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IL RICATTO DELL’ANTISEMITISMO

Publie le venerdì 22 luglio 2005 par Open-Publishing

Il ricatto dell’antisemitismo

Il "Corriere della Sera" del 20 luglio riprende una polemica avviata da
Yasha Reibman, che si dice "scosso" da "vignette impressionanti",
affisse dai Giovani Comunisti di Milano sul "muro" simbolico da loro
costruito nella Festa di Liberazione; vignette che ricalcherebbero i
"più classici stereotipi antisemiti" e che probabilmente sono state
tratte "dai giornali di quelle dittature che fomentano il
fondamentalismo contro Israele".

Quelle vignette sono in realtà opera del disegnatore palestinese Naji
al-Ali. Avremmo voluto chiedere a lui un parere su questa polemica
"impressionante", ma purtroppo non può più risponderci: è stato
infatti assassinato a Londra dal terrorismo israeliano il 22 luglio del
1987.

Naji al-Ali era un militante della sinistra palestinese e pubblicava sul
giornale della sinistra libanese "Al Safir". I suoi obiettivi polemici
erano il governo israeliano ma anche quelle dittature arabe che si
dicevano amiche dei palestinesi, salvo tradirli o massacrarli appena
ne avevano l’occasione, e anche la burocrazia degli stessi
palestinesi.

Reibman è coscientemente ignorante e provocatore, ma questo
poco importa.

E’ invece sconfortante che nessuno sia rimasto "scosso" o
"impressionato", o quantomeno "indignato" per quello che le
fotografie e i dati riportati accanto alle vignette mostravano: i dati
sulla mostruosità del muro, sugli insediamenti israeliani, sulle
politiche dell’occupazione. Per tutto questo si liquida la questione
con un "niente di insolito".

Allo stesso modo si potrebbe parlare della cartina, "ricoperta dalla
kefiah" per cui "tutto è Palestina, Israele è cancellato". Se
vogliono, i signori Reibman e Vecchi, possono andare al Consolato
israeliano di Milano e chiedere documentazione turistica su Israele:
tra i vari depliant verrà data loro una "Carta per i pellegrini"
pubblicata dal Ministero del Turismo di Israele dove la "Linea
Verde" del ’48 è completamente sparita e nella legenda sono
indicate semplicemente le aree A e B dell’accordo del 1995 mentre
dell’area C non c’è alcuna traccia. E il motivo è semplice:
l’area C nelle intenzioni del Governo israeliano non esiste più,
perché intende annetterla di fatto, attraverso il muro e la presenza
militare - sottraendo in questo modo altra terra ai palestinesi.
Questi sono fatti, non ideologia!

E’ per noi del tutto evidente che la polemica ha un obiettivo preciso:
si vuole attaccare quella sinistra e quei movimenti che sostengono
i diritti dei palestinesi e la pace giusta in Israele/Palestina.

Mettere tutto in un calderone - le iniziative di contestazione di
diplomatici israeliani (contestati in quanto esponenti del governo
israeliano, non in quanto ebrei!) con i cori razzisti dello stadio;
confondere le vignette di un militante palestinese con i deliri razzisti
della "Difesa della Razza" (rivista su cui scriveva Giorgio Almirante,
il padre politico del nostro attuale ministro degli esteri beatificato
recentemente anche dalla TV di stato senza che Reibman o
l’articolista del "Corriere" si siano più di tanto "scossi" - e rendere
tutto "antisemitismo" è un operazione ignobile, che serve a
nascondere la realtà di una politica concreta del governo israeliano
di violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.

Perché il governo israeliano e i suoi amici temono soprattutto che
possa farsi strada davvero una politica di sanzioni internazionali - e
per questo da una parte boicottano gli organismi internazionali
come la Corte de L’Aia (che ha emesso un parere di illegalità per la
costruzione del muro israeliano), e dall’altra tacciano di
"antisemitismo" qualsiasi iniziativa diretta a colpire gli interessi del
governo israeliano: si può essere o meno d’accordo con il
boicottaggio o le sanzioni, ma con l’antisemitismo non hanno nulla
a che fare - e loro lo sanno bene!

Noi siamo tra quelli che chiedono sanzioni efficaci nei confronti del
governo israeliano, mettendo fine alle relazioni in campo militare e
di ricerca per la difesa e sospendendo l’accordo commerciale tra
l’Unione Europea e Israele (come ha chiesto anche il Parlamento
europeo a maggioranza) come previsto dall’accordo stesso nel
caso di violazione dei diritti umani. E il governo israeliano è
responsabile della violazione dei diritti umani.

Scrive Michel Warshawski - ebreo israeliano: "il ricatto
dell’antisemitismo rischia di bloccare le prese di posizione critiche
delle forze democratiche e della sinistra nei confronti dello stato
sionista di Israele, facendo il gioco dei veri antisemiti e rafforzando
le posizioni comunitaristiche".

Queste forze si manifestano anche in Italia, a Roma con le
manifestazioni per la grazia a Priebke o in Lombardia dove cortei
razzisti e aggressioni a stranieri e militanti antifascisti si
susseguono senza che nessuno sia davvero "scosso". Sono gli
stessi movimenti "no global" accusati di antisemitismo a cercare di
contrastare razzismo e xenofobia.

Anche per questo noi non accettiamo questo ricatto e
continueremo a denunciare la politica dei governi israeliani finché
durerà l’occupazione dei territori palestinesi, e lo faremo insieme a
palestinesi e israeliane/i che vogliono una pace giusta in quella
terra.

Roberto Giudici e Piero Maestri - "Action for Peace", Milano