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INTRIGO INTERNAZIONALE E FUNGHI ATOMICI SU TEHERAN. ALTA TENSIONE
Publie le domenica 20 settembre 2009 par Open-Publishing4 commenti

(Nella foto: La nave russa Artic Sea)
E’ possibile che qualche cosa di molto importante sia accaduto e stia accadendo, “sotto il tappeto”, in preparazione e in connessione (forse per anticiparla e impedirla) con la clamorosa decisione di Obama di rinunciare al sistema missilistico in Europa (con radar nella Repubblica Ceca). Non solo decisione cruciale, ma soprattutto devastante per i piani israeliani. La motivazione usata da Obama, infatti, si basa sulla valutazione congiunta delle agenzie americane, dei servizi segreti, che l’Iran non possiede, né potrà possedere in un futuro prevedibile, né l’arma atomica, né la capacità di costruire vettori capaci di portarla a destinazione negli Stati Uniti.
E’ noto che, al contrario, Israele considera questa eventualità non solo possibile ma ravvicinata e che è intenzionata a stroncarla, a qualunque costo, e in qualunque modo.
La scelta di Obama è dunque, al tempo stesso, una dura presa di distanza dalla leadership di Israele. Una svolta senza precedenti per gli Stati Uniti d’America. Questa è la premessa per inquadrare quanto qui racconterò sulla base delle informazioni disponibili e cercando di ripulirle dagl’inquinamenti di cui sono striate.
E non c’è da stupirsene perché la materia scotta, in tutti i sensi.
Forse c’entra anche, in tutto questo, la misteriosa storia della Arctic Sea, la nave battente bandiera maltese ma con equipaggio russo di 13 persone, sparita il 28 luglio scorso, assaltata da strani “pirati” al largo delle coste portoghesi, nell’Atlantico.
Ma partiamo dagli ultimi avvenimenti e cerchiamo di mettere a posto un difficile mosaico.
Il 14 settembre scorso tutti i media russi e il New York Times danno notizia di un gravissimo incidente nella base militare di Tambov, circa 400 chilometri a sud-est di Mosca. Citando la Reuters, che a sua volta citava l’agenzia Ria-Novosti, che a sua volta citava una fonte di alto livello dei servizi segreti russi, il New York Times informa che “cruciali documenti segreti possono essere stati distrutti dal fuoco” in un incidente in cui hanno perso la vita ben cinque ufficiali di guardia. L’edificio appartiene “ai servizi segreti” e ospitava “documenti segreti di speciale importanza” per la sicurezza nazionale della Russia. “L’incendio – proseguiva il dispaccio della Reuters – ha seriamente colpito la zona segreta dell’edificio”, investendo “circa 400 metri quadri”. Il vice ministro della difesa, colonnello-generale Aleksander Kolmakov, accorre sul posto insieme ad alti ufficiali dei servizi segreti. Il tutto sarebbe accaduto alle 10 del mattino del giorno precedente, domenica 13 settembre.
Qui finiscono le notizie ufficiali e cominciano quelle ufficiose. Ma interessanti anche dopo essere state depurate. C’è un sito sul web , abbastanza noto, che dispone di discreti e provati contatti con fonti russe che vogliono far sapere “altro”. Si chiama
http://www.whatdoesitmean.com/index1275.htm e ospita spesso analisi firmate con nome femminile, Sorcha Faal. Non so chi sia, ma dal contesto e dal contenuto si possono dire due cose: c’è del vero in quello che dice, anche se l’insieme va preso con cautela.
Da questa analisi emergono cose sconcertanti. L’incendio non sarebbe stato un incidente. Si sarebbe trattato di un attacco di commandos contro “i bunker che ospitano la Direzione Generale dell’Intelligence russa”. Quali commandos? Non viene detto, ma si capisce che si tratta di un lavoro di alta specializzazione. Uno o più gruppi armati che , “in meno di 15 minuti” sarebbero stati in grado di “ penetrare nel perimetro di sicurezza, disattivare i sistemi antincendio e attaccare il bunker dei documenti con armi incendiarie”.
Sorgono molte domande. Chi ha inviato i commandos? Erano russi? E, se non erano russi, come potevano essere arrivati nel cuore della Russia, percorrendo – si presume in volo – diverse centinaia di chilometri senza essere rilevati e contrastati? In Russia tutto è possibile, ma neanche in Russia si fanno miracoli.
