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IRAQ : LA DEVASTAZIONE

Publie le lunedì 28 febbraio 2005 par Open-Publishing

di Dahr Jamail

Dahr Jamail: giornalista indipendente di Anchorage, Alaska. Ha passato sette degli ultimi dodici mesi a produrre reportages, a cominciare dall’Iraq occupato. I suoi articoli sono stati pubblicati dal The Sunday Herald, Inter Press Service, sul sito web di Nation Magazine, e sul sito internet di informazioni di New Standard, per conto del quale è stato corrispondente in Iraq. Inoltre, sempre in Iraq, è stato corrispondente speciale della emittente radio Flashpoints e ha partecipato presso la BBC a Democracy Now!, Free Speech Radio News e Radio South Africa.

La guerra e l’occupazione illegali dell’Iraq sono state condotte per tre ragioni, se bisogna credere all’Amministrazione Bush. La prima, si trattava delle armi di distruzione di massa, che però non sono mai state rinvenute. La seconda, perché il regime di Saddam Hussein intratteneva rapporti con al-Qaeda, cosa che non è stata mai provata, e questo è stato ammesso personalmente dallo stesso Bush. La terza ragione, che sta tutta nel nome assegnato all’invasione, "Operazione Libertà per l’Iraq”, risiedeva nella volontà di liberazione del popolo Iracheno.

Ecco dunque, oggi, l’Iraq è un paese liberato !

Ho vissuto nella Baghdad liberata e nei suoi dintorni per dodici mesi, periodo nel quale mi sono trovato anche all’interno di Fallujah durante l’assedio di aprile e, più di una volta, dei militari mi hanno tirato dei colpi di avvertimento sopra la testa. Ho viaggiato nel Sud, nel Nord e in tutte le direzioni nel centro dell’Iraq. Quello che ho visto nel corso dei primi mesi del 2004, ... offriva un’idea, spesso prevedibile, degli orrori che sarebbero avvenuti durante il corso del resto dell’anno (e a colpo sicuro, anche nel 2005)....
Per gli Iracheni, all’epoca e ancor oggi, la nostra invasione e la nostra occupazione è stata una questione di... liberazione dei diritti dell’uomo (pensate un po’: le atrocità commesse ad Abou Ghraïb sono state commesse proprio attualmente, là come in ogni altro luogo), di... liberazione da infrastrutture in condizioni ben funzionanti (riflettete ancora su questo : a tutt’oggi, la fornitura di energia elettrica funziona molto male, e questo vale anche per gli innumerevoli km di condotte di gas o di reti fognarie nelle strade), di... liberazione dalla possibilità di vivere all’interno delle città (ulteriore riflessione: basta pensare a Fallujah, oggi, di cui la maggior parte è stata rasa al suolo dai bombardamenti aerei e da altri mezzi bellici).

Già a quell’epoca, gli Iracheni erano amareggiati, disorientati e dovevano vivere in una condizione di sconforto provocato dalle miriadi di promesse non mantenute dall’Amministrazione Bush. Ogni Iracheno liberato, per modo di dire, che ho incontrato ha avuto un parente o un amico che è stato ucciso dai soldati americani, o dagli effetti della guerra e dell’occupazione. Questi effetti comprendono la mancanza di cose assolutamente necessarie al vivere quotidiano, come il fatto di non avere abbastanza denaro per comprare da mangiare o per riscaldarsi, a causa della disoccupazione di massa e dei prezzi dei combustibili in forte aumento, ancora la minore delle innumerevoli altre nefandezze provocate dagli avvenimenti e dalle operazioni che sono state nominate in precedenza.

Le promesse non mantenute, le infrastrutture distrutte e le città dell’Iraq demolite, tutto questo era già nettamente visibile durante i primi mesi del 2004, e le devastazioni a cui ho assistito non hanno fatto che diventare in seguito più gravi. L’esistenza che gli Iracheni conducevano un anno fa, per quanto fosse orribile, non era ancora che un preludio di quella che sarebbe arrivata, sempre sotto l’occupazione americana che continua.

I segnali forieri di una resistenza violenta in divenire erano ben visibili, a partire dalla distruzione delle infrastrutture fino a tutte quelle torture !

E’ subito risultato lampante, persino ad un nuovo arrivato consacratosi al giornalismo e persino durante il corso di quei primi mesi dell’anno passato, che la effettiva natura della liberazione che noi stavamo portando in Iraq non aveva niente di sensazionale per gli Iracheni. Ben prima che i mezzi di comunicazione americani decidessero che era giunto il momento di fare il punto sugli orrori che si stavano perpetrando all’interno della prigione di Abou Ghraïb, la maggior parte degli Iracheni sapevano già che i “liberatori” del loro paese torturavano ed umiliavano i loro compatrioti.

