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Il Prc deve vivere per l’oggi e per il domani
di Gilberto Volta, Villanova di Castenaso (Bo)
Caro direttore, tu hai certamente il diritto di scrivere che non puoi nasconderci il tuo «terrore che in questo partito finisca per prevalere una tendenza "politicista" e identitaria che si accontenta soddisfatta dalla sopravvivenza del comunismo e ritiene superflua l’analisi, la lotta politica, la capacità di costruire alleanze» ("Liberazione", 26/07/2008). Ma posso scrivere io sul giornale del Partito al quale appartengo che avevo il terrore esattamente opposto, cioè che prevalesse l’idea di far sì che il Prc si sciogliesse in un nuovo partito genericamente di sinistra?
Il VII Congresso ha deciso che il Prc deve vivere per l’oggi e per il domani per fare l’opposizione a Berlusconi e per rappresentare e difendere le classi sociali dipendenti direttamente e indirettamente dal padronato, il quale, fra l’altro, ritiene equa una misura palesemente iniqua come il non reintegrare nel posto di lavoro il lavoratore, per di più precario, che abbia dimostrato davanti al giudice di avere subito un torto e di avere pienamente ragione.
Spero, allora, che "Liberazione" sia il giornale di questo Prc (che non si vede perché dovrebbe ritenere superflua l’analisi, la lotta politica, la capacità, soprattutto, di costruire alleanze) e non di un Prc che aspiri al suo auto scioglimento per ritrovarsi come semplice tendenza culturale in un partito unico della sinistra, come anche Claudio Fava (Sd), parte dei Verdi e, forse, del Pdci vorrebbero.
