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I socialisti francesi psicodramma infinito

Publie le lunedì 22 settembre 2008 par Open-Publishing

I socialisti francesi psicodramma infinito

di Daniele Zaccaria

I socialisti francesi sono forse i socialisti più stupidi del mondo?
L’inquietante quesito che occhieggia dalle colonne del Nouvel Observateur (settimanale storico della gauche post-sessantottina e poi mitterrandiana) sembra una provocazione quasi insolente, un atto di crudeltà gratuita verso i compagni in difficoltà.

In realtà è una domanda scontata per chiunque abbia a cuore le sorti della sinistra transalpina, diventata un oggetto misterioso nell’era del sarkozismo imperante. E per chiunque osservi la lenta ma costante deliquescenza di quello che un tempo era -nel bene e nel male- un faro nella politica francese.

Personalismi, faide incrociate, piccoli intrighi di corridoio, una lotta incessante e stucchevole tra leader bolliti, ex amici, eterne promesse, tutti impegnati nella guerra per la successione al segretario François Hollande.

Ci sono i vecchi "elefanti", Strauss-Khan, Fabius, Lang, divisi tra loro ma ben determinati a non schiodare dalle poltrone che occupano ormai da tre decenni e soprattutto pronti a influenzare l’eventuale nuovo corso del partito.

C’è il sindaco di Parigi Delanoe sostenuto dallo stesso Hollande e in grande ascesa secondo i sondaggi; c’è Ségolène Royal molto popolare tra gli iscritti ma osteggiata come la peste dagli elefanti; da qualche settimana, poi, è emersa anche la candidatura di Martine Aubry, ex ministra del welfare del governo Jospin, pronta a entrare con tanto di guantoni nel ring socialista.

Nella cacofonia generale non poteva mancare l’ala sinistra dell’intramontabile Emmanuelli fautrice di una gauche decomplexée , slogan comicamente mutuato dalla campagna presidenziale di... Sarkozy, inventore fortunato (e vincente) della "destra senza complessi".

In teoria non ci sarebbe nulla di strano: tante mozioni per un programma ricco e plurale. In teoria, perché la vita quotidiana del Ps è ricca soltanto di colpi bassi mentre il programma semplicemente non esiste. I neogollisti occupano l’Eliseo e Matignon con risultati alterni, l’aura d’invincibilità dell’iperattivo Sarko è sfumata in fretta, la popolarità del presidente segue gli alti e bassi dettati dalla cronaca.

Il problema è che dall’altra parte della barricata il primo partito di opposizione non dà segni di vita, così la destra può governare con il pilota automatico senza l’assillo di essere incalzata dai suoi inconsistenti avversari.

A due mesi dal congresso "decisivo" di Reims (quante kermesse "decisive" negli ultimi 15 anni non hanno poi deciso un bel nulla) iscritti e simpatizzanti non sanno quali opzioni politiche si confronteranno, potranno scegliere tra leader più o meno logorati, ma nessuno è in grado di associare una strategia ai vari profili dei candidati. Politiche economiche, diritti civili, ambiente, lavoro, immigrazione, politica estera: qualcuno batta un colpo se ha capito le proposte degli aspiranti segretari.

La sola certezza è che il Ps attraversa la peggiore crisi politica della sua storia recente. Certo, almeno Hollande, in carica da 12 anni, non sarà più segretario e per molti già si tratta di una boccata d’aria fresca, dopo il lungo e grigio regno di quello che doveva essere un segretario di mediazione, un traghettatore e che alla fine è diventato l’incosapevole punto d’equilibrio della mediocrità generale.

Dalla grande sconfitta del 21 aprile 2002 (con Le Pen che supera il presidenziabile Jospin volando al ballottaggio), molta acqua è passata sotto i ponti, ma la crisi si è accentuata senza che nessuno abbozzasse una soluzione. Così si è scelto lo spartito più facile: tutti contro tutti.

Il risultato di questi 6 anni di guerre intestine è un partito acefalo e con le gambe molli; la testa non c’è più, la base è demotivata. Impietosa la fotografia del Nouvelobs , che descrive in questo modo il clima che si respira tra le stanze di Rue Solferino: «La sede nazionale del Ps sembra un vascello fantasma, una grande casa vuota dall’aria mortifera, disertata dai suoi tenori, evitata dagli eletti e ignorata dagli esperti».

E pensare che i socialisti francesi possono contare su una macchina organizzativa di tutto rispetto, 250mila iscritti, decine di migliaia di amministratori locali (due comuni su tre sono governati dal centrosinistra). Un patrimonio notevole, che l’egoismo di capi e capetti in cerca d’autore rischia di sacrificare ancora una volta sull’altare della stupidità.