...« Perché sono ricorsi a questo tipo di azioni? Saddam non ha mai fatto cose del genere! Non è un buon comportamento. Non sono venuti per liberare l’Iraq ! » E in quel periodo gli scherni dei “coalizzati”, assolutamente di cattivo gusto, cominciavano già a circolare....un detenuto di Abou Ghraïb, liberato di recente, quando lo ho intervistato mi ha dichiarato: « Gli Americani mi hanno messo la corrente nel culo,... prima di portarla a casa mia! »

Sadiq Zoman è un caso assai tipico di quello che ho visto.
Portato a Kirkuk dalle forze americane, nel luglio 2003, era stato detenuto in un campo di prigionia militare vicino a Tikrit, prima di essere scaricato in stato di coma all’ospedale generale Salahadin. Il rapporto medico che lo accompagnava, firmato dal tenente colonnello Michael Hodges, dichiarava che il Signor Zoman si trovava in stato comatoso dopo una crisi cardiaca provocata da un colpo di calore, e assolutamente non menzionava che era stato bastonato sulla testa, nemmeno parlava di marchiature a fuoco provocate dall’applicazione di corrente elettrica che coprivano il suo pene e le piante dei piedi, e tanto meno delle numerose contusioni e delle tracce di fustigazione che portava su tutto il corpo. A Baghdad, ho fatto visita a sua moglie Hashmiya e ai suoi otto figli in una abitazione praticamente vuota. Per poter sopravvivere, avevano venduto la maggior parte dei loro beni....Sua figlia, Rheem, che andava alla scuola superiore, esprimeva così i sentimenti della sua famiglia « Io detesto gli Americani per avere causato tutto ciò. Quando hanno portato via mio padre, hanno preso anche la mia vita. Io prego che per noi sia possibile prenderci la nostra vendetta sugli Americani, che hanno distrutto mio padre, il mio paese e la mia vita. »

...L’anno scorso, le promesse chimeriche di sottoporre a procedimenti giudiziari il personale implicato in quei fatti odiosi, come pure le promesse di rendere la prigione di Abou Ghraïb più trasparente ed accessibile, sono piombate sui parenti angosciati che aspettavano alle porte della prigione nella speranza di intravedere all’interno i loro cari.

Sotto un sole opprimente di maggio, mi sono recato nella “zona di attesa”, polverosa, lugubre, strettamente sorvegliata intorno da barriere di filo spinato, all’esterno di Abou Ghraïb. Ho potuto sentire le storie assolutamente orribili, tutte quante, che raccontavano i parenti tristi, raccoltisi con ostinazione su questo tratto di terra battuta, con ancora la speranza, malgrado tutto, che fosse loro accordata una visita a uno dei loro cari imprigionati in questo orribile stabilimento di pena.

... L’estate scorsa ho intervistato una signora di 55 anni, molto gentile, che lavorava come insegnante di inglese. Era stata imprigionata per quattro mesi continuativamente in numerose prigioni...a Samarra, Tikrit, Baghdad e, naturalmente, ad Abou Ghraïb. Non le era stato permesso di dormire una notte completamente. Era stata interrogata a più riprese ogni giorno, non le era stato dato sufficientemente da mangiare e da bere acqua, non aveva potuto vedere un avvocato, nemmeno la sua famiglia. Aveva dovuto subire oltraggi verbali e psicologici. Ma tutto ciò non era stata la cosa peggiore, questo mi ha confessato. C’era ben altro. Suo marito settantenne era stato ugualmente imprigionato e l’avevano pestato senza sosta. Dopo sette mesi di percosse ed interrogatori, era morto nelle prigioni dei militari americani, nella condizione di detenzione preventiva ."Perché ci fanno questo? » domandava. Ci diceva che non poteva semplicemente comprendere i motivi che avevano portato anche i suoi due figli ad essere imprigionati e la sua famiglia ad essere completamente dispersa. « Non abbiamo mai fatto nulla di male !» mormorava.

In tutto l’Iraq, si passa attraverso un contesto di infrastrutture smantellate e di assenza pressoché totale di ricostruzione. Quelle che gli Americani fanno proprio bene, ancora una volta, sono tante promesse e tanta propaganda.

