Home > Il PIL. L’altro modello
Da Report (sunto)- Milena Gabanelli, Michele Buono, Piero Riccardi
16 Marzo 2008
1968, ROBERT KENNEDY, UNIVERSITA’ DEL KANSAS
“Non troveremo mai un fine per la nazione ne’ una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, ne’ i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicita’ delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualita’ della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidita’ dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura ne’ la nostra arguzia ne’ il nostro coraggio, ne’ la nostra saggezza ne’ la nostra conoscenza, ne’ la nostra compassione ne’ la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto cio’ che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Puo’ dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”.
..
Robert Kennedy pronuncio’ questo discorso il 18 marzo del 68, tre mesi prima di essere ucciso in un hotel di Los Angeles. La nostra economia si basa su un modello di sviluppo che si misura con il Pil cioe’ produrre, buttare e produrre all’infinito. Ce la fa il pianeta e tutti noi a sopportare questo modello o e’ possibile progettarne un altro senza diventare piu’ poveri? Di questo parleremo.
I ribelli dell’energia, un’esperienza tedesca
SCHONAU- Germania
L’esplosione di Chernobyl nel 1986 scateno’ una grande inquietudine anche in Germania perche’ la radioattivita’ non si era fermata ai confini ma era arrivata in Francia, in Germania, in Italia. Fu chiaro che dovevano fare qualcosa. A Schonau, un paese di 2500 persone, 10 ANNI FA, un gruppo di abitanti, persone semplici, si e’ comprato una rete elettrica. I ribelli dell’energia propongono alternative realizzate con mezzi pacifici. Il ribelle e’ uno che al momento non ha maggioranza ma che combatte per uno scopo e alla fine ci riesce ad ottenerla questa maggioranza.
.
(Anche in Italia c’e’ gente in gamba, non certo al governo o al parlamento o nelle amministrazioni pubbliche, che fa cose notevoli. Come all’interporto di Padova dove hanno deciso: poco traffico su gomma, molto su rotaia. Ogni contenitore e’ un camion in meno tolto dalla strada e portato su ferrovia. 20 vagoni sono 60 camion in meno.)
(Puglia. Tra Bari e Taranto. 60 imprenditori cercano un nuovo modello di sviluppo e si consorziano: la Costellazione Apulia. Raccolgono 1237 tonnellate di vetro, risparmiando 134 t di petrolio. Come dice l’imprenditore ROBERTO LORUSSO: “La cultura dell’incremento del PIL significa aumento smisurato di produzione di merci, merci inutili al benessere dell’uomo ovviamente prodotte in grandissima quantita’ che consumano una grandissima quantita’ di risorse.”
MILENA GABANELLI
Sentire degli imprenditori dire che si producono troppe merci inutili sembra follia ma non lo e’, cercano un modello che permetta di non impoverirsi e vivere meglio utilizzando meno risorse. Nel nostro schema di sviluppo c’e’ qualcosa che non va, infatti abbiamo paura che Cina e India arrivino a consumare quanto noi, perche’ sarebbe il collasso del sistema. Bisogna ripensare tutto. Quello che diceva Bob Kennedy nel 68, lo diceva un grande dirigente Fiat, banchiere e fondatore del club di Roma, Aurelio Peccei. Nel 72 insieme con un gruppo di imprenditori economisti e scienziati finanzio’ una ricerca al Mit di Boston per sapere dove ci avrebbe portato il nostro tipo di crescita economica. Nel modello misero popolazione, cibo, risorse naturali, sviluppo industriale, inquinamento. Il risultato fu che stavamo andando verso il collasso del sistema. Bisogna invertire la rotta.
“Ritengo che l’errore umano fondamentale sia l’arroganza dell’uomo che ritiene che tutto sia a sua disposizione e puo’ fare qualsiasi cosa di questo piccolo pianeta”. (Aurelio Peccei)
C’e’ qualcosa cosa che non va tra l’idea di una crescita infinita e un pianeta limitato. Gli scienziati che studiavano i limiti dello sviluppo continuarono a verificare quanto ognuno di noi consuma ed emette, l’impronta ecologica e la capacita’ di carico del pianeta, cioe’ quanto e’ in grado di sopportarci la Terra. E la conclusione e’ che il pianeta non ci sopporta piu’.
