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Il Bertinotti di lotta e di governo conquista gli alleati
Publie le sabato 5 marzo 2005 par Open-PublishingDentro il governo di centrosinistra, ma senza rinunciare alla propria identità comunista e radicale. Anzi, facendo di questa il pungolo continuo per la realizzazione di un serio programma di riforme. E’ questo il futuro che ieri Fausto Bertinotti ha tracciato per il suo partito, inaugurando a Venezia il sesto congresso di Rifondazione, l’ultimo al quale si presenterà da segretario. "Il governo per noi non è lo sbocco politico che proponiamo ai movimenti, né che diamo al nostro progetto politico. Noi partiamo dalla necessità, senza la quale nessuno può avere spazio politicamente a sinistra, di battere il governo Berlusconi, perciò di dover contribuire a costruire una alternativa di governo. E consolidiamo questa esigenza sull’analisi di un’Italia a un bivio, dentro un’obiettiva radicalizzazione della contesa". E poi ancora: "La presenza del Prc al governo è un passaggio che vive in funzione della crescita di un progetto riformatore nel paese, in funzione dell’incidenza dei movimenti e delle lotte, nella realtà sociale come sulle scelte politico-istituzionali".
Nella coalizione Bertinotti vuole portare "il peso dei movimenti" e di quell’avanguardia sociale che egli si sente di rappresentare: "Sentiamo ancor più l’esigenza di contribuire a creare in Italia una sinistra radicale capace di essere un soggetto largo, unitario e plurale, impegnato nella ricostruzione di un ciclo riformatore in cui si coniughino radicalità e gradualità, processo e trasformazione, democrazia e cambiamento". Una forza che sia anche una sorta di antidoto a quella ‘legge del pendolo’ di cui ha parlato più volte: "Se le sinistre portate al governo da un’ondata di malcontento si dimenticano delle ragioni del cambio e fanno politiche non troppo dissimili dalle destre, allora si opera una nuova crisi di fiducia e un abbandono, che ti può perdere e aggravare la crisi della politica".
Il partito disegnato dal segretario è una "forza antagonista", organica alla futura (eventuale) compagine governativa per "riprendere un cammino di riforme sociali e di struttura", ma collegata con quanto di nuovo sta emergendo nella società nell’opposizione alla "globalizzazione liberista" e al governo Berlusconi. Una forza che trova i suoi riferimenti culturali anzitutto in Karl Marx (citato più volte nel discorso) e nella sua analisi sullo sfruttamento della forza lavoro da parte del capitalismo, ma anche in pensatori non ortodossi, come i filosofi Martin Buber e Walter Benjamin, il socialdemocratico Eduard Bernstein, gli "eretici" Karl Korsch e Rosa Luxemburg, i cattolici padre Balducci e don Franzoni, e infine Antonio Gramsci, di cui ha citato in conclusione la sua nota frase "il compito del rivoluzionario è provare e riprovare".
In termini di strategie politiche, per Bertinotti il suo partito può competere con i riformisti per la guida dell’Unione, come ha dimostrato la vittoria del comunista Niki Vendola su Francesco Boccia (Margherita) alle primarie per scegliere il candidato del centrosinistra nelle elezioni regionali in Puglia. "Dove deve stare il timone riformista lo decide la democrazia, la partecipazione. I riformisti hanno sovente la propensione ad annettersi ciò che chiamano il timone dell’Unione. Ma io non sono d’accordo", ha detto: "Il timone riformista lo prende chi saprà rispondere più efficacemente ai due quesiti che ci stanno davanti: come cacciare Berlusconi e come costruire un’alternativa a lui e alla sue politiche".
Sono positivi i giudizi al discorso venuti dai leader del centrosinistra. Per Romano Prodi, "Bertinotti ha presentato il suo progetto di una Rifondazione come un partito riformista, che ha voglia di far parte della maggioranza riformista. Oggi ci sono tutte le condizioni per mettere in cantiere un’alternativa robusta che duri, con una linea di intervento politico forte". Prodi ha apprezzato che Bertinotti non abbia parlato di patrimoniale ma di un "sistema fiscale più equo", ma non ha nascosto le difficoltà che restano, soprattutto sul versante della politica europea: "Il problema della pace è tanto caro a me quanto a lui, ma io credo che un’Europa futura debba anche mettere assieme le forze e le risorse della difesa che dovranno essere indirizzate a obiettivi di pace, ma che dovranno esistere nel nostro futuro. E’ chiaro che su questo c’è una differenza molto forte, ma sulla maggior parte dei temi c’é un atteggiamento riformista che costituisce una base per un approfondimento costruttivo, e questo è un punto fondamentale".
Per il leader della Margherita Francesco Rutelli, "con Rifondazione c’é uno spirito di amicizia e di volontà di collaborazione, certamente si arriverà a una sintesi sul programma", mentre per il socialista Ugo Intini "Bertinotti ha parlato il linguaggio di una sinistra libertaria che guarda non al passato ma al futuro". Più che positivo il giudizio anche del segretario dei Ds Piero Fassino: "Mi pare sia definitivamente superata la contrapposizione del 2004 nell’Ulivo. La proposta che Fausto Bertinotti oggi avanza è quella di un partito che collochi la sua radicalità dentro l’alleanza del centrosinistra". Meno convinto è Armando Cossutta, che lasciò il partito quando Bertinotti tolse l’appoggio al governo Prodi: "Mi auguro che la scelta di Rifondazione di stare dentro il centrosinistra duri per tutti e cinque gli anni della legislatura".
http://www.rassegna.it/2005/attualita/articoli/politica/congressoprc.htm




