene detto - sarebbero disposti a lavorare alle stesse condizioni, pur di avere un lavoro. Da parte loro, il governo boliviano e le autorità cubane negano che i medici cubani ricevano compensi in denaro, mentre la ministra della Salute, Nila Heredia, ha affermato che i Servizi dipartimentali della salute (Sedes) considerano importante la permanenza dei medici cubani
nel paese, perché curano malati nelle zone rurali.
Questo sciopero proclamato dall’Ordine dei Medici boliviani ricorda l’azione fatta l’anno scorso dall’Ordine dei Medici brasiliani, che portò al blocco della costruzione di un ospedale di Emergency a Picos, nello stato del Piauì (nella regione del Nordeste).
L’ospedale, con l’approvazione del governo Lula, sarebbe stato costruito e gestito da Emergency e avrebbe dovuto svolgere tre attività principali: ostetricia e ginecologia, pediatria e traumatologia, in un’area con una popolazione di oltre 500.000 persone, abitanti a Picos e nei 52 paesi circostanti, molte delle quali "vivono" con meno di un dollaro al giorno.
L’unico ospedale pubblico della zona non era sufficientemente attrezzato, e la popolazione, non potendo usufruire delle cliniche private, era costretta a recarsi nella capitale Teresina, situata a 350 chilometri di distanza.
L’ospedale non avrebbe quindi fatto alcuna “concorrenza” ai medici brasiliani, ma l’Ordine dei Medici brasiliano fu irremovibile, Lula si piegò e l’ospedale non fu costruito.
E’ sicuro che Morales saprà resistere meglio.
"Associazione Culturale Punto Rosso" pr@puntorosso.it
Lavori in corso n° 33