JORGEN RANDERS - ECONOMISTA
L’ umanita’ sta vivendo oltre la capacita’ di carico della Terra, emettiamo piu’ gas serra di quanto il sistema terrestre possa assorbire.
Se tagli gli alberi di una foresta piu’ velocemente della loro ricrescita, se tagli centinaia di alberi ogni anno e ne ricrescono solo 50, dopo poco la foresta sara’ vuota, non avrai piu’ legname per costruire. Questo e’ un es. tipico di collasso: tagliare alberi piu’ velocemente della loro ricrescita!
(Andare piu’ veloci della capacita’ di rigenerazione della natura in tutti i campi: produrre, consumare, buttare via per poter ancora consumare e cosi’ all’infinito. E a mandare avanti il sistema c’e’ l’energia fossile: carbone, gas, petrolio che non sono infiniti.)
DAVIDE TABARELLI - PRESIDENTE NOMISMA ENERGIA
La domanda mondiale di petrolio e’ in continua crescita. Negli ultimi 7 anni e’ aumentata di 8 milioni barili al giorno, ogni anno la domanda aumenta di piu’ di un milione barili al giorno, l’Italia e’ il 6° consumatore mondiale, con 1.8 milioni barili al giorno, praticamente per far muovere automobili. Questa domanda fa fatica ad essere coperta dall’offerta perche’ gli investimenti non sono stati sufficienti e perche’ in 30 anni non si sono piu’ scoperti grandi giacimenti e forse nel Medio Oriente non c’e’ il petrolio che dicono.
(A sentire le imprese energetiche e le agenzie governative le risorse sembrano infinite, certo non possono dire chiaro e tondo “Finra abbiamo estratto tot miliardi di barili, ce ne rimangono altrettanti”. Il prezzo del petrolio ha superato i 100 dollari a barile. Speculazione a parte, c’e’ proprio un’assenza fisica di greggio. Siamo al picco di produzione di carbone, gas, petrolio, dopo di che comincia la discesa.
UGO BARDI - PRESIDENTE ASPO – ITALIA conferma che siamo al massimo storico, la quantita’ di petrolio estraibile e’ finita, gia’ nel 2009 avremo dei problemi a compensare il declino, verso il 2010 non potremo piu’ farlo, dal 2010 comincera’ il calo di produzione. Dovremmo rallentare, organizzarci per un uso piu’ razionale dell’energia fossile. E invece il sistema continua come se la produzione fosse infinita.
In Italia abbiamo 60 autovetture ogni 100 abitanti contro la media europea di 46.
Abbiamo un primato europeo e quasi mondiale, superati solo dagli Stati Uniti.
Un’offerta scarsa di trasporto pubblico spinge la domanda verso l’acquisto di piu’ auto e piu’ carburante per farle muovere.
Noi umani usiamo la natura in due modi, come miniera e come discarica.
Dalla miniera che si sta esaurendo prendiamo sempre piu’ energia, nella discarica che trabocca buttiamo sempre piu’ Co2, anidride carbonica che fa aumentare l’effetto serra.
Dovevamo rispettare i protocolli di Kioto per il Co2 ma per i gas serra siamo al 12.1% sopra l’emissione del ‘90. Non solo non siamo stati ai patti, ma abbiamo emissioni superiori del 20%.
Questo vuol dire acquistare crediti di emissione di Co2 sul mercato internazionale tra gli 8 e i 12 miliardi di euro, oltre a pagare una penale a Bruxelles per non aver rispettato gli impegni comunitari. Cifre che pesano sul bilancio dello Stato cioe’ sulle nostre tasche.
Per le polveri sottili, il Pm10, quelle che ci fanno ammalare e che provocano piu’ di 39.000 morti l’anno, solo in Italia, secondo l’OMS, vediamo la crescita di particolato molto fine quindi che penetra nel sangue e si manifesta nel polmone, vescica e tioride, scatenando cancro.
La soluzione non e’ fermare le auto per qualche giorno; il massimo di concentrazione di polveri sottili non deve superare i 40 microgrammi l’anno, ma in molte citta’ questo limite viene sfondato gia’ al 41° giorno dell’anno.
Ci vorrebbe un piano integrato generale sul trasporto per risparmiare carburante, ma non c’e’. Nessun Governo lo ha fatto.