Esiste un nesso tra questo episodio e altri eventi occorsi nelle ultime settimane? Forse si può tentare di collegarne alcuni. Facciamo un salto indietro di qualche giorno. L’8 settembre il Jerusalem Post scrive che il premier Netanyahu è sparito verso destinazione ignota. Il 9 un altro giornale israeliano precisa una notizia sensazionale: Netanyahu è volato segretamente a Mosca a bordo di un aereo privato. Perché? Come? Il sito sopra citato fornisce importanti dettagli che sembrano derivare da una fonte dei servizi segreti russi. Seguiamo il racconto di Sorcha Faal.
v Netanyahu si sarebbe precipitato a Mosca, senza neppure preavvertire il governo russo, per chiedere “l’immediata restituzione” di “tutti i documenti, dell’equipaggiamento e degli agenti del Mossad catturati dai commando russi e americani” che avevano ripreso il controllo della Arctic Sea dopo che un commando composto da israeliani e agenti fuori controllo (“rogue agents”, dice Sorcha Faal) della CIA aveva assaltato la nave, impadronendosene per diverse ore, forse giorni. Qui le domande si affollano. E anche i dubbi.
Ma non è, assai probabilmente, un’invenzione peregrina. La fonte dell’FSB che racconta la vicenda aggiunge particolari straordinariamente interessanti e anche molto precisi. Nella Direzione Generale dell’FSB di Tambov vi sarebbero stati “tutti i files operativi” compilati dall’FSB, il servizio segreto russo, concernenti la famosa Blackwater, la corporation privata cui Bush e Cheney affidarono importanti incarichi di sicurezza in Irak e non soltanto, e cui la Cia (come risulta ora dall’inchiesta aperta negli Stati Uniti), commissionò l’incarico degli assassini mirati per liquidare i leader e i militanti di rilievo di Al Qaeda. Che i servizi segreti russi tenessero e tengano sotto osservazione questa attività è del tutto logico. Sarebbe illogico pensare il contrario. Resta da capire cosa e come possano avere scoperto. Ma cosa c’entra Netanyahu?
Torniamo dunque al suo viaggio segreto a Mosca. Il 10 settembre, nel pomeriggio, insieme agli altri membri del club di discussione Valdai, di cui faccio parte, incontro il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov. Mosca è piena di voci su quel viaggio e la domanda è inevitabile. Lavrov non conferma ma nemmeno smentisce. E ovviamente non dice chi ha incontrato Netanyahu e perché. Ma dichiara che Mosca non ha violato nessuna delle regole internazionali del commercio di armi e che ha fornito all’Iran, in passato, solo “armi rigorosamente difensive”. Nel frattempo fonti israeliane, subito riprese da diversi giornali occidentali e anche russi, diffondono l’informazione secondo cui, a bordo della Arctic Sea ci sarebbe stato non un carico di legnami preziosi, ma un carico di missili S-300 destinati all’Iran. Gli S-300 sono missili anti-missile, cioè arma difensiva.
Notizia strana. La Russia avrebbe mandato in giro, lungo una rotta lunghissima (dall’Oceano Artico, nell’Atlantico, via la Manica, fino alle Canarie, ma per andare dove?), un carico delicatissimo, esponendo la sua merce a ogni rischio (come poi sarebbe avvenuto), senza poterla tenere sotto controllo. Basta guardare le carte geografiche per capire che Mosca può inviare in Iran ciò che vuole attraverso il Mar Caspio, su cui si affacciano i suoi porti e quelli iraniani. Dunque notizia improbabile. Sicuramente il carico della Arctic Sea era molto importante, ma non era quello che dicono gli israeliani. E non era diretto all’Iran ma – ecco la novità di Sorcha Faal -“agli Stati Uniti”.
Ecco perché all’operazione di ricupero della Arctic Sea avrebbero preso parte anche gli Stati Uniti, con uomini e, soprattutto, informazioni sulla localizzazione della nave.
Secondo la ricostruzione citata la Marina Militare russa, con il concorso di unità della marina finlandese e dei servizi americani, avrebbe prelevato tre missili, dotati di testata nucleare, dopo averli recuperati dal relitto del Kursk, il sommergibile nucleare affondato nel 2001 in circostanze misteriose nell’Artico. Tragedia nella quale persero la vita 118 marinai e ufficiali russi. All’epoca i russi avevano incaricato del recupero dei cadaveri del Kursk due compagnie danesi, la Mammoet e la Smit International, ma senza il permesso di toccare i missili. Si trattava di missili nucleari tattici P-700 Granit, in grado di affondare navi di grandi dimensioni, per esempio portaerei.
Secondo fonti della intelligence militare russa, il GRU, i missili sarebbero stati caricati sulla Arctic Sea, e diretti verso gli Stati Uniti per essere affidati alla US Nuclear Security Administration che ne doveva curare lo smantellamento nell’impianto Pantex, in Texas. Il tutto in base agli accordi di disarmo dello START 2.