Gli opuscoli propagandistici dicevano: « L’Autorità provvisoria della Coalizione ha di recente distribuito centinaia di palloni da football ai bambini Iracheni di Ramadi, Serbala e Hilla. Le donne irachene di Hilla hanno cucito i palloni, decorati con la frase ‘ Tutti insieme, partecipiamo al nuovo Iraq ’. » Ma, quando si arriva alle fondamenta di questo nuovo Iraq, troviamo che la disoccupazione è al 50% ed è in aumento, e che i quartieri migliori di Baghdad non dispongono che di sei ore di elettricità al giorno e che non esiste alcun tipo di sicurezza. Anche andando indietro fino al gennaio 2004, prima che la situazione relativa alla sicurezza paralizzasse quasi completamente la maggior parte dei progetti attuali di ricostruzione, e nove mesi dopo la fine dichiarata ufficialmente della guerra in Iraq, la situazione rasentava già la catastrofe. Ad esempio, era divenuta normale la penuria di acqua potabile nella quasi totalità dell’Iraq centrale e meridionale. Del settore acqua era responsabile la “Bechtel”, questo gigante societario si era visto accordare un contratto fuori gara di appalto, sotto banco, di 680 milioni di dollari, che, in settembre, veniva portato a 1,03 miliardi di dollari. Più avanti, “Bechtel” riusciva a strappare un contratto supplementare di 1,8 miliardi di dollari per estendere i suoi programmi fino al dicembre 2005. Ma la situazione acqua non è migliorata.... “Bechtel” non ha fatto fronte ai suoi obblighi contrattuali.. così si beve acqua infetta, con nausea, diarrea, calcoli renali, crampi e anche qualche caso di colera. Potevo riscontrare che questa era la tendenza costante in tutti i villaggi che visitavo.

La maggior parte dei villaggi non dispone di acqua potabile e nemmeno delle tubature necessarie per riparare i loro sistemi idrici completamente distrutti, e proprio non aveva mai avuto contatti con la Bechtel o i suoi consociati.

Mi diceva di numeri rilevanti di persone che arrivavano con la consueta lista di malattie. « Bechtel spende tutto il suo denaro senza fare la minima ricerca. Bechtel ritinteggia dei fabbricati, ma non fa arrivare l’acqua potabile alla gente, che è morta per avere bevuto acqua contaminata. Invece di ripitturare edifici, domandiamo loro di consegnarci una sola pompa per l’acqua e noi l’andremo ad utilizzare per portare l’acqua a tanta gente. Non è cambiato nulla da quando sono qui gli Americani. Noi sappiamo che Bechtel sperpera denaro, ma non possiamo portare le prove. »

« Si stava molto meglio prima dell’invasione. Allora, avevamo ventiquattro ore di acqua corrente. Attualmente, beviamo questa porcheria, perché è tutto quello che abbiamo.»

In giugno, visitavo l’ospedale Chuwader che, in quel periodo, trattava 3.000 pazienti al giorno a Sadr City, il gigantesco quartiere povero di Baghdad: ..." Ci manca la quasi totalità dei medicinali.... ci tocca riutilizzare le siringhe per endovena, perfino gli aghi. Non abbiamo scelta !»...riscontriamo la presenza del tifo, del colera, dei calcoli renali, ormai abbiamo anche l’epatite di tipo E, molto rara, ma che nel nostro settore è diventata molto comune.»

Attualmente, in termini di devastazione di infrastrutture, altre zone di Baghdad cominciano a soffrire della medesima condizione per la quale soffriva allora Sadr City, e per cui sta soffrendo anche adesso. Benché i progetti di ricostruzione previsti per Sadr City si siano visti aumentare i fondi, per la maggior parte del tempo non ci sono quasi mai stati nemmeno segnali di lavori, e questo vale anche per la quasi totalità di Baghdad.

Visto che la mancanza di carburante si sta prolungando, si vede la gente in fila alle pompe di benzina che attende anche due giorni per poter riempire il loro serbatoio, e l’insieme della città funziona per quasi tutto il tempo con generatori e molte zone meno favorite, ad esempio Sadr City, non dispongono che di quattro ore di corrente elettrica al giorno.

La tattica della mano pesante, per le forze di occupazione è divenuta un fatto abituale nella vita dell’Iraq. Ho intervistato persone che dormono regolarmente completamente vestite, visto che i raids aerei sono diventati ormai una consuetudine. Molto spesso, quando militari di pattuglia sono attaccati dai combattenti della resistenza nelle città dell’Iraq, i soldati aprono semplicemente il fuoco in tutte le direzioni e su tutto quello che si muove. In termini più semplici, la gravità delle perdite civili è imputabile ai raids aerei delle forze di occupazione. Queste circostanze orribili hanno provocato più di 100.000 perdite in vite umane di civili Iracheni in meno di due anni di occupazione.

Poi c’è Fallujah! I tre quarti di questa città oggi hanno subito bombardamenti e quindi sono ridotti in rovina, una città le cui rovine sono sempre il teatro di combattimenti, e comunque la maggior parte dei residenti ancora aspetta l’autorizzazione di rientrare nelle loro case, ma un gran numero di queste non esistono più. Le atrocità commesse in questa città, in questi ultimi tempi, sono per una buona parte simili a quelle osservate durante l’assedio inutile della città messo in atto dai marines americani nell’aprile scorso, benché su scala più grande.... l’esercito Americano ha fatto uso di armi chimiche e al fosforo e perfino di bombe a frammentazione. Quei residenti che sono stati autorizzati a rientrare nelle loro case nell’ultima settimana del 2004 si sono visti rifilare dei volantini prodotti dall’esercito che ingiungevano loro di non consumare alcun alimento proveniente dalla città, ne’ di berne l’acqua.

