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IL DRAMMA DEL G8 : Carlo, ultimo domicilio conosciuto

Publie le venerdì 20 maggio 2005 par Open-Publishing

Cartoline in piazza Alimonda da tutto il mondo. Ora sono un libro
L’altare è stato azzerato, non la memoria. Che ora sforna "Fragili, resistenti"
Raccolte le centinaia di missive depositate dai postini sulla cancellata
Tra i simboli la maglia con Che Guevara e anche una pagina del Corano

di MICHELA BOMPANI

Indirizzo: Carlo Giuliani, piazza Carlo Giuliani, Genova. Ne sono arrivate
a centinaia, da tutto il mondo, di cartoline così, in piazza Alimonda. E i
postini le hanno consegnate, puntuali e precisi. Adesso l’altare laico di
Carlo, la cancellata della chiesa di Nostra Signora del Rimedio, lo hanno
smantellato. C’è però un libro, che sta per uscire, edito da Terre di Mezzo
(con contributo di Cgil e Arci) e firmato da due ricercatori del
Dipartimento di Storia contemporanea dell’Università di Genova che
s’incunea tra i colpi di spugna e testimonia la memoria collettiva.
"Fragili, resistenti", s’intitola.

Fragili, come la natura caduca di molti
messaggi, l’inchiostro dilavato dalla pioggia. Resistenti, come sono queste
testimonianze salvate dalla distruzione e dall’oblio. Lo presenteranno a
Genova, il 16 giugno, gli autori Fabio Caffarena e Carlo Stiaccini con il
professore di Storia Contemporanea dell’Ateneo genovese, Antonio Gibelli.
Anche se il luogo fisico della memoria, quello dell’uccisione di Carlo
Giuliani il 20 luglio 2001, nel pieno degli scontri tra manifestanti e
polizia nei giorni del G8 di Genova, è scomparso, così non è avvenuto per i
duemila messaggi lasciati da cittadini di tutto il mondo in piazza
Alimonda. Da allora, al 2004. Li hanno raccolti il professore e il suo
gruppo di lavoro, all’Università. In via Balbi 6, ultimo piano, c’è il
"Fondo Carlo Giuliani", sezione specifica dell’Archivio ligure di storia
popolare, diretto proprio da Antonio Gibelli.

I floppy disc trasformati in mini-vasi di fiori, le fettucce di nylon, le
immaginette di Padre Pio, le tessere della Cgil, un foglio scritto in arabo
con un passo del Corano, le magliette del Che, i biglietti del treno. Da
Barcellona, da Parigi. Anche le multe, dedicate. C’è la fotocopia di un
"diploma di medaglia Garibaldina", cimelio familiare di chissachi che, sul
nome del nonno o del bisavolo, ha sovrascritto "Carlo Giuliani".
Ancora si cerca di trovare la verità su quei giorni. È cronaca dell’altro
ieri il rinvio a giudizio dei 45 poliziotti della Caserma di Bolzaneto.
Fabio Caffarena e Carlo Stiaccini rivendicano al proprio lavoro soprattutto
un obiettivo, la conservazione della memoria.

E la documentazione della
nascita - e della trasformazione - attraverso i duemila messaggi, di
un’autobiografia collettiva: «Sarà un libro con molte immagini - spiega
Caffarena - non solo da leggere, ma anche da guardare. Perché in piazza
Alimonda è stata scritta davvero un’autobiografia collettiva ed
infra-generazionale». Recuperate, scannerizzate, trascritte, inventariate e
salvate nell’archivio: le testimonianze di piazza Alimonda che troveranno
posto nel libro saranno un selezionato centinaio. Divisa in sezioni, la
pubblicazione tenterà di raccontare non la trasformazione di un dialogo tra
il mondo e un ragazzo, che lentamente diventa un simbolo. «Col passare del
tempo - indica Caffarena - i messaggi diventano sempre meno creativi e
sempre più riflessivi. Ovvero, aumentano le lettere lunghe, che tendono
all’autobiografia.

Fino al giorno in cui abbiamo trovato un intero diario,
che una ragazza italiana ha lasciato in piazza Alimonda».
Fogli di quaderni con le "righe di terza", scritti a quattro mani da papà e
figlio novenne, ciascuno il suo spazio, per dire ciao a Carlo e raccontare
un po’ di sé. Lettere di mamme a mamma Giuliani, tragedie di figli perduti
che si oscillano a tempo, appese alla cancellata. Disegni di bimbi più
piccoli, pacchetti di sigarette squadernati e solcati da frammenti di
canzoni. De Andrè Guccini Ska-P. Non c’è l’odio, nelle duemila voci di
piazza Alimonda: «Non abbiamo trovato neppure una volta nominato il
carabiniere Placanica - riflette Fabio Caffarena - né messaggi minacciosi».

E poi Carlo, anche lui, finisce nel meccanismo adolescenziale,
dell’idoletto: «Parecchi messaggi di teen-agers - dicono gli autori del
libro - sono vere e proprie dichiarazioni d’amore a Carlo». Mamma e papà
Giuliani hanno contribuito alla raccolta dei materiali, nel libro invece
saranno poche le parole "estranee" a quelle dei messaggi: un’introduzione
di Gibelli, il saggio di una sociologa, di un linguista. L’intero ricavato
dalle vendite della pubblicazione andrà in beneficenza: sarà destinato alla
realizzazione di una scuola a Ramallah, in Palestina.

lavoro repubblica