La Arctic Sea, con un carico ben più importante del legname, viene attaccata da “commandos non identificati” . Ovvio che non si tratta di comuni pirati. Qui ci sono in campo servizi segreti potenti, in grado di mettersi di traverso niente meno che a un’operazione congiunta russo-americana. Mosca reagisce con veemenza inusitata. Il comandante in capo della Marina, Vladimirr Visotskij dichiara pubblicamente che “tutte le navi e i natanti della marina russa nell’Atlantico sono stati inviati alla ricerca della nave sparita”. Il 18 agosto il ministro della difesa russo, Anatolij Serdiukov annuncia che le forze navali russe, “in cooperazione con il Comando Spaziale della Marina USA” hanno “ripreso possesso” della Arctic Sea. Fonti anonime dei servizi russi parlano di “terroristi della CIA con falsi passaporti estoni, lettoni, e russi. C’è un’altra fonte, non anonima, russa, che racconta altre cose. Si tratta di Mikhail Voitenko, direttore di una rivista specializzata in incidenti marittimi, la Sovfracht, il quale fa sapere che la Arctic Sea non era una qualunque nave da trasporto, ma era dotata dei più moderni mezzi di localizzazione e di comunicazione. Per giunta, al momento dell’assalto dei “pirati”, la nave si sarebbe trovata in acque dove “perfino i cellulari funzionavano”. Perché non ci fu allarme subito? Il mistero s’infittisce. Mikhail Voitenko, dopo avere troppo parlato, scappa in Turchia e dichiara di essere sotto grave minaccia di vita.
Qui dobbiamo tornare a Netanyahu perché il sito sopra citato mette direttamente in relazione i servizi segreti israeliani con la vicenda della Arctic Sea. Vediamo come. Fonti questa volta del ministero degli esteri russo rivelano che l’aereo privato su cui viaggiava Netanyahu aveva un piano di volo che prevedeva l’atterraggio a Tbilisi, Georgia ma che (l’episodio deve essere avvenuto tra l’8 e il 9 settembre) all’improvviso, in vicinanza dello spazio aereo russo, il pilota chiede “urgentemente” di poter atterrare a Mosca, specificando che ha a bordo il primo ministro israeliano Netanyahu. Il permesso è accordato e l’aereo atterra nella base militare di Kubinka, non lontano dalla capitale.
Sempre stando al racconto di Sorcha Faal, all’aeroporto di Kubinka arriva in tutta fretta il presidente russo Dmitrij Medvedev, che incontra non solo un Netanyahu furibondo ma un’intera delegazione israeliana, composta dal generale Meir Kalifi, ministro per gli Affari Militari e Uzi Arad, consigliere per la Sicurezza Nazionale d’Israele. La richiesta, perentoria, a Medvedev è “un’immediata restituzione di tutti i documenti, dell’equipaggiamento e degli agenti del Mossad” catturati dai russi e dagli americani a bordo della Arctic Sea. A quanto pare Medvedev, già irritato per il mancato preavviso, per la insolita procedura, e per i toni degli ospiti, replica che “l’investigazione è in corso” e che “la Russia non è pronta a dare alcuna prova a nessuno”. Con ogni probabilità si è parlato anche d’altro e qui il racconto diventa del tutto inverificabile. Uno degli argomenti in questione, per altro probabilmente, sarebbe stata una richiesta di chiarimento circa le armi che la Russia starebbe fornendo all’Iran. Il tutto in connessione con un possibile attacco israeliano sulle installazioni nucleari iraniane. Sorcha Faal mette tra virgolette frasi di Netanyahu di incredibile gravità, del tipo che “la Russia dovrebbe pararsi il sedere” e non essere sorpresa quando “nubi a forma di fungo cominceranno ad apparire sopra Teheran”.
La reazione di Medvedev non viene riferita. Ma sia Medvedev che Putin in quei giorni, anche negl’incontri con i membri del Club Valdai, hanno ripetutamente ribadito l’inaccettabilità di ogni azione di forza contro l’Iran e la necessità di uno sviluppo della via negoziale.
