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Il Bel Paese delle bufale
di Alessandro Cardulli
Chi ha l’obbligo, per professione, di scorrere le pagine dei giornali, scritti o teletrasmessi rischia un’indigestione dovuta a inutile, sempre più inutile, chiacchiericcio. Siamo il paese delle bufale. Non quelle che sono la sorgente delle mozzarelle note in tutto il mondo. Saporite, compatte, mille usi. Ottime in particolare accoppiate con il salmone. No quelle conserviamocele per il nostro palato, controllando magari che il prodotto sia vero e non finto-bufala.
Parliamo delle bufale di cui, giorno dopo giorno, vengono riempite pagine di giornali, pagine fatte di niente, chiacchiere vuote diffuse via carta o via radio tv come se fossero oro colato. Grandi dibattiti, interviste, dichiarazioni, talk show, la bufala viene rigirata in mille modi. Specialisti sono personaggi come i ministri Brunetta e Sacconi. Naturalmente il capofila è Berlusconi. Ma ci cascano anche i ministri del governo ombra del Pd . Loro non hanno molte cose da fare, contano ancora meno,salvo qualche eccezione, perciò come capita loro l’occasione, entrano a piedi giunti nel dibattito per avere un titolo su qualche giornale o venti secondo di dichiarazione nei “ pastoni” politici, si fa per dire, che ci offrono i tg. quelli della sera in genere che sono i più visti.
Un ministro vero lancia una proposta? Il ministro ombra risponde: si può discutere, ma bisogna chiarire. Ovviamente non si chiarirà mai perché è nella natura della bufala il non chiarimento. Se si chiarisce che bufala è? In questi ultimi giorni le pagine dei giornali sono state impegnate su tre bufale. La prima, quella che da alcune setimane tiene banco riguarda l’idea di portare l’età della pensione per le donne a 65 anni. L’ha lanciata Brunetta e ne aveva parlato la Bonino richiamando una richiesta della commissione europea di parificare età degli uomini e età delle donne. Non si trattava né di una ingiunzione né si fissava l’età dell’ingresso nel grande mondo dei pensionati. Subito si apriva il dibattito.
Disponibili a discutere la proposta ministre ombra del Pd, mentre D’Alema e Veltroni mandavano al diavolo il Brunetta. Si discute ma, dicevano le “ ombre” purché si lasci alla donna la libertà di scelta. Si apriva il dibattito: tutti in campo, grandi spazi sui giornali. Lasciare o no questa libertà? Piccolo particolare, di cui noi,lo diciamo con un giusto senso di orgoglio, avevamo subito parlato: le donne già oggi se vogliono andare in pensione dopo i sessanta anni lo possono fare. Brunetta doveva sapere che una legge in tal senso esiste, così come le autorevoli esponenti del Pd, magari con lunga carriera parlamentare. Non lo sapevano.?Lo ignoravano? Dovrebbero arrossire della loro grossolana ignoranza. Allora di che si discute? Seconda bufala: il sogno di Berlusconi è quello di diventare il Presidente della Repubblica, con tutti i poteri di governo,eletto direttamente dal popolo, lui immagina una specie di dittatore democratico, se così si può dire. Si sa bene che per realizzare questo “sogno” bisognerebbe buttare a mare l’intera Carta Costituzionale e che ciò è praticamente impossibile. Ci vorrebbe un colpo di stato. Gli stessi giornali che promuovono tavole rotonde, mettono in campo schiere di costituzionalisti, sono molto scettici sulla possibilità che il “ sogno” si avveri. Berlusconi che pure ha lanciato l’idea afferma che ci vorrebbe un voto al 100% dei parlamentari. Allora di che si discute? Forse si prova a forzare l’opinione pubblica? Ma è questo il ruolo dei mezzi di informazione?Non crediamo che soetto al giornalismo cambiare la Costituzione. Anzi. Terza bufala: Sacconi, indirizzato dal premier, rivende la “ settimana corta” messa in atto da Angela Merkel in Germania per affrontare la crisi dell’occupazione.
Quella Merkel con cui di recente il nostro cavaliere ha cercato di giocare a nascondino. Grida di giubilo dei media i quali dimenticano di dire che né la signora tedesca né i signori italiani hanno inventato alcunché. Molti anni fa furono siglati accordi sindacali per la cassa integrazione a rotazione e per i contratti di solidarietà, come ricorda Giorgio Cremaschi della segreteria della Fiom. Ricorda anche che sono state le imprese, le grandi in particolare “ a respingere tali accordi- dice- perché hanno preferito ridurre il personale attivo con l’uso spesso discriminatorio della cassa integrazione a zero ore e della mobilità. In soldoni, per esempio, Cai poteva utilizzare i contratti di solidarietà per Alitalia invece di disporre a proprio piacimento del personale. Questo è il punto: le imprese non devono ridurre il personale, sia quello a tempo indeterminato che i precari, appunto usando i contratti di solidarietà. Il governo deve finanziare questi strumenti in modo da garantire a tutti i lavoratori un salario adeguato. Aggiunge Gugliemo Epifani, segretario generale della Cgil, che ben conosce la questione: il governo non faccia il furbo sbandierando la settimana corta per evitare di investire sugli ammortizzatori sociali. Intanto sui media si apre il dibattito, un tormentone, per discutere una cosa che già esiste. Si tratta solo di applicarla.Lasciando in pace le bufale.