Nel maggio scorso, all’ospedale generale di Fallujah, alcuni medici mi hanno parlato dei tipi di atrocità che si sono prodotte durante il primo assedio di un mese della città. Il dr. Abdul Jabbar, un chirurgo ortopedico, mi ha dichiarato che si sentiva male solo al pensiero del numero di persone che avevano subito trattamenti in ospedale, come pure per il numero dei morti, e a proposito di questi non esisteva una registrazione ufficiale. Sembra siano state uccise almeno 700 persone.

...Quando il vento si è messo a soffiare dopo il quartiere vicino a Julan, l’odore putrido dei corpi in decomposizione, un fetore chiaramente tipico della città, non ha fatto che confermare una volta di più queste dichiarazioni. Inoltre, il dr.Jabbar insisteva sul fatto che l’aviazione Americana aveva sganciato sulla città bombe a frammentazione. « Tanta gente è stata ferita o uccisa da queste bombe a frammentazione."...Il dr.Rashid, un altro chirurgo ortopedico ci dichiarava: « Quasi il sessanta per cento dei morti sono stati donne e bambini. Potete andare voi stesso a verificare le sepolture.» ...

... durante i primi dieci giorni di combattimenti, i militari americani non avevano permesso assolutamente alcuna evacuazione da Fallujah verso Baghdad. ...I due medici ci dichiararono che non avere mai avuto contatti con soldati americani e che l’esercito non aveva fornito loro il benché minimo aiuto. Il dr.Rashid riassumeva in questo modo la situazione: « Loro ci hanno inviato solo bombe, mai medicinali!».. Un uomo mi ha afferrato per le braccia e mi ha urlato addosso : « Gli Americani sono dei cow-boys! Questa è la loro storia! Vedete bene cosa hanno fatto agli Indiani! Il Vietnam! L’Afghanistan ! Ed ora, l’Iraq ! Questo non ci sorprende!»

...Sulla scia della distruzione di Fallujah, i combattimenti si sono estesi ed intensificati semplicemente dappertutto. Oggi le famiglie fuggono da Mossoul, la terza grande città dell’Iraq, in ragione della messa in guardia contro una prossima campagna aerea di bombardamenti da scatenarsi contro i combattenti della resistenza.

Almeno un’automobile al giorno esplode nella capitale, questa è la norma!

Esplosioni si fanno sentire con una regolarità funesta per ogni dove, in Baghdad come in tante altre città, Ramadi, Samarra, Baquba e Balad.... L’intensificazione si riscontra in entrambi i campi avversi. Con un crescendo di violenza, la tattica dei militari americani non fa che inasprirsi e, quando succede questo, la resistenza irachena, d’altro canto, si accresce immediatamente in ampiezza e in efficacia...I liberatori siano divenuti ne’ più ne’ meno che gli occupanti brutali del loro paese.... Un momento rivelatore per me sono stati nel giugno scorso gli attentati suicidi con autobombe che avvenivano quotidianamente a Baghdad. Guardando le sequenze fotografiche che apparivano sugli schermi televisivi che mostravano le autovetture con i vetri infranti e le carrozzerie con gli impatti dei proiettili, il mio traduttore Hamid, un uomo di una certa età che si era da tempo stancato di tutta questa violenza, mi diceva con molta calma: « Hanno cominciato, e non è che l’inizio. Non si arresteranno proprio, nemmeno dopo il 30 giugno. » Il 30 giugno, era la data del passaggio di "sovranità ", certamente promessa da tanto tempo, ad un nuovo governo Iracheno, dopo il quale, questo predicevano infervorandosi gli alti responsabili americani, la violenza del paese sarebbe cominciata a declinare. Si tratta del medesimo schema di previsioni e di leggere la realtà che possiamo oggi vedere realizzarsi al contrario in quello che riguarda l’avvicinarsi delle elezioni. ....« I moudjahidin combattono per il loro paese contro gli Americani. Dal nostro punto di vista, questa resistenza è accettabile.»

Di recente, l’amministrazione ha aumentato i suoi effettivi in Iraq, portando gli uomini da 138.000 a 150.000, in modo... da assicurare una sicurezza maggiore per le elezioni. Aumenti di effettivi di questa natura avevano avuto ugualmente luogo in Vietnam. All’epoca, questo veniva denominato come una escalation.

..Questi mesi non verranno riconosciuti essere che una previsione a venire di nuovi orrori. E allora cosa succederà nel 2006 e nel 2007 ?

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