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I taxi e le licenze aggiuntive

Publie le martedì 4 luglio 2006 par Open-Publishing
3 commenti

Nei giorni scorsi il Governo ha mandato un significativo segnale: intende esercitare appieno la competenza esclusiva che la Costituzione riserva allo Stato in materia di tutela e promozione della concorrenza. Ne sono significativi esempi il cosiddetto "decreto Bersani" e il disegno di legge delega sui servizi pubblici locali. Qui di seguito si concentrerà l’attenzione su un solo punto del decreto, quello riguardante i taxi, lasciando a un successivo approfondimento la complessa questione dei servizi pubblici locali.

Cosa dice il decreto

L’articolo 6 del decreto legge prevede una "deroga al divieto di cumulo di licenze per il servizio di taxi". Divieto previsto dalla normativa nazionale in vigore da quasi quindici anni e che ha contribuito a far sì che in quasi tutte le città italiane trovare un taxi sia molto difficile (soprattutto nelle ore di punta) e che, quando lo si trova si spenda mediamente più che in molte altre città europee, a parità di percorrenze e di tempo.

Il decreto prevede che i comuni "possano" vendere delle licenze aggiuntive a chi già ne possiede una e che i proventi derivanti da tali vendite siano ripartiti, in misura non inferiore al 60 per cento e non superiore all’80 per cento, tra i titolari di licenze taxi che mantengono una sola licenza. E ciò al fine di compensare questi ultimi per la perdita in conto capitale derivante dall’aumento complessivo del numero delle licenze. I comuni, inoltre, possono rilasciare autorizzazioni temporanee a svolgere servizio taxi, al fine di fronteggiare picchi di domanda o "eventi straordinari".

Il dispositivo del decreto va nella direzione più volte indicata su lavoce.info e, perciò, non possiamo che accoglierlo favorevolmente. Aumentare l’offerta di servizio taxi, consentendo anche la crescita imprenditoriale del settore attraverso la gestione di un certo numero di licenze, è il primo passo per eliminare una significativa anomalia italiana. Ma è solo il primo passo. Infatti, il decreto va convertito in legge e, anche qualora venisse convertito nella sua forma attuale, nulla garantisce che i comuni si avvalgano effettivamente delle possibilità loro concesse dal decreto.

Cosa faranno i comuni?

Dipenderà dalla capacità di pressione della agguerrita lobby dei taxisti (prima e dopo la conversione in legge) e dalla forza che i comuni sapranno o vorranno esercitare a favore dei propri cittadini. Si tratta di un problema generale, che riguarda tutte le riforme volte a promuovere la concorrenza nei servizi locali, da quelli commerciali (si ricordi la riforma Bersani del commercio del 1998, inapplicata o stravolta da Regioni e comuni) a quelli collettivi (si pensi alla riforma dei trasporti pubblici locali del 1997-99, anch’essa in gran parte inapplicata). Le norme sembrano risultare assai poco cogenti anche quando fissano obblighi, figurarsi quando offrono "possibilità". È dubbio che il margine di guadagno per le casse comunali (fino a un massimo del 40 per cento dei ricavi derivanti dalla vendita delle nuove licenze) costituisca un incentivo sufficiente.

Inoltre, il decreto nulla dice sulle tariffe. Né poteva dire nulla, trattandosi di materia di competenza comunale. Ma affinché l’aumento dell’offerta si traduca in tariffe più basse è necessario che i comuni consentano sconti, opportunamente pubblicizzati sulle auto, rispetto al tassametro, che dovrebbe rappresentare soltanto il "prezzo massimo" e non più il "prezzo fisso". Né il decreto poteva intervenire su ciò che determina la domanda di servizio taxi e sulle condizioni di operatività e quindi di efficienza del servizio stesso (dai turni alle corsie preferenziali). Solo i comuni possono intervenire, con politiche del traffico adeguate e modificando i regolamenti riguardanti i turni.

I taxisti hanno già manifestato la loro dura opposizione al decreto, nonostante la compensazione a loro favore che dovrebbe limitare molto, se non annullare, la perdita in conto capitale. La ragione è semplice: si oppongono a "qualsiasi" riforma che possa anche solo incrinare il loro potere di mercato, ritenendo (non a torto, dal loro punto di vista) che, se passa questa riforma, i comuni potrebbero addirittura avvalersene.

Le associazioni dei consumatori sembrano aver capito il valore, anche solo simbolico, del decreto. È auspicabile che facciano sentire la propria voce in modo forte e chiaro, per controbilanciare quella dei taxisti in una battaglia che sarà dura e non breve. E per allenarsi ad altre battaglie sui servizi pubblici locali.

www.lavoce.info

Messaggi

  • Francamente, su questa storia dei tassinari esprimo qualche oggettiva perplessità.

    I tassinari sono sicuramente una "corporazione", almeno in questo senso tendono a porsi con ormai da anni - pur con significative eccezioni - pericolosi ammiccamenti col centrodestra e in particolare con A.N..

    Però non mi sembrano certo la "peggio" corporazione o la più ricca e quindi cominciare seriamente con loro non mi sembra sul piano simbolico una grande pensata del governo Prodi.

    Tanto più che le altre misure "liberalizzatrici" ( su notai, farmacisti, avvocati ecc.), categorie sicuramente più ricche e rapaci, non sono tali da fare a queste categorie chissà quale danno .....

