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I sindacati dei padroni non vogliono lo sciopero

Publie le domenica 30 maggio 2010 par Open-Publishing
7 commenti

Nessuno sciopero generale, almeno non ancora. Il più grande sindacato di lavoratrici e lavoratori del nostro Paese almeno in termini di numeri, ovvero la CGIL, ancora non è in grado di chiamare alla mobilitazione generale e nazionale ogni singolo settore produttivo del nostro Paese. Piuttosto, continua ad arrancare con la solita manfrina delle diversità riscontrate con gli altri due sindacati confederali italiani, CISL e UIL.

Il padrone delle camere del lavoro Epifani si è detto "stupito" dalla scelta dei due compagni di merende di non organizzare in maniera unitaria uno sciopero generale, prendendo ad esempio il resto dell’Europa, in particolare Spagna e Grecia, a sostegno della sua tesi.

Epifani ha finito l’altro ieri di abbracciare il suo amicone Sacconi ai congressi dei socialisti e probabilmente non ha ancora maturato i tempi necessari per avere un quadro obiettivo della situazione: la Spagna tentenna ad inscenare dure proteste contro un governo di stampo socialdemocratico perchè le lobby sono fondamentalmente le stesse. I sindacati di classe vengono tuttora spazzati via dalle campagne paragolpiste ed eversive in stile militare proprio per volere del governo centrale. Basti pensare alla costante repressione violenta di ogni tentata organizzazione di massa del popolo basco, sia essa politica o sindacale. In Grecia le masse sono partite dall’auto-organizzazione, quando ancora la bolla non era scoppiata e non c’era quindi chi voleva cavalcare la fame e la rabbia della classe operaia ellenica per tentare di salvare faccia, culo e portafogli. Questi sono dati di fatto.

Uno sciopero generale dei confederali amici dei padroni, se non fosse deleterio avrebbe comunque un peso specifico rasente allo zero negli interessi della lotta di classe. Il socialista Epifani così come il prete mancato Bonanni non hanno alcuna vera proposta radicalmente alternativa da mettere sul tavolo: CGIL-CISL-UIL giocano a tentare di mettere le pezze al governo piduista e corporativo di Roma, senza proporre nulla di realmente diverso e divertendosi a difendere un presente che i fatti oggettivi dimostrano come sia sempre più indifendibile e marcescente.

"Dobbiamo esercitare pressioni sul governo per modificare la manovra economica in discussione il più possibile". Così dichiara il cosacco Epifani. Tradotto: nessuna chiusura totale, ma un atteggiamento servilistico di propensione al dialogo con chi affama ed uccide de-regolamentando la sicurezza nei luoghi di lavoro. E la chiamano semplificazione. Qualche testa schiacciata sotto una pressa o qualche arnese conficcato nel petto di un operaio fa sempre buon gioco nel rilancio della propaganda di queste misere corporazioni espressione dell’ignoranza classista italiana.

Questi aguzzini, oltre a non muoversi in fabbriche e cantieri se non a danno già ampiamente compiuto, scoprono con la fiera rivolta dei braccianti di Rosarno lo sfruttamento padronale e mafioso degli "stranieri" nel nostro Paese. Così vanno a sbraitare nelle terre delle amministrazioni colluse con la criminalità, a Reggio Calabria così come a Latina pochi gioni fa, di "nuovo schiavismo da combattere" e "tutela dei più deboli". Peccato che chi ci ha dovuto mettere fisicamente il culo per portare alla cortese attenzione di un intera nazione determinati problemi siano stati proprio i "nuovi schiavi", che da decenni sopravvivono dormendo in silos o capanni di lamiera, a 20 euro al giorno quando va bene e con le armi puntate mentre "lavorano".

Chi crede veramente ad una sincera rivoluzione, non solo culturale, del nostro sistema non può barricarsi dietro a compromessi e servilismo, ma deve essere parte attiva nella denuncia dei soprusi del Paese neofascista per eccellenza. Anni di tavoli d’incontro e dialogo col padronato dimostrano come questi soggetti siano i più inutili ed ipocriti strumenti messi a disposizione della classe operaia dalla democrazia borghese. Segretari nazionali passati dal sindacato alla politica hanno doppiamente dimostrato il loro ruolo di aguzzini. Erano e sono prima di tutto e tutti le mani confederali a bloccare la spontanea e sacrosanta rabbia operaia, convogliandola verso le loro tessere ed i loro salvadanai.

Che stiano pur tranquilli sindacati e politica di destra e di sinistra italiana: non faremo la fine della Grecia. Non fino a che qualcuno continuerà a reggere il vostro muro fatto di consorteria, malaffare e compromessi. Un muro che, ora che i nodi stanno venendo al pettine, comincia a scricchiolare alla sua base. Il governo della cosca Berlusconi ha smesso di smentire la crisi ed è passato con la sua manovra economica alle vie di fatto: lacrime e sangue anche per noi, dunque. Operai, ribadiamo il nostro obiettivo: espropriamo i patrimoni dei padroni, ed aggiungiamoci l’esproprio dei patrimoni dei segretari nazionali dei sindacati.

