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I risultati elettorali del PCL di Ferrando
Publie le lunedì 4 giugno 2007 par Open-Publishing4 commenti
I risultati della tornata elettorale appena conclusa hanno confermato ciò che era facilmente prevedibile: dopo un anno di degustazione del governo di centrosinistra, gli elettori di sinistra gli hanno voltato le spalle.
Sinceramente, non capiamo come qualcuno abbia potuto pensare che le cose andassero diversamente, quando - per restare alla più stretta attualità - il governo di centrosinistra rafforza la presenza militare in Afghanistan e, dopo la Finanziaria da incubo e lo scippo del T.F.R., si appresta a varare una riforma delle pensioni che darà il colpo di grazia alle residue speranze di milioni di lavoratori di avere un futuro non segnato dall’indigenza.
Naturalmente, il prezzo più salato gli elettori lo hanno fatto pagare ai partiti della sedicente sinistra radicale, in particolare ai due partiti che ancora si definiscono "comunisti", pur sostenendo un governo di guerra e di rapina sociale: il Partito dei Comunisti Italiani accusa un duro colpo, mentre per il partito di fausto bertinotti non è esagerato parlare di tracollo. Per chi volesse farsi un’idea esatta della situazione, tutti i dati della tragedia sono disponibili sul sito del Ministero degli Interni.
In questo contesto, è interessante analizzare cosa è successo all’unica formazione che, in alcune importanti città, si è presentata come alternativa di sinistra, contrapposta non solo allo schieramento di destra, ma anche a quello di centrosinistra, vale a dire il PCL di Marco Ferrando; ebbene, per usare un eufemismo, ci sembra che la performance di quel partito sia stata molto al di sotto della sia pur minima necessità, e non si comprende come faccia il suo leader a parlare di un risultato "simile a quello che fu di DP nel 1990", se non altro perchè all’epoca DP - peraltro, già in piena crisi - era una forza politica presente su tutto il territorio nazionale, mentre il PCL esiste solo in alcuni centri ed è praticamente assente dalle grandi metropoli, specialmente dopo l’astuta mossa dell’espulsione di decine di quadri e militanti. Ma vediamo i dati.
A Genova, il PdCI perde oltre 6.000 voti dalle politiche dello scorso anno, passando da 18.734 voti a 12.113; il PRC dimezza i propri consensi, crollando a 21.927 voti dai 42.813 di un anno fa. Di questa massa di voti indiscutibilmente di sinistra, il PCL ne intercetta solo 1.440. Ancora peggio a Reggio Calabria, dove il PdCI passa dai 3.209 voti del 2006 ai 2.696 attuali e il PRC precipita da 6.714 a 3.305: ebbene, in questa città il PCL raccoglie la miseria di 296 voti. A Rieti, infine, il risultato non può che essere definito tragicomico: il PdCI dimezza i voti, passando da 762 a 332, mentre il PRC crolla a quota 1.359 voti, dai 2.541 che ne aveva ottenuti lo scorso anno. Ebbene, in una situazione del genere, il PCL viene votato da 18 persone. Avete letto bene: diciotto. Vuole dire che la lista del PCL ha preso meno voti di quanti fossero i propri candidati, cosa che crediamo vada segnalata ai curatori del Guinness dei primati, al seguente indirizzo: Guinness World Records Limited - 3rd floor - 184/192 Drummond Street - London NW1 3HP - United Kingdom.
Prendiamo per buone le parole di chi - come Ferrando e Berlusconi - sostiene che le elezioni amministrative hanno un evidentissimo significato politico; a sinistra, il significato è che non basta autoproclamarsi "Partito Comunista" per esserlo davvero. La dèbacle della sedicente sinistra radicale è, molto probabilmente, solo al primo stadio: altri ne verranno, e saranno ancora più clamorosi. In questo contesto, l’assenza di un riferimento politico organizzato e credibile per i movimenti e per le masse non può essere presa alla stregua di una condanna divina. Le centinaia di migliaia di lavoratori, pensionati, giovani e donne che in questa tornata elettorale hanno lanciato, con il loro astensionismo, un segnale che più preciso non avrebbe potuto essere, questo riferimento lo chiedono, e non certo solo sul piano meramente elettorale. Se la breve parabola del PCL si è già conclusa, non significa che non sia necessario, ora più che mai, unire gli sforzi per ricostruire una forza politica radicalmente alternativa al capitalismo ed alla forma bipolare che è andato assumendo, collocandosi senza se e senza ma al di fuori e contro le due coalizioni padronali.