Non sarà inutile qui ricordare chi era uno dei due accompagnatori di Netanyahu a Mosca, Uri Arad. L’attuale Segretario alla Sicurezza Nazionale di Israele è persona non grata negli Stati Uniti. Lo è da quando risultò, nel 2006, che era direttamente implicato nel cosiddetto AIPAC Espionage Scandal (AIPAC sta per American Israeli Public Affair Committee). In quel processo, largamente coperto dalla stampa americana, emerse che importanti documenti della politica americana verso l’Iran venivano passati a Israele, attraverso l’AIPAC e personalmente Uri Arad, da un funzionario del Dipartimento della Difesa, Lawrence Franklin. Questi fu condannato a 13 anni per spionaggio a favore di uno stato straniero; condanna poi tramutata in 10 mesi di arresti domiciliari. Ebbene, viene riferito che Uri Arad fu protagonista di uno scandalo aggiuntivo quando Hillary Clinton incontrò Netanyahu a Gerusalemme. Hillary e i suoi consiglieri furono sconcertati di vedere Arad al fianco di Netanyahu e, per evitare un incidente diplomatico, proposero che all’incontro assistessero solo tre persone per parte. Netanyahu non fece una piega e chiese all’ambasciatore israeliano a Washington, Sallai Meridor, di allontanarsi, e tenne con sé Uri Arad. Meridor si dimise qualche giorno dopo e un portavoce di Netanyahu spiegò in seguito che la presenza di Arad era “indispensabile per la questione iraniana”. Quanto fosse indispensabile lo dimostra la posizione di Arad in materia: “massima deterrenza”, nel senso che Israele “deve minacciare e colpire ogni e qualsiasi cosa abbia importanza in merito”, a cominciare “dai leader” per finire “ai luoghi sacri”.
(Editoriale di Paul Woodward, 18 marzo 2009. http://warincontext.org/2009/03/18/editorial-we-want-the-land-not-the-people).
Cosa ci sia di vero nelle rivelazioni (guidate dai servizi segreti militari russi) secondo cui tra i files distrutti a Tambov c’erano anche quelli che “confermavano” le accuse contro i servizi segreti USA e israeliani, formulate dal generale Mirza Aslam Beg, ex capo di stato maggiore dell’esercito pakistano, secondo cui “mercenari privati” della Blackwater (ora rinominata Xe) sarebbero stati “gli organizzatori degli attentati contro l’ex primo ministro libanese Rafik Hariri e contro Benazir Bhutto”.
In ogni caso, concludendo, si può dire con certezza che il viaggio di Netanyahu a Mosca c’è stato. E che una cosa del genere si fa soltanto se sono in gioco eventi drammatici.
Si capisce che Netanyhau aveva una gran fretta, una settimana prima che Obama annunciasse che l’Iran non costituisce, al momento, una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. Resta da capire qual’era lo scopo dell’assalto alla Arctic Sea e come mai i servizi segreti israeliani si sono esposti così apertamente in una operazione ostile nei confronti di Stati Uniti e Russia. E resta, ovviamente, da investigare l’assalto (se di assalto si è trattato) alla base segreta russa di Tambov, solo cinque giorni dopo il burrascoso incontro di Kubinka.
Giulietto Chiesa
19.09.2009
Messaggi
1. INTRIGO INTERNAZIONALE E FUNGHI ATOMICI SU TEHERAN. ALTA TENSIONE, 20 settembre 2009, 20:27, di Fausto
Non ce la faccio a rimanere serio, mi spiace.
E dovrei, perchè rispetto Chiesa, pur non condividendone affatto le derive complottiste.
Il fatto è che, di complotto in complotto, uno si aspetta che da un momento all’ altro spuntino i Cavalieri Templari, immancabili protagonisti in questo genere di letteratura.
Perchè di letteratura si tratta, come si evince da ciò che lo stesso Chiesa dice:
– la notizia del raid che sarebbe avvenuto a Tambov proviene dai servizi segreti russi. Non c’è un riscontro oggettivo, indipendente.
– Il volo di Netanhyau a Mosca giunge alla stampa dalle stesse fonti: i servizi segreti russi e il ministero degli esteri russo.
Anche qui non c’è un riscontro indipendente.
Ora, non mi sembra che si possa prendere per oro colato ciò che proviene da fonti del genere. O, se si è disposti a credere a questo genere di fonti, allora, con altrettanto candore, bisognerebbe considerare attendibili la CIA e lo stesso Mossad.
E’ questo materiale -che a me sembra almeno dubbio- che Giulietto Chiesa utilizza per imbastire l’ ennesimo complotto.
Il grosso dell’ articolo, infatti, si basa sulle sue supposizioni e sulle sue ipotesi, arricchite da un bel pò di fantasia. Senza nemmeno curarsi della logica: che se ne fanno gli israeliani dei missili nucleari Granit se è vero (a proposito: è vero?) che hanno già il loro arsenale nucleare?