PER LA LOTTA CONTINUA - PAVIA

Messaggi

  • Sempre a lamentarsi, questi lavoratori!
    Perchè non prendere esempio dai Padroni? Li sentite mai mugugnare contro l’avversità della vita? I Padroni sono più simpatici perchè non sono mai tristi, pessimisti e imbronciati; al più, quando si sentono provati, si concedono una vacanza ai tropici, in quelle spiaggette semplici, umili, con palme, sabbia fine e noci di cocco, lontani dal trambusto quotidiano; poi tornano alle occupazioni quotidiane ritemprati e sempre, sempre di buon umore! Eh sì, perchè noi servi ci lamentiamo del lavoro duro, dello stipendio basso, ma che dovrebbero dire i Padroni? Avete presente che fatica si fa in una settimana bianca? E tenersi sempre il guardaroba aggiornato, con questi dannati stilisti sempre a caccia di novità, è un vero stress, non sempre bastano le sedute dallo psicanalista, molte volte si debbono sobbarcare la fatica di procurarsi distrazioni sessuali, dello stesso sesso o dell’opposto non importa, ma ecco! quando iniziano a sentirsi meglio, arriva il paparazzo impietoso che li crocifigge di foto sui giornali! Ma ciò che fa più male, in questa loro durissima vita, è l’essere incompresi dalle masse imbelli del popolo: pensate, qualcuno vorrebbe pure fargli pagare le tasse! Che disgrazia, quasi peggio che rinunciare ad altre piccole necessità della vita, come l’auto blu, lo chaffeur, il parrucchiere e il trucco pagati, le insalatine di salmone e caviale a sbafo, la riverenza del volgo prono che deferente s’inchina alle loro padronali altezze reali. Non gli resta ai Signori serenissimi che rifugiarsi in mare, al largo, con i loro modesti yacht da 60 metri, serviti e riveriti da un’equipaggio di almeno 75 servi per avere champagne sempre fresco e l’aragosta nel piatto alle 3 di notte: ah, questi lavoratori pretendono pure lo stipendio per fare niente di più del minimo: servire il Padrone! Vi sembra giusto? Lo sciopero dovrebbero farlo loro, i Signori! Con la fatica che fanno per mantenerci tutti, osiamo perfino lamentarci: facciamoci un esame di coscienza, rinunciamo allo stipendio per giustizia, perchè se siamo servi vuol dire che la servitù è innata in noi, è espressione del corso naturale della vita, quindi perchè pretendere di più della ciotola quotidiana da consumare, ben zitti e rassegnati, nella nostra cuccia?

    Viva i Padroni
    che sono simpatici e buoni
    Abbasso i poveracci
    che son pieni di stracci

    • Molto apprezzabile il tuo cosciente sarcasmo. Una sola, piccola postilla al tuo intervento: in questo articolo e gruppo nessuno vuole "fare pagare le tasse" ai padroni. Inutile fargli pagare soldi che finiscono allo stato democratico borghese e, quindi, ancora a loro, a mò di assegno circolare. I loro soldi CE LI DOBBIAMO PRENDERE. Occupazione delle fabbriche, sequestro dei dirigenti più ostili, picchetto ai cancelli contro cravattari di ogni tipo e crumiri dell’ultima ora. Fuori i sindacati concertativi, fuori la politica governista. La fabbrica è degli operai, basta volerlo. È finito il tempo delle lacrime e delle processioni di un paio d’ore il sabato mattina. Operai organizziamo il nostro partito, emuliamo la pirelli e la siemens di milano e torino degli anni ’70. Il futuro è nostro, o altrimenti saremo macellati dalla loro guerra, unica via d’uscita dalla "crisi". Domani può essere troppo tardi. Facce sporche, sguardi cattivi, nessun compromesso.

      Collettivo Lombardia

    • Ma che è, un film western ?

      Vorreste rifare il 1969 operaio senza che ci siano le minime condizioni ?

      Allora i profitti padronali erano spaventosi, lo sviluppo industriale era a mille e giustamente gli operai, in particolare l’operaio-massa di origine meridionale descritto da Negri, vollero la loro parte nella divisione della torta ...

      Ebbero certamente il loro ruolo i gruppi extraparlamentari nati nelle lotte giovanili e studentesche dell’anno prima, in particolare Lotta Continua e Potere Operaio, con quei militanti studenti che praticamente vivevano ai cancelli delle fabbriche e che fecero da detonatore e da struttura organizzativa dei primi scioperi spontanei.

      Ma il vecchio sindacato delle commissioni interne e che organizzava ormai solo i vecchi operai professionali, per non farsi mettere fuori gioco, ebbe il coraggio di rinnovarsi immediatamente, mise subito in piedi i Consigli di Fabbrica, la FLM unitaria e riuscì, prendendo a volte anche posizioni "estremiste", a riprendere in mano la partita ... ed ad ottenere, l’anno dopo, e nonostante Piazza Fontana ed il tentato golpe di Valerio Borghese, lo Statuto dei Lavoratori.

      Quale condizione c’è oggi per cui possa accadere qualcosa di simile ?