Ci sono soluzioni virtuose solo a livello locale.
A Parma dal 2006 tutte le mattine 42 vetture del trasporto pubblico portano i bambini a scuola. 84 viaggi di bus tagliano 2.000 spostamenti di auto se i bambini li accompagnassero i genitori. 5 parcheggi di scambio gratuiti intorno la citta’ per intercettare automobili che altrimenti entrerebbero dentro Parma. Con un euro arrivi dentro Parma, giri per tutto il giorno e ritorni indietro. Quindi tra andata e ritorno si eliminano altri 5000 spostamenti. Piste ciclabili, biciclette comunali che puoi prendere quando ti pare con una carta magnetica. E la sera il bus a chiamata, nel senso che lo chiami, ti metti d’accordo sull’orario e lui ti dice dove aspettarlo. Nel 2008 poi a chiudere il cerchio il car sharing, automobili in condivisione, basta fare un abbonamento non la possiedi ma la usi solo quando ti serve veramente.
All’Ospedale Maggiore di Parma il posteggio e’ stato ridotto a un massimo di 600 macchine, riducendo drasticamente gli accessi, per es. inducendo il personale a usare mezzi pubblici. A quelli che provano di venire almeno in 3 con la stessa auto si dà un parcheggio gratuito all’interno dell’azienda, gli altri no.
Hanno usato il mobility manager aziendale. Ne hanno nominati 31. Da aziende varie, dalla Barilla, con 3.000 dipendenti, all’ospedale che ha 3.500, o Inail, Inps con 150.
Il mobility manager taglia viaggi inutili di auto e quindi carburante e inquinamento, e’ previsto in tutte le citta’ e tutte le aziende da un decreto ministeriale del 1998. Ma di fatto non esiste. Quelli operativi sono oggi non piu’ di 60.
A Padova hanno un interporto intelligente.
Le merci in Italia per l’80% viaggiano sui camion che fanno su e giu’ per tutto il paese. Ma Padova Interporto usa il Terminal intermodale: i camion che fanno solo la parte iniziale e finale del viaggio, e il percorso di mezzo, il piu’ lungo, lo fa la ferrovia.
Padova ha tolto dalle strade 350 mila camion all’anno in un’area tra i porti del Tirreno e il porto dell’Adriatico che e’ Trieste per noi, ed i porti del Nord Europa.
Il settore distriparc e’ un magazzino in comune tra fornitori e clienti dove si razionalizzano i viaggi delle merci. Es.: 2 fornitori nel Nord spediscono merci a 2 clienti nel Sud. Ci sarebbero 2 camion andata e ritorno. Si fa un solo viaggio e col rientro magari si fa un recupero di merci e di materiale da un fornitore a meta’ strada.
Nel cityporto, invece, i corrieri non entrano dentro Padova e scaricano in magazzino. Le merci sono divise per zone e bastano 6 mezzi invece di 30 per fare le consegne. Cosi’ si tagliano km e carburante. Sono 172.000 km anno evitati nel centro storico. Il carburante risparmiato a Padova e’ di 13.000 litri. Nei 15 mesi monitorati sono stati risparmiati 41 kg di Pm10 e 38 t di Co2. Attenzione che di solito il pm10 viene misurato in microgrammi, 41 kg e’ un quantitativo molto interessante.
E se si facesse cosi’ in tutta Italia? Quanto sarebbe il carburante risparmiato? E l’inquinamento?
Il trasporto cosi’ com’e’ e’ responsabile per un terzo del consumo e dell’inquinamento. E allora? Ci vorrebbe un piano generale trasporti con cui si fa muovere tutto, merci e persone tenendo conto dell’ambiente. Per es. se investi sulla Tav pensi anche ai treni regionali, se costruisci una tangenziale pianifichi i parcheggi e i bus che ti portano in citta’. Un piano generale trasporti varato dal ministero esiste, ma e’ variabile secondo degli interessi di bottega, modificato o ostacolato da un ministro all’altro, perche’ non e’ un obiettivo fondamentale di governo.
E intanto aumenta la richiesta di carburante per camminare.
Finora abbiamo consumato mille miliardi di barili. Ce ne restano altrettanti. Siamo al famoso punto di mezzo. Ci restano 30-40 anni di produzione di petrolio sempre piu’ caro.
