Home > INTELLETTUALI E SINISTRA QUANTA IPOCRISIA
di VINCENZO CERAMI
MA DOVE si sono nascosti gli scrittori e gli intellettuali di sinistra, ora che finalmente avrebbero qualcosa da dire? I Pasolini e gli Sciascia non esistono più? Queste sono le domande che assillano Franco Cordelli e chi altro si sente in dovere di esternare il proprio disdegno, naturalmente “dall’interno”. Il discorso di Cordelli ( Corriere della Ser a, 3 gennaio) era prevedibile, un film visto già mille volte. Non risulta che lui si possa definire artista da barricata, come lo è stato ad esempio Nanni Moretti. Eccolo all’improvviso uscire dal seminato e prendersela con Eco, con Tabucchi, eccetera.
Come mai stanno zitti davanti alla casa che brucia? Come mai lo scandalo non li scandalizza? Non si chiedono, Cordelli e compagni, che forse è più serio stare ancora un po’ alla finestra piuttosto che sparare giudizi alla rinfusa, senza troppi argomenti?
Poi, francamente, questo fiorire di mammole e verginelle, che si ritraggono scontrosette perché Fassino tifa per la banca delle cooperative o perché D’Alema ha la passione della barca, fa sorridere anche il più bacchettone dei veterocomunisti.
Vergogna: la sinistra s’intende di finanza e di scalate, i suoi dirigenti addirittura parlano confidenzialmente con i banchieri. È immorale: banche e scalate le lascino alla destra, che è materia loro. Il politico di sinistra deve andare in giro con scarpe di pessima marca, sul pattino gli se piace il mare, e vestire povero (se ha la sfortuna di non nascere povero). Infatti la barca di Beppe Grillo non scandalizza nessuno, quella di D’Alema fa impressione.
Questa storia, che almeno fino ad oggi lascia Fassino fuori da ogni indagine giudiziaria, ha subito smosso le coscienze dei benpensanti, colpiti da un possibile “collateralismo” dei Ds: coscienze sensibili, incantate dalla purezza, come se la politica non fosse di questo mondo. E invece è di questo mondo e ha un suo linguaggio omologante e a sua volta dipendente da un modello di sviluppo che sfugge al suo potere. La politica vorrebbe incidere sulla realtà ma spesso ha comportamenti dettati dall’esterno, è condizionata dal mercato e non riesce a rispondere alle forti pressioni dei conflitti sociali. Talvolta costruisce alleanze “insane”, anche immorali. Da quando in qua politica e moralità hanno marciato insieme? Nei casi “buoni” la giustizia è il risultato di una somma di ingiustizie. Quel che oggi c’è da chiedersi, semmai, è se nelle possibilità della politica c’è ancora la creazione di regole che tutelino l’esclusivo interesse dei cittadini. Questo è il problema che gli scrittori e gli intellettuali debbono seriamente porsi.
Il sospetto che in questi anni la politica giuochi un ruolo subalterno, se non proprio di servizio, rispetto a un sistema economico-finanziario internazionale e globalizzato, non è un’invenzione fantastica. Che sia solo uno strumento, e neanche centrale, di quel sistema dove si giocano le pesantissime partite legate all’approvvigionamento dell’energia, ai grandi mercati, ai riciclaggi di denaro, alle ipocrite esportazioni della democrazia, è un’ipotesi che si fa realtà. Se così è, perfino le differenze tra destra e sinistra diventano secondarie. La partita si svolge altrove, e sempre meno in Parlamento, dove restano le briciole. Noi qui stiamo a far finta di scandalizzarci perché nei toni della conversazione telefonica intercettata c’è troppa confidenza tra Fassino e Consorte. Toni che hanno offeso l’irreprensibilità di Cordelli, scatenando una piedigrotta di luoghi comuni.
In ogni caso si ha l’impressione che nella testa di alcuni esponenti della sinistra sopravviva un’idea della politica che snatura le istituzioni e inquieta gli elettori. Eco, Tabucchi e Camilleri continueranno a star zitti? Speriamo. Il tono di voce di questi piccoli Savonarola non li tocca, è tutta roba vecchia.