Home > IL CONFLITTO SOCIALE NON SI ARRESTA!
Documento approvato all’unanimità dal Comitato Politico Federale di Rifondazione Comunista di Bologna del 20 settembre 2005.
Per la quarta volta la Procura di Bologna sceglie di contestare l’aggravante "dell’eversione dell’ordine democratico" (per poter poi richiedere misure cautelari) a 13 attivisti di varie reti di movimento per i reati contestati relativamente ai momenti di tensione sviluppatisi alla stazione di Bologna tra la polizia e le diverse centinaia di precarie e precari che stavano recandosi in treno alla EuroMayDay a Milano del 1° maggio di quest’anno.
Per 8 di loro vengono richiesti gli arresti domiciliari.
Questa richiesta, fatta da parte del PM Giovagnoli, è stata respinta dal Giudice delle Indagini Preliminari dott. Floridia. La Procura ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame affinchè questa richiesta venga invece confermata.
Non possiamo fare a meno di notare come in questi ultimi nove mesi ci sia stata una svolta nel comportamento degli organi inquirenti della nostra città.
Si tende sempre più a identificare il conflitto sociale e il dissenso nelle forme, anche radicali, con cui si presenta con l’emergenza terroristica e la sua riduzione a problema di ordine pubblico.
131 attivisti sociali rinviati a giudizio solo nel 2005 a Bologna stanno a significare che anche nella nostra città si tende a restringere sempre più gli spazi di democrazia dal basso.
Oltre 10.000 persone inquisite a livello nazionale, delle quali almeno il 60% incorse in denuncie durante le lotte per la difesa dei diritti acquisiti nel lavoro (come a Melfi ed a Termini Imerese) o nella difesa delle loro comunità da devastanti attacchi all’ambiente (come ad Acerra e a Scanzano), stanno a significare che il neo-liberismo in Italia vuole cancellare, ricorrendo anche ad una robusta dose di carcerizzazione, questi ultimi cinque anni di resistenza sociale di massa.
Anche all’interno della coalizione che si candida a governare l’Italia cacciando Berlusconi purtroppo sembrano emergere, sia a livello locale che a livello nazionale, pericolose similitudini al concetto di "tolleranza zero" così amata dalle destre, ma sicuramente non di sinistra.
Per noi, concretamente ed al di là di fumose discussioni su astratte categorie generali, la questione si pone in modo molto semplice.
Esistono nuovi soggetti sociali e settori sempre più ampi di popolazione impoverita dal feroce dominio del capitale che pongono rivendicazioni su diritti costituzionali negati e su bisogni vecchi e nuovi e che decidono di prendere parola, organizzarsi, rendere esplicito il conflitto sociale e praticare forme di lotta di massa.
Esiste per noi comunisti un’unica scelta da fare di fronte a questa situazione: essere parte del conflitto sociale ed essere portatori nella società e nelle istituzioni di risposte positive a questi bisogni, alla crescita ed alla realizzazione dei diritti di tutte e tutti.
Per questo motivo Rifondazione Comunista è impegnata come sempre nella lotta contro la criminalizzazione dei movimenti, del conflitto sociale e del dissenso e parteciperà, lavorando affinchè si realizzi la massima partecipazione possibile, al presidio indetto per Venerdì 30 settembre a partire dalle ore 9 del mattino, davanti al Tribunale del Riesame in occasione dell’udienza fissata per discutere la nuova richiesta di arresti domiciliari per questi otto compagni.