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IN THE VALLEY OF ELAH

Publie le giovedì 13 settembre 2007 par Open-Publishing

Regia: Paul Haggis
Soggetto e sceneggiatura: Mark Boal, Paul Haggis
Direttore della fotografia: Roger Deakins
Interpreti principali: Tommy Lee Jones, Charlize Theron, Susan Sarandon
Musica originale: Mark Isham
Produzione: Nala Films, Blackfriar’s Bridge
Origine: Usa, 2007
Durata: 121’

Occorre spiegarlo al popolo statunitense, o a una parte di esso, perché ha bisogno d’aiuto come indicano le stellestrisce rovesciate fatte impennare da Hank Deerfield. Lui è un reduce del Vietnam diverso dai ragazzi di “Nato il quattro luglio”. E’ rimasto patriota, ha fede nei simboli della democrazia, ha sempre creduto nella missione di esportarla ovunque anche quando assume i contorni imperialisti di Corea, Vietnam, Kuwait, Iraq. Hank è orgoglioso che suo figlio Mike sia sulle sponde dell’Eufrate a ristabilire l’ordine seppure riceva le telefonate allarmate del ragazzo. Mike, come decine di migliaia di coetanei, vive il non senso della guerra, il fantasma di pericolosi terroristi incarnati in bambini che giocano per strada, vive cose simili ad Abu Ghraib, torture a prigionieri fatte anche nella maniera più semplice straziandone, fra il serio e il faceto, le carni straziate. Mike vive i bombardamenti al fosforo di Fallujah quelli che dissolvono il corpo, lo inceneriscono più del napalm.

In un’ennesima grande seduta analitica Higgs stende sul lettino i connazionali, li mette davanti allo specchio dei propri orrori, cerca di fargli aprire occhi, cuore e mente sulle loro inconsce follie, salvandogli ancora l’anima, considerandoli più miseri allucinati che cinici criminali. Ma non può nascondere che il soldato Ryan ha cambiato pelle. E cosa diventano i giovani - attori e vittime di simili scenari - lo comprende anche un patriota modello come Hank che cerca il figlio al ritorno da una licenza rivelatasi fatale. Mister Deerfield, quale ex sergente della Polizia militare sa il fatto suo, e non si ferma alle lacunose e omissive apparenze. Recuperato il telefono mobile di Mike inizia a decodificare note e immagini contenute, trova significative testimonianze di quell’inferno chiamato “ripristino della democrazia” che Bush, Rice, Rumsfeld hanno ordinato.

Eppure il peggio deve arrivare. Giunge con la scoperta di resti umani smembrati e bruciati che risultano appartenere al soldato Mike. Cui la sorte riserva una fine terribile non nei satanici territori di guerra ma lì dove dovrebbe trovarsi al sicuro, sul suolo patrio a due passi dalla base militare dov’è alloggiato. E lo shock non è finito: a ridurlo in quello stato non è un noto spacciatore (sì, Mike per “sopravvivere” aveva preso a drogarsi) ma uno dei tre compagni commilitoni rientrati con lui dall’Iraq. La cruda verità viene a galla per le indagini d’una caparbia, irreprensibile oltreché fascinosa poliziotta che prende a cuore il caso Deerfield fino a scontrasi coi poteri dell’Esercito intenti a insabbiare il caso. Gli assassini-cannibali sono proprio i ragazzi con le stellette e Hank - già provato dal decesso d’un altro figlio in divisa - non vuole ammetterlo: “No, non può accadere fra chi ha rischiato la pelle insieme…”

Forse non accadeva fino al Vietnam che magari creava i colonnelli Kurtz o i Nick e gli Steven de “Il Cacciatore” crudeli coi nemici ma animati da uno spirito di corpo. Invece gli scioccati, inebetiti, seriali e inaffidabili soldati dei conflitti del Terzo Millennio paiono capaci di tutto. Forse perché non comprendono ciò che fanno, obbedienti per denaro o per paura, succubi d’un’informazione univoca che nel Paese agisce come propaganda di parte. In quella valle dell’Elah ch’è diventato l’Iraq l’esercito yankee ha assunto il ruolo di Golia e sui testi sacri c’è scritto come il gigante finì.

Enrico Campofreda, 12 settembre 2007