Home > I server di Indymedia sarebbero stati sequestrati per errore.
I server di Indymedia sarebbero stati sequestrati per errore.
Publie le martedì 20 settembre 2005 par Open-PublishingAggiornamenti su Indymedia e Autistici
Riguardo il caso Autistici / Inventati, una risposta singolare dall’Unione Europea: "La privacy non ci riguarda".
Ci sono delle importanti novità a proposito di due casi di privacy violata e tentativi di imbavagliamento, due casi slegati tra loro ma ugualmente importanti: il sequestro dei server britannici di Indymedia e quello delle chiavi di crittografia degli utenti di Autistici/Inventati.
Come si ricorderà, il 7 ottobre del 2004 gli agenti dell’FBI sequestrarono a Londra i server di Indymedia, nel tentativo di mettere a tacere uno dei principali organi di controinformazione.
La motivazione del sequestro, cosa già nota, sarebbe da addurre a una richiesta proveniente dall’Italia: in questi giorni si viene a sapere che la richiesta sarebbe scaturita da indagini sugli attentati di presunti anarchici contro Romano Prodi. Il candidato dell’Unione infatti aveva ricevuto un pacco-bomba indirizzato a sua moglie pochi giorni prima.
Secondo alcuni documenti emersi in questi giorni, gli agenti dell’FBI non avrebbero dovuto sequestrare i server di Indymedia, ma soltanto fare una copia dei dischi.
Kurt Opsahl, l’avvocato che difende Indymedia, ha affermato che l’errore sarebbe imputabile a Rackspace, il provider dove erano ospitati i server. Secondo Opsahl, Rackspace avrebbe sbagliato più volte: non solo consegnando all’Fbi più documenti di quelli richiesti (e quindi violando la privacy dei giornalisti di Indymedia), ma anche interrompendo l’attività dei medesimi; senza contare che, poiché l’inchiesta non avrebbe evidenziato legami tra Indymedia e i gruppi anarchici, sarebbe stato tutto inutile.
Si legge sul sito di Indymedia Italia:
Inizio agosto 2005. Sono appena stati resi pubblici alcuni nuovi documenti sul "sequestro" degli hard disk di Indymedia.
Dieci mesi fa gli agenti dell’FBI hanno sequestrato a Londra due server di Indymedia e per qualche tempo decine di Independent Media Center sono stati messi a tacere. Gli USA e i loro speciali investigatori hanno molti strumenti a disposizione e oltrepassano anche i limiti di quest’autorita’ loro attribuita, esercitando poteri non scritti.
Come altre azioni di polizia a vario titolo, anche questo sequestro e’ avvenuto senza basi legali a proprio supporto. Come in molti altri casi, il provider che ospitava i server e’ stato persuaso senza fatica a fornire la massima collaborazione alle forze dell’ordine.
L’azione dell’FBI e’ conseguenza di una richiesta di collaborazione legale delle autorita’ italiane. Con paterna generosita’, il richiamo e’ stato ascoltato e la magistratura degli alleati italiani soddisfatta nei suoi piu’ proibiti desideri.
La Electronic Frontier Foundation, una organizzazione che si occupa di sostenere i diritti civili nell’ambito della comunicazione digitale, ha ottenuto dal tribunale statunitense la pubblicazione di alcuni documenti legali relativi al sequestro. Rivelano che la richiesta al provider non riguardava i server ma solamente i file di log. L’azione contro i server di Indymedia e’ stata condotta invece in modo da ottenere pieno accesso ai contenuti dei dischi.
Altrettanto singolari sono le novità sul caso Autistici / Inventati. Il seguente commento di Carlo Gubitosa è significativo:
Privacy. Tutelarla? Non sono affari miei, dice l’Europa. Nel giugno 2004 la polizia sequestro’ le chiavi di crittografia della posta di circa 5000 utenti e 500 mail-list di autistici.org e inventati.org, i cui messaggi riservati divennero da quel momento - all’insaputa di chi li inviava - cartoline aperte.
Pochi giorni fa Viviane Reding, il commissario europeo per le questioni relative alla societa’ dell’informazione, ha risposto a una interrogazione di Vittorio Agnoletto affermando che queste faccende non rientrano nelle materie regolamentate dal trattato dell’Unione in quanto "attinenti la pubblica sicurezza".
Per cui basta osservare i siti che fanno attivita’ sgradite, aspettare che dicano qualcosa di sbagliato, trovare un pretesto giudiziario piu’ o meno attinente alla pubblica sicurezza e finalmente possiamo controllare le email di chi ci pare, facendoci beffe della Costituzione che tutela la riservatezza della corrispondenza.
(tratto dalla Catena di San Libero di Riccardo Orioles)