Home > I tre poli
Vorrei riportare un pezzo dalla neswletter d Riccardo Orioles (basta chiederla per averla), che leggo sempre volentieri. Lo conosco anche, il Riccardo, per merito suo, venne a Bologna dalla lontana Sicilia, mi telefono’ e chiacchierammo piacevolmente in Piazza Maggiore. Non ho mai capito perche’ qualche giornale non se lo aggiudichi come editorialista fisso, meglio di tanti Battista o Panebianco o Galli della Loggia di turno.
Situazione. Adesso i partiti sono tre, il centro, la sinistra e la destra. La sinistra, ne abbiamo parlato tante volte, e comunque ha il grande merito di non avere piu’ a capo D’Alema. La destra consiste nei leghisti (gli unici motivati: o al balcone, o al muro) e in numerosissimi commercialisti, avvocati, cavalieri d’industria e cumenda
che per una volta nella loro vita hanno avuto il culo terrificante di Salire in Alto: un evento irripetibile come la congiunzione di Marte e Mercurio in Giove, per difendere il quale sono disposti a tutto e anche a qualcosa di piu’. Il centro, va sans dire, c’est la Dc. Ma e’ una Dc
frammentata, come quei personaggi dei vecchi cartoni animati che si dividevano in cento se stessi piccolissimi, ciascuno dei quali si agitava freneticamente persuaso di essere il se stesso unico e vero.
Le strategie: per la destra, tenere. Tenere, sopravvivere, rinchiudersi in Salo’, diventar papalini, farsi buddisti, chiamare Erode, aspettare E.T. - qualunque cosa, pur di restare la’, di non abbandonare le poltrone. E che cosa potrebbe fare un Calderoli, nella vita? La Russa, almeno, tornerebbe a fare l’avvocato di Ligresti. Non e’ la piu’ sofisticata delle strategie ma non e’ neanche da buttar via, perche’ non nasce dal cervello ma dalle darwiniane viscere profonde. Avete presente
un bambino all’ottavo mese e mezzo che vuole disperatamente non essere espulso dalla mamma? Ecco, quello li’. Per Berlusconi non c’e’ problema
– puo’ sempre emigrare all’estero - ma gli altri? La maggior parte, e’ tanto se riuscirebbero a esulare fino a Pavia. E la Finanza ha le braccia lunghe, e cosi’ le Procure.
La sinistra, nella quale noi del chiamiamolo "movimento" (societa’ civile, cococo’, girotondini, pacifisti, base: insomma, il dieci-quindici per cento di questo allegro paese) per nostra colpevole cacioneria non siamo rappresentati, oscilla fra i gesuiti di buone e civili letture come Fassino e i socialisti lombardiani come Bertinotti.
Poi c’e’ Di Pietro che sogna di coronare il sogno della sua vita, comprendente il cav. Berlusconi Silvio e un’affollata cerimonia in una pubblica piazza. C’e’ Diliberto e Cossutta, che approfittano sfacciatamente dell’assenza di Karl Marx. C’e’ Pecoraro dei Verdi, c’e’
Ernesto (sarebbe la corrente purodurista di Rifondazione, che ogni volta che vede Prodi lo misura accuratamente e ne calcola il peso). C’e’ Prodi, naturalmente, a cui per punizione dei suoi trascorsi peccati (licenzio’ migliaia di operai all’Alfasud) e’ toccato infine d’essere odiato dai padroni in quanto communista. Al seguito, migliaia di politici minori, amministratori (in genere buoni), giornalisti (in
genere scialbi), funzionari, giu’ giu’ fino ai militanti semplici di base.
A livello di questi ultimi la statura morale s’innalza bruscamente e possiamo dire che abbiamo ancora una bella sinistra - quella per la strada - ed e’ un vero peccato che si debba affidarla a una dirigenza
tanto sgangherata. Ma parlavamo di strategie. Quella della sinistra e’, in alto, di amministrare; in basso, di salvarsi dalla terrificante catastrofe che s’e’ gia’ ingoiata gran parte dei giovani e degli operai e sta digerendosi adesso con tutta tranquillita’ il ceto medio.
Purtroppo per loro, il politico piu’ ammirato dai loro dirigenti e’ Blair. Purtroppo per i dirigenti, pero’, essi non hanno piu’ uno strumento di controllo sociale com’era (insieme ai suoi molti meriti) il sindacato degli anni Settanta. Quindi, se vorranno blaireggiare,
blaireggeranno: ma bisogna vedere quanto li lascera’ blaireggiare in pace la loro base, o almeno una seria parte di essa.