      Organizzazioni rivoluzionarie serie non ce ne sono più ... e nemmeno serie organizzazioni socialdemocratiche come era il Pci .... la crisi è reale e si taglia col coltello, i grandi padroni tendono più a fare speculazioni finanziarie che investimenti produttivi ... e se li fanno preferiscono farli in Romania o in Albania dove la manodopera costa meno ... e gli attuali sindacati confederali sono del tutto irriformabili nè hanno la minima volontà di rimettersi in discussione ...

      Per fare un altro 1969 non basta la "faccia feroce" o riciclare vecchie denominazioni come Lotta Continua ... ci vogliono condizioni sociali, politiche, economiche ... che decisamente oggi non ci sono ...

      Allora si lottava per il salario "variabile indipendente" dalla produzione e dal profitto ... oggi si va sui tetti per cercare di salvare il salvabile .. se non addirittura, come in Francia, soltanto per ottenere una liquidazione più sostanziosa ...

      Qui al massimo potremmo fare dei "riot" come in Grecia ... e già mi accontenterei .... ma pure per fare i "riot" come in Grecia c’è necessità di qualche sindacato che indica gli scioperi .... e quelli greci, di sindacati, persino quelli di destra, almeno gli scioperi li indicono ... poi ci pensano gli anarchici e la disperazione spontanea della gente a trasformarli in "riot" ....

      Qui nemmeno questo ... Cisl e Uil stanno sparati col governo ... la Cgil ha indetto 4 ore di sciopero tra un mese, Berluskoni starà tremando dalla paura .... e la neonata Usb e gli altri sindacati di base non vanno per il momento oltre qualche presidio davanti Bankitalia ed una manifestazione nazionale a Roma, peraltro senza sciopero ....

      Non voglio essere pessimista e non lo sono .... ma dove vedete la possibilità materiale di poter fare a breve quello che dite ? In quale film ?

      K.

    • Nessun film western.In più, la stessa prospettiva di una "crisi reale che si taglia con il coltello" come tu stesso/a dici, indica la necessità di inasprire i toni del conflitto sociale, ammesso che un embrione sia ancora vivo. Ed io credo proprio di sì; viceversa, anzichè inneggiare a processioni e volantinaggi, perchè non guardare a muso duro la realtà delle cose? Cassa integrazione, mobilità, sfratti, precarietà, inappellabilità sostanziale ai licenziamenti decisi dai pdroni aguzzini. È questa la "democrazia" tanto riuscita? Quanto può valere lo Statuto dei Lavoratori con un governo golpista e massonico ormai pluri-decennale? La corsa agli armamenti è cominiciata da tempo, la storia insegna che ogni uscita da una crisi strutturale del sistema passa dall’azzeramento degli equilibri. Vogliono macellarci tutti e macellarsi tra di loro. Prima che sia troppo tardi...operai, organizziamo la resistenza. Quella vera.

      Un metalmeccanico da Pavia

    • Si, vabbè, ma anche se fosse possibile fare questo che dici, sarebbe una cosa diversissima dal 1969 invocato dai neo-lottacontinuisti mi sembra di Cremona .....

      Sarebbe una lotta durissima, sì, ma comunque di difesa dal massacro ... quella del 1969 era invece una lotta d’attacco .... insomma più una Grecia di oggi o un 1977 italiano dei tempi dell’inflazione a due cifre ... che non un 1969 ...

      L’ho già detto ... nonostante tutto voglio essere ottimista ...

      Ma non credo si risolvano le oggettive carenze politiche ed organizzative degli sfruttati di oggi limitandosi a riciclare vecchi slogan di più di 40 anni fa o addirittura consigliando di fare la "faccia feroce" ...

      Così, più che un western, sembra un film di Alberto Sordi ...

      K.

    • Che dirti dunque? Spero vivamente che tu abbia ragione, allora. Con le buone ci stiamo provando da decenni, con le cattive c’è gente che campa con i cognomi illustri che porta. Tobagi e Sofri per capirci meglio. So che non sarai d’accordo con me, ma i miei "riferimenti culturali e sociali" se così vogliamo definirli, sono sempre stati altri. Buona continuazione e saluti resistenti.

      Gruppo Pavia-Milano

    • Non vedo cosa c’entrino Tobagi e Sofri, immagino i figli ovviamente ...

      A meno che non hai citato Sofri ( non capisco invece perchèTobagi) per dire che non sei mai stato di Lotta Continua ...

      Io sì, per qualche anno, tra il 1971 ed il 1974 ... per poi passare all’autonomia operaia organizzata ...

      Ma pure questo c’entra molto poco con oggi ... e col fatto che non esistono più organizzazioni nè di massa nè di avanguardia capaci di guidare una lotta dura come quella che proponi ...

      Pure io penso che con le buone si ottiene ben poco ... ma penso pure che per usare le cattive bisogna essere seriamente organizzati ...

      Ed è anche necessaria una capacità di comprendere i termini della situazione che si vuole combattere ...

      Non c’entra niente con i tuoi messaggi ... ma ti sembra possibile fare una rivoluzione o almeno una rivolta senza che pressochè nessuno oggi, tra quelli che si dichiarano marxisti, sappia fare un minimo di analisi economica ?

      K.