    Rimane però il fatto, parlando nello specifico di Roma, che ormai si spende più di taxi per andare e venire dalla capitale all’aereoporto di Fiumicino che di biglietto aereo per andare, per esempio, da Fiumicino a Bologna e ritorno .....

    Il che è oggettivamente una grossa anomalia che un qualche intervento lo meritava ...

    Non so però, ripeto, se l’intervento fatto è quello giusto e se la logica liberale della maggiore "concorrenza" porterà poi effettivi benefici per i comuni mortali .....

    Al tempo stesso però mi domando pure se gli scioperi selvaggi e i blocchi stradali di questi giorni li avessero fatti, invece dei tassinari, i metalmeccanici o i tramvieri cosa sarebbe successo con la Commissione di Garanzia e soprattutto con polizia e carabinieri ....

    Keoma

  • Panico

    Scene di autentico panico al Tg1 sulla manovra-Bersani. Per non sbagliarsi, viene annunciato che "il centrodestra attacca". Poi partono le dichiarazioni (senza alcun "panino", ovviamente). Forza Italia che dice che Bersani li ha copiati, uno di An che dice che beh, insomma, Cicchitto che dà una bottarella benevola ai tassisti in rivolta (questa sarà una roba divertente nei prossimi giorni), la Lega che dice "boh, chissà, ma non va bene" e così via, fino ai farmacisti che fanno capire che il Governo vuole favorire la Coop (e l’Esselunga? Perché nessuno ne parla?). Nessuno pretende che al Tg1 si dilunghino sulla storia del Foglio che oggi era entusiasta di Bersani, ma insomma, un minimo di calma, però. Esaurito il tema, grandi spazi all’affascinante lotta in corso tra Rifondazione e Diliberto, altro che Brasile-Francia.

    dal blog "Pulp Fiction" su repubblica.it

  • E i tassisti revocano lo sciopero.....

    Clima sereno al tavolo ministro-sindacati sul decreto delle liberalizzazioni

    Lunedì nuovo incontro per valutare aumento veicoli in servizio

    Il governo: "Decreto non è dogma"
    e i tassisti revocano lo sciopero

    Bersani: "Ok a soluzioni alternative che garantiscano un miglior servizio"

    ROMA - "Non c’è nessun dogma". E ancora: "Se i tassisti proporranno soluzioni che non penalizzano i cittadini, siamo disponibili a ritoccare il decreto". Le prime reazioni al termine dell’incontro tra sindacati, ministro Pierluigi Bersani e alcuni sindaci, sono positive. Tanto che i tassisti hanno deciso di revocare lo sciopero generale previsto per l’11 luglio.

    In sostanza il titolare dello Sviluppo economico si rende disponibile a ritoccare il decreto sulle liberalizzazioni - nel merito il passaggio sul cumulo delle licenze dei taxi - "purchè si venga incontro all’esigenza di aumentare il servizio, che sta alla base del decreto". Le parole sono del sindaco di Roma, Walter Veltroni che, al termine dell’incontro, ha anche confermato come la riunione si è svolta in un clima sereno e collaborativo.

    Bersani, dal canto suo, in una nota diffusa al termine del confronto fa sapere che "non esistono preclusioni ad individuare forme alternative al cumulo delle licenze". L’importante è che si giunga a "un reale potenziamento del servizio pubblico dei taxi, sia sul versante della flessibilità che su quello dell’accesso all’attività".

    La linea viene confermata anche dai tassisti: "E’ stato ritirato il cumulo delle licenze, ma noi in cambio dobbiamo trovare delle forme alternative di flessibilità e di potenziamento del servizio. Ma a questo punto lo sciopero generale viene revocato", spiega Pietro Marinelli dell’Ugl. L’idea è quella di agire sulla flessibilità di orario dei turni.

    Dopo il primo abboccamento di oggi i protagonisti della partita si ritroveranno lunedì oer un nuovo "tavolo tecnico". Sembra quindi chiudersi al meglio una giornata che era iniziata con i tassisti sul piede di guerra. La condizione per evitare una nuova protesta era quella che il ministro fosse disposto a rimettere in discussione il decreto proprio là dove prevede il comulo delle licenze. "Se non usciamo da qui con l’impegno del governo a cancellare il cumulo delle licenze, da stasera ricominceranno le proteste", avevano annunciato i tassisti prima di andare da Bersani. Una posizione, questa, sulla quale erano d’accordo tutte le sigle sindacali che questa mattina si sono incontrate a Roma presso la Cna Fita, come riferito dal responsabile Maurizio Longo.

    Loreno Bittarelli, presidente dell’Uri (una delle sigle sindacali dei tassisti) aveva parlato chiaro: "Se si rimuove il cumulo delle licenze da domani siamo pronti ad aprire un’autostrada. Questo non è un incontro interlocutorio se non tolgono il cumulo siamo pronti a riprendere le proteste da stasera". Nel caso si trovasse un accordo sul cumulo, aggiunge Bittarelli, "dopo il governo dovrebbe darci 10/15 giorni per trovare una posizione unitaria tra di noi da tradurre in proposte da formulare".

    Intanto a Torino il movimento dei consumatori ha depositato un esposto-denuncia presso la procura della Repubblica contro l’astensione collettiva dal servizio pubblico dei taxi di questi giorni.

    (7 luglio 2006)

    www.repubblica.it