Che probabilita’ hanno le altre due forze di veder realizzate le loro strategie? Ben poche. Nessuna destra e’ mai riuscita a sopravvivere nelle condizioni di quella di ora. Immaginate Hitler circondato non dagli americani e sovietici ma dai brasiliani da una parte e dalle truppe del Regno di Napoli dall’altra. Sarebbe durato di piu’, e questo gli avrebbe dato anche una certa illusione. Ma se il nemico fosse comunque giunto alla periferia di Berlino, la situazione sarebbe stata insanabile lo stesso: questione di tempo. Berlusconi non ha di fronte
Zukov e nemmeno l’Ottava Armata. Ma, al punto in cui ormai e’, bastano Fassino e Rutelli. Tutto quel che puo’ ottenere, non tanto lui (che e’ sempre il nuovo Agnelli d’Italia, e puo’ comandare in tanti altri modi) quanto i suoi piu’ derelitti seguaci, e’ un bel Gotterdammerung finale.
Da questo punto di vista, occhio ai "terroristi islamici" e a tutto cio’ che si potra’ muovere prima delle elezioni.
Infine, la Dc: l’esperta Dc, l’abile Dc, la furbissima Dc. Secondo me, sia la Dc di destra che quella di sinistra hanno perso i tempi. Rutelli e’ riuscito solo a logorare Prodi, non a sostituirlo. Un po’ come Mastella, che ogni volta che incontra qualcuno gli grida "Communista!"
ma solo perche’ vuole le cento lire. Quello mette la mano in tasca, gliele da’ e poi continua per la sua strada. Insomma, se vuoi venderti il "moderato" te lo puoi vendere una volta, o la va o la spacca; non ci
puoi campare per mestiere. A destra, la riscossa Dc e’ dovuta quasi esclusivamente a Follini; Casini al casino nel Polo in effetti ha contribuito ben poco; anche qui (basta scendere a vedere i Dc siciliani per capirlo) minacciare di fare la Dc e’ molto meglio che farla per
davvero. E poi, con chi? Il vero leader politico del partito "cattolico" c’e’ gia’, ed e’ Ruini. Ruini non avrebbe mai lasciato crescere Sturzo o De Gasperi, figurarsi Rutelli e Follini. Personalmente, in queste cose mi fido di piu’ dei cardinali che, essendo atei, non rischiano - a
differenza di molti politici - di far cazzate per fanatismo coglione.
(Di Fini e’ inutile parlare perche’ non esiste).
Insomma, dopo le elezioni (o "elezioni": ancora non si sa) ci sara’ confusione. I cococo’ rideranno, balleranno, applaudiranno Prodi e Fassino e poi cominceranno a...
..a pretendere, signora mia. Sapesse come pretendono tutti quanti. Pretendono. E ahime’, com’e’ rovinata l’economia... A questo punto tornate al Preliminare 1 e al Preliminare 2, e la partita ricomincera’
daccapo.
Ancora non e’ chiaro se fra qualche mese si va a votare o semplicemente a "votare". Le virgolette non sono per il proporzionale (un modo come un altro, a parte che mentre si gioca a poker non e’ elegante dire: "Da
questo momento si sta giocando a canasta, percio’ sai dove puoi ficcarteli i tuoi quattro assi!") ma per il proporzionale corretto. La "correzione" infatti riguarda una cosa semplicissima, che nessun altro al mondo ha avuto finora la genialita’ di trovare, e cioe’: "Puoi
votare solo ed esclusivamente per il candidato che ti indica il tuo partito". Cioe’ non puoi piu’ scegliere fra il numero uno (Almirante) e il numero 47 (ovviamente, La Morte) o fra il numero 1 (Pannella Giacinto detto Marco) e il numero 31 (Cicciolina). No, niente piu’ capricci, e
men che mai voti di protesta: devi votare solo ed esattamente come vogliono loro. Cioe’, se sono a Gallipoli debbo votare per forza... non oso neanche dirlo.
Beh, il sistema puo’ essere ancora perfezionato, ma di poco. Ci sono troppi partiti. Uno sarebbe sufficiente. La destra, un tempo, difatti pensava che uno bastava. Ora concedono che ce ne sia anche piu’ di uno, purche’ rigidamente tenuto al guinzaglio da gente seria e non da quei debosciati di elettori.
Ah, i comizi! Ah il voto libero! Ah le elezioni! Li ricorderemo con nostalgia, come il gelo di melone, piazzale Ostiense coi filobus, le gemelle Kessler e tante altre dolcissime cose del buon tempo che fu.
riccardoorioles@sanlibero.it