Home > I veri "migranti" siamo noi!
Mai come in questi giorni mi ritornano in mente le parole della mia insegnante di Lettere delle superiori, fine anni ‘70… “quello che non permetterà mai la libera circolazione delle idee e la dovuta considerazione del nostro prossimo, prima di tutto come “individuo” , è un unico , insidioso e subdolo sentimento: la diffidenza”.
Era una donna piccola, mite d’aspetto, ma "rossa fino al midollo" e con un bagaglio di valori che le avevano permesso di assaporare la “cultura” nel senso più ampio del termine.
Considerava quella che oggi comunemente viene definita “diversità” come una fonte di arricchimento umano e spirituale, oltre che culturale. Considerava quello che oggi viene definita “contaminazione”, come l’unione di idee, di valori, di usanze, una ricchezza da troppi non considerata nella sua potenzialità. Ci spiegava gli autori e le loro opere, cercando di darci parallelamente informazioni su come alcune di queste fossero fortemente condizionate dal “sentire” degli stessi autori. Dalla loro “anima” insomma.
Sono passati quasi trent’anni e non è cambiato niente.
L’insidioso subdolo sentimento è ancora lì, serpeggiante tra la gente. Tra la gente “civile”.
E allora leggiamo nelle cronache dei giornali che la gente civile è “stanca di non essere tutelata". Ma tutelata da cosa, mi chiedo? Da loro stessi, mi rispondo.
Dalla loro incapacità di guardare oltre il concetto di “mio” e in quanto tale difficilmente condivisibile. Dalla loro incapacità di considerare “l’altro” il “diverso”, “l’extracomunitario”, il “migrante” innanzitutto come una persona, uguale a se stesso, con diritti e doveri.
E invece si legge di senegalesi uccisi “per caso” e senzatetto bruciati per “noia”.
E l’anima di queste persone? Chi si sofferma un attimo a curare l’anima ferita di questi uomini e donne che sfidano il loro destino incerto per un sogno d’oltre mare …?
Allora vi suggerisco una visione romantica del dramma … Ogni migrante un autore, dietro e dentro il quale una storia, un’opera iniziata in un paese natale che a volte si rivela non idoneo alla stesura di tutti i capitoli.
E allora, come nel miglior romanzo d’avventura, si cambia lo scenario, ma il protagonista è sempre lo stesso.
Un autore con un’anima, il “sentire” della quale condiziona fortemente la stesura dell’opera.
E allora perché aggiungere ulteriori difficoltà ad un’esistenza già fortemente segnata?
Perché non si riesce a provare quello slancio necessario per cominciare dalle piccole cose, cercando di non soffermarsi agli effetti della migrazione ma sulle sue dolorose cause innanzi tutto? Persone che lasciano alle loro spalle un passato inospitale , per dirigersi verso un improbabile futuro. Diseredati.
Lasciamoci “contaminare” ne usciremo tutti più ricchi, migliori. Perché i veri “migranti” siamo noi. Migranti fuoriusciti dalla nostra umanità, verso la peggiore diffidenza.
Paola G. - lottacontinua.net
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