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I sindacati europei si svegliano, forse.

Publie le venerdì 11 luglio 2008 par Open-Publishing

I sindacati europei si svegliano, forse.

di Fabrizio Salvatori

Il Comitato esecutivo della Ces ha chiesto all’Ue un cambiamento di rotta.
Il 24 e 25 giugno ha elaborato un documento con una ferma posizione rispetto
alla mancanza di progressi verso l’Europa sociale. La Ces sta programmando
giornate di azione per l’inizio della prossima stagione. Una giornata
di azione internazionale avrà luogo il 7 ottobre, altre rivolte al Parlamento
sull’orario di lavoro saranno fissate compatibilmente al calendario.

Al centro della protesta del sindacato europeo ci sono le recenti decisioni a
proposito della “Direttiva orario di lavoro” e la sentenza della Corte di giustizia
europea sul caso Lussemburgo. Questi due passaggi secondo la Cecs
«hanno messo l’Ue su una deriva pericolosa». «I cittadini europei hanno l’immagine
di un’Europa che attacca sistematicamente i diritti dei lavoratori - si
legge nel documento - un’Europa in cui i mercati costituiscono la priorità su
ogni altra cosa, percezione che è sicuramente uno dei principali motivi del
“no” irlandese». Secondo la Ces, l’Ue deve urgentemente cambiare direzione
per non mettere a repentaglio il progetto europeo e allontanarsi dai propri
cittadini.

La Ces aveva già espresso chiaramente le proprie opinioni su questi temi, ma
la recente decisione del Consiglio europeo per l’occupazione e gli affari sociali
sulla Direttiva orario di lavoro e la sentenza sul caso Lussemburgo «sono
prova di un’ulteriore erosione del diritto del lavoro europeo». Il caso Lussemburgo
è stato emblematico per più di una ragione: la Commissione europea
«ha attaccato uno stato membro», il Lussemburgo appunto, poiché
proteggeva troppo i lavoratori. I casi precedenti (Laval, Viking e Rueffert)
avevano già spianato la strada, in quanto le sentenze consideravano la contrattazione
collettiva non legalmente vincolante. «E’ ora assolutamente imperativo
dare un altro orientamento all’Ue, poiché l’Europa viene oggi percepita
come fattore di regresso in quanto priva di legislazione per la protezione
dei propri cittadini».

Inoltre, «queste decisioni sono state assunte in un contesto socio-economico
in rapido peggioramento, aggravato dall’aumento dei prezzi di petrolio e
cibo, che colpiscono in primo luogo le famiglie più modeste». Anche l’inflazione
ha una parte in questa crisi. Per la Ces, la deregolamentazione delle politiche
a livello europeo si ritrova talvolta anche a livello nazionale, «danneggiando
l’aquis sociale e amplificando la comune percezione di insicurezza».
In questo contesto, «che si traduce in politiche antisociali», in cui il sociale
è considerato un peso, «il “no” al referendum irlandese è un segnale da prendere
seriamente, essendo stati maggiormente gli operai ad aver votato “no”».

Ciò nondimeno l’Eurobarometro mostra che la stragrande maggioranza degli
irlandesi è a favore dell’Europa. «Se ci fossero stati referendum in altri paesi
ci sarebbero sicuramente stati altri “no”». Il movimento sindacale europeo
chiede dunque ai responsabili europei di cambiare direzione per evitare di
creare una frattura con i cittadini europei e si dichiara a favore di un protocollo
per il progresso sociale.

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