Ma il futuro potrebbe essere nel silicio, che serve per fare le celle solari, le celle fotovoltaiche.
O potremmo anche usare meglio quello che abbiamo, come fanno a Wuppertal per la monorotaia che esiste da 100 anni e la citta’ si e’ sviluppata sulla sua direttrice.
La monorotaia ha un sacco di acciaio e ferro e si e’ deciso di mantenerla.
L’energia contenuta negli oggetti si chiama energia grigia. Se si allunga la vita degli oggetti, si risparmia energia e non si riempie la discarica.
Come fanno a Colorno in Pianura padana, vicino Parma e negli altri comuni che si sono voluti chiamare virtuosi e non sono certo tutti gli 8.101 comuni italiani.
MARCO GRISENTI - UFFICIO AMBIENTE COMUNE DI COLORNO
Per quanto riguarda pc e materiale informatico una parte, i piu’ recenti vengono recuperati e riutilizzati presso scuole o altre strutture. Chi e’ interessato viene e visiona il materiale che c’e’ a disposizione e gli viene assegnato.
Ci sono poi i supermercati che danno le merci sfuse, come il detersivo che ognuno mette nel suo flacone, elimina gli imballaggi, la plastica, e costa fino al 70% in meno.
Nella mensa scolastica di Colorno da settembre si beve acqua di rubinetto, non c’e’ piu’ il riciclo della plastica e si azzera il trasporto delle bottiglie d’acqua su e giu’ per l’Italia sui camion. Solo di bottiglie di plastica si ha un risparmio per una mensa di 10 sacchi al giorno. Proviamo a immaginare questo risparmio generalizzato a tutte le mense italiane.
Ma anche gli scarti possono essere riciclati.
I 60 imprenditori di Apulia si sono associati in modo che gli scarti, i rifiuti, le esternalita’ di un’impresa diventino materia prima per un’altra.
Per es. i pneumatici. Qui c’e’, per es., una pavimentazione antitrauma, che potra’ essere poi ancora riciclata.
ROBERO LORUSSO - IMPRENDITORE BARI
Posso fare economia con i viaggi in treno. Posso decidere di concordare con un mio cliente l’erogazione di un prodotto/servizio in determinate ore del giorno dicendo che arrivero’ da lui non prima delle 10 e 30 ed andro’ via alle 18 perche’ il mio personale viaggia solo con treno. E puo’ darsi che anche lui lo faccia.
Ci sono poi le Fondazioni di recupero.
Una recupera libri, invece di mandare al macero quelli che non si vendono piu’. A Taranto cercano di recuperarli e di ridistribuirli su tutto il territorio nazionale privilegiando in modo particolare le scuole.
C’e’ anche il recupero degli spazi: studi attrezzati, sale riunione, magazzini, spazi verdi… L’inutilizzo di uno spazio e’ spreco, l’inutilizzo di spazi in auto e’ spreco, l’inutilizzo degli scarti di produzione e’ spreco, l’inutilizzo della mia banda internet e’ spreco. Anche la banda internet puo’ essere messa a disposizione di studenti o persone deboli gratis.
Gli scambi sono doni, non merce, producono ricchezza culturale, sociale, riducono l’impatto delle nostre azioni sull’ambiente. Ma siccome non c’e’ passaggio di denaro non fanno PIL. Eppure tutti hanno potuto godere di beni, compresa la comunita’. E’ un esempio di crescita senza spreco di risorse. E tutto questo sfugge al calcolo del PIL, il prodotto interno lordo che misura la ricchezza di una nazione sulla produzione delle merci e sul consumo delle risorse.
MAURIZIO PALLANTE - ECONOMISTA DELL’AMBIENTE
Maggiore e’ la crescita delle merci che si scambiano col denaro, maggiore e’ il PIL, il benessere di un paese e’ misurato su questo, ma e’ un errore. In realta’ il concetto di merce non corrisponde al concetto di bene, per cui possiamo avere delle merci che fanno crescere il prodotto interno lordo che quindi richiedono denaro e cosi’ via, che non sono effettivamente dei beni (se un ponte crolla e uccide 200 persone, il PIl cresce ma questo non e’ un bene). Tutta l’energia in piu’ che si consuma in una casa mal costruita, tutta la benzina in piu’ che si consuma in una coda, sono merci che fanno crescere il PIL e quindi il giro di denaro, ma che fanno diminuire il benessere. Noi dobbiamo disaccoppiare il concetto di merce dal concetto di bene. E a questo punto abbiamo bisogno di indicatori diversi per misurare il benessere di una nazione e dei suoi abitanti.