La conclusione è prevedibile: il responsabile di queste trame è ciò che alcuni definiscono Entità Sionista.
Israele, insomma. Che non esita a sfidare russi e americani, pur di raggiungere i suoi fini.
Fini, ovviamente, nefasti: trasformare Teheran in un cumulo di rovine radioattive.
A dirla tutta Ahmadinejad promette tutti i giorni di fare lo stesso con Israele. Ma la cosa, a quanto io possa ricordare, non ha mai particolarmente impressionato Chiesa. Forse gli sembra impossibile che gli eroici antagonisti dell’ imperialismo yankee possano fare sul serio.
Deve essere per questo che nell’ incipit del suo articolo opera una piccola mistificazione, dicendo che Obama ha rinunciato ad installare i missili in Europa perchè il pericolo rappresentato dagli iraniani non esiste.
Non è così: gli USA rinunciano a quei missili perchè il prezzo politico per installarli era troppo alto, soprattutto nei confronti della Russia. Perchè pagarlo se lo stesso lavoro lo possono fare, probabilmente anche meglio, i missili imbarcati?
1. INTRIGO INTERNAZIONALE E FUNGHI ATOMICI SU TEHERAN. ALTA TENSIONE, 21 settembre 2009, 00:01
Bah, complottismo per complottismo, non mi sembra che questo articolo di Giulietto Chiesa lo sia più di tanti altri articoli che compaiono su questo ed altri siti.
Faccio inoltre notare che Chiesa, oltre ad essere deputato europeo con forti agganci nella ex Urss ( vedi candidatura in Lettonia), è stato pure per decenni il corrispondente dell’ "Unità" da Mosca, ai tempi dell’Unione Sovietica .... e certo un incarico del genere non poteva essere affidato dal Pci a chiunque ....
Che abbia qualche accesso ad informazioni riservate e a personaggi del vecchio Kgb ( del quale Putin è stato l’ultimo capo) non mi sembra quindi cosa così impossibile ....
In più non mi sembra che gli israeliani abbiano smentito la visita del loro premier a Mosca, anzi non hanno nemmeno smentito la odierna dichiarazione del premier russo che dichiara che gli israeliani, in un recente incontro "riservato", hanno garantito a Mosca che non attaccheranno l’Iran ...
Che senso avrebbe avuto questa ultima dichiarazione se non ci fosse stato l’antefatto di cui parla Chiesa ?
La mia antipatia per il "complottismo" è proverbiale così come è nota la mia avversione sia per Putin che per il regime degli ayatollah iraniani.
Partendo da una logica "di classe" e non da visioni geopolitiche, personalmente non ho mai pensato, nemmeno lontanamente, che "il nemico del mio nemico" debba necessariamente diventare mio amico ...
Ma credo che questa storia di Giulietto Chiesa, peraltro da sempre persona serissima, stia in piedi e come ....
Quanto ad Obama, è senz’altro vero che ha rinunciato ad istallare i missili in Europa soprattutto come scelta di "risparmio" - la crisi economica pesa anche su queste cose - ma ciò non toglie che questa scelta non sia minimemente piaciuta agli israeliani ...
K.
2. INTRIGO INTERNAZIONALE E FUNGHI ATOMICI SU TEHERAN. ALTA TENSIONE, 21 settembre 2009, 01:09, di Fausto
Mica sto discutendo la serietà personale di Chiesa ...
intendo discutere un metodo (chiamiamolo complottismo) che unisce qualche notizia a moltissime supposizioni, per arrivare sempre alla solita conclusione: una volta è la CIA, l’ altra è Israele ecc.
In questo caso quelle poche notizie sono tutte di fonte alquanto sospetta: i servizi segreti russi!
Tutto il resto è rappresentato dalle ipotesi di Chiesa!
La conclusione (la solita trama israeliana) a me non sembra neppure logica ma il punto non è questo: il punto, in sostanza, è che è costruita sul nulla.
Sono sicuro, K, che potremmo divertirci -partendo dalle stesse notizie- a costruire storie diverse, finendo ad incolpare ora i Cinesi, ora gli stessi Russi ora, magari, i Marziani.
Alla fine, magari, ci crederemmo pure noi.
Ma forse rifletteremmo più le nostre paure (dei Marziani, per quel che mi riguarda, non mi sono mai completamente fidato), rimanendo ben lontani dalla realtà.
3. INTRIGO INTERNAZIONALE E FUNGHI ATOMICI SU TEHERAN. ALTA TENSIONE, 21 settembre 2009, 08:26
E dopo Giulietto Chiesa arriva anche Gianluca Freda ...
http://bellaciao.org/it/spip.php?article24894