Due appuntamenti si stagliano sul nostro orizzonte immediato: il grande corteo di protesta del 9 giugno contro la visita in Italia del Presidente Bush e l’assemblea che si terrà, sempre a Roma, il giorno successivo.
Il 9 giugno affollare le strade di Roma è un dovere morale, prima ancora che politico: la voce di chi non vuole la guerra e la partecipazione italiana alla guerra dovrà farsi sentire con tutta la forza possibile, particolarmente in una data che segna il 40° anniversario dell’invasione israeliana degli ultimi territori di Palestina e l’inizio di una nuova fase dell’occupazione sionista. E’ necessario che la manifestazione di Roma esprima ancora una volta la solidarietà con la resistenza e con il popolo palestinese, facendo chiarezza nei confronti di un governo - quello di Prodi e D’Alema - che differisce da quello di Berlusconi e Fini solo nelle parole, mentre i fatti parlano chiaro: Prodi e D’Alema continuano ad affamare i Palestinesi esattamente come i loro predecessori, e mantengono quell’accordo di cooperazione militare con Israele che ci rende direttamente complici del regime sionista. Per questo il 9 giugno dovrà vedere in piazza migliaia di bandiere palestinesi, perchè nelle povere case di Gaza, di Nablus e di Chatila si veda e si senta ancora una volta che il popolo italiano è diverso e infinitamente migliore di chi lo governa.
Il giorno dopo, domenica 10 giugno, si terrà la prima assemblea nazionale di un arco di forze che, provenienti da diverse esperienze, non si arrendono alla condanna della dispersione perpetua e tentano, consapevoli delle difficoltà, di riprendere il filo di un discorso unitario, con l’obiettivo dichiarato di ricostruire un partito comunista degno di questo nome. E’ un’occasione importante: non sprechiamola.
Messaggi
1. I risultati elettorali del PCL di Ferrando, 5 giugno 2007, 14:44
D’accordo sull’analisi; ma, e la sintesi?
La soluzione è solo andare alle manifestazioni?
Sono belle, giuste e necessarie, ma dopo? Che si fa? Ci si prepara alla seguente?
Se si pensa che i due partiti comunisti oggi in Italia non fanno onore al loro nome, perché non entrare e partecipare attivamente alle battaglie interne, per correggerne la rotta? Le "maggioranze" si possono cambiare. Si è appena concluso il congresso del PdCI, tra poco ci sarà quello del PRC: è la che bisogna esserci.
C’è bisogno di unità, di impegno e di lavoro. Le critiche, e le manifestazioni, sono facili da fare. Il difficile è lottare, proporre, costruire, organizzare, unire.
Ma è quello che serve, anzi è l’unica cosa che si può fare, compagni.
1. I risultati elettorali del PCL di Ferrando... tutto sommato non male , 7 giugno 2007, 23:33
L’unica cosa che si può fare è rafforzare il Partito Comunista dei Lavoratori!
www.pclavoratori.it
2. I risultati elettorali del PCL di Ferrando... tutto sommato non male , 8 giugno 2007, 22:47
Ma come pretendete di rafforzare il PCL se espellete decine e decine di compagni? E poi informo, chi non lo sapesse che è di ogi la lettera di una decina di compagni del PCL di Cosenza nella quale dichiarano che abbandonano il PCL perchè la democrazia interna è uguale a zero:si fa e si dice solo ciò che dice il capo Marco Ferrando, chi dissente è fuori! Perciò altro che rafforzarvi...Continuate a perdere pezzi! Gia eravate in 500 in tutta Italia, ora quanti siete, 300?Sempre più simili ad un’assemblea di condominio. Insignificanti! Continuate ad assecondare il vostro capo e resterete in 3!
3. I risultati elettorali del PCL di Ferrando... tutto sommato non male , 11 giugno 2007, 14:11
La manifestazione del 9 contro Prodi&Bush dimostra che il PCL è l’organizzazione rivoluzionaria più forte e radicata.
saluti marxisti rivoluzionari