Il concetto di merce e benessere e’ stato per esempio disaccoppiato in quei comuni che hanno introdotto la ricarica per il detersivo, il vino, il latte, o l’acqua minerale, il risultato e’ che si sono utilizzate meno risorse, ne ha guadagnato l’ambiente con meno rifiuti e minor costi di smaltimento. Questo vale per Colorno, per quel consorzio di 60 aziende pugliesi e tutti quei comuni virtuosi che hanno iniziato ad invertire la tendenza. E’ un’idea di economia applicabile in tutti i campi e si basa sul miglior utilizzo della risorsa necessaria a produrre qualunque bene, l’energia. Petrolio e gas inquinano, possiamo far finta di niente, ma un giorno o l’altro finiranno. Per questo e’ importante integrarli con altre fonti di energia e utilizzarli al meglio per farli durare di piu’.
Un es. viene da Schonau, il paese della foresta nera dove consumano meno energia, ma non hanno smesso di fare quello che facevano prima, un esempio di una liberalizzazione dal basso.
continua su
Nuovo masada 654
Messaggi
1. Il PIL. L’altro modello, 19 marzo 2008, 11:17
Cara Viviana, oggi parlano tutti di PIL come se fosse la grandezza macro-economica più importante, se non decisiva !!
La discussione sul PIL tende sempre ad essere incanalata nel vecchio ed ormai obsoleto filone "sviluppista", nel quale le considerazioni di sostenibilità, equità e qualità dello sviluppo non sono minimamente presenti e che ormai sono invece del tutto imprescindibili.
E’ chiaro che ai grandi potentati economici : banche, trust finanziari, multinazionali del petrolio e degli armamenti etc, interessa solo l’aspetto quantitativo dello sviluppo e del "progresso" propriamente detto e cioè dell’attuabilità di un processo di miglioramento delle condizioni economiche e sociali della gran massa degli esseri umani, non gliene può fregare di meno !!
Discutere di PIL serve solo a giustificare politiche antipopolari, finalizzate solo a ridurre lo welfare-state , per consentire la rapina delle risorse pubbliche da parte delle grandi concentrazioni capitalistiche private !!
MaxVinella
1. Il PIL. L’altro modello, 19 marzo 2008, 15:20, di viviana
Caro Max, dici cose giuste. Una volta mercificato tutto l’esistente e ridotto l’uomo a puro consumatore o a lavoratore senza diritti che per l’azienza viene considerato in termini di puro costo morto, il resto della degradazione è stato conseguente.
Quello che è stato più grottesco è doversi studiare all’università le regole economiche, le regole del mercato, i grandi economisti come Keynes e altre balle varie. Non si sono mai vergognati, costoro, di codificare come regole assolute dell’economia autentiche vergogne che non solo teorizzano un mercato inesistente ma hanno fatto anche da giustificativo "teorico" per una depredazione vandalica? E non si vergognano quegli economisti che oggi paventano le crisi della Borsa di non parlare mai della necessità di regolamentare finalmente lo sciacallaggio insano che viene fatto della finanza? Così’ che mercato e Borsa invece di assumere almeno caratteri di formale civiltà si manifestano come le due principali sciagure dle mondo moderno?
viviana
2. Il PIL. L’altro modello, 20 marzo 2008, 10:03
Cara Viviana, è chiaro che i vari premi Nobel per l’economia e le loro più o meno stravaganti teorie servono solo a dare una vernice di scientificità a politiche economiche finalizzate a sempre più favorire la concentrazione di risorse e ricchezza in un numero sempre più ristretto di mani , fino ad arrivare, temo, alla formazione di un mostruoso "moloch" economico che possiederà il novantanove per cento di tutto il globo terracqueo, dal potere smisurato e al vertice di un impero del male che nemmeno il nazi-fascismo aveva osato immaginare !!
MaxVinella