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I repubblicani insabbiano Abu Ghraib

Publie le lunedì 26 luglio 2004 par Open-Publishing

di FRANCO PANTARELLI

NEW YORK. 24 luglio 2004 - Giovedì, mentre l’attenzione di tutti era concentrata sul rapporto della commissione di indagine sugli attentati dell’11 settembre 2001, in due stanze del Congresso è stata discretamente consumata una sorta di «normalizzazione elettorale» di due scandali con forti potenzialità di ridurre le speranze di George Bush di restare alla Casa bianca dopo il voto del 2 novembre. Uno era quello delle torture praticate in Afghanistan e nella famigerata prigione di Abu Ghraib a Baghdad; l’altro era quello degli affari d’oro fatti in Iraq dalla Halliburton, la compagnia del vice presidente Dick Cheney. La distanza fra la sala della commissione Forze Armate del Senato e quella della commissione Bilancio della Camera è fatta di molti, tortuosi corridoi. Ma a giudicare da come sono andate le cose il coordinamento fra i membri repubblicani delle due entità è stato pressoché perfetto. Di fronte ai senatori si è presentato il generale Paul Mikolashek, la cui carica è quella di ispettore generale dell’esercito, per dire che il precedente, famoso rapporto del suo collega Antonio Tabuga, era di fatto sbagliato, nel senso che sì, le torture ci sono state, ma erano il frutto della «depravazione» di alcuni singoli soldati che hanno preso «iniziative non autorizzate», alle quali si è accidentalmente aggiunta quella che lui ha pudicamente chiamato «la mancanza di controllo, supervisione e leadership da parte di alcuni comandanti». Insomma niente «uso sistematico dei maltrattamenti» di cui hanno parlato a suo tempo il generale Tabuga e la Croce rossa internazionale, ma molte esortazioni ai senatori, da parte del generale Mikolashek, di non «esagerare» la portata di quel fenomeno.

Il primo a superare la sorpresa che l’esposizione del generale aveva suscitato è stato il senatore democratico Jack Reed, che è sbottato con un «Non credo che lei abbia fatto il lavoro che doveva fare». Ma subito il presidente della commissione, il senatore repubblicano Jeff Sessions, ha richiamato tutti al dovuto patriottismo. «Quello che ci serve - ha detto severo - sono dei soldati che facciano tutto ciò che è loro legalmente consentito per ottenere informazioni necessarie a salvare vite umane». In questo caso il discorso non è chiuso perché altre indagini e altri rapporti sono previsti, in particolare quello riguardante Donald Rumsfeld, il segretaro alla difesa, e le sue ambigue «istruzioni» date a suo tempo. Ma nell’altro caso di cui si diceva, quello della Halliburton, la maggioranza repubblicana, come un sol uomo, ha decretato che il vice presidente Cheney, in questo momento delicato, non deve essere disturbato.

A deporre davanti ai deputati c’erano i dirigenti della Kellogg, Brown and Root, più semplicemente Kbr, che è la «sussidiaria» della Halliburton che ha ottenuto dal Pentagono contratti per otto miliardi di dollari senza passare per nessuna gara d’appalto, nonché alcuni suoi ex dipendenti licenziati per avere parlato troppo. I primi avevano all’occhiello un fiocco giallo per manifestare il loro patriottismo, i secondi avevano da dire cose, sugli sprechi avvenuti, che hanno lasciato allibiti gli astanti: camion da 85.000 dollari l’uno che venivano abbandonati «in zona ostile», cioè nelle mani del «nemico», perché si guastava una gomma o il filtro dell’olio; convogli di decine di mezzi che in gran parte viaggiavano vuoti perché il materiale da trasportare era scarso; furti del materiale medesimo compiuti dal «personale iracheno» ma anche dai soldati americani; pagamenti fatti a ditte prevalentemente del Kuwait senza verificare che i lavori che erano stati subappaltati fossero stati davvero compiuti e tante amenità del genere. «La Halliburton sta frodando i contribuenti americani», ha tuonato il deputato democratico Henry Waxman, ma il presidente della commissione, il repubblicano Tom Davis, lo ha accusato di «caccia alle streghe» con l’unico scopo di «mettere in imbarazzo il vice presidente Cheney». Al quale Cheney, alla fine, la maggioranza repubblicana ha risparmiato l’«onta» di essere convocato dalla commissione per rispondere dei contatti da lui avuti col Pentagono al momento di fare il contratto alla Halliburton. Almeno entro il 2 novembre, questo problema non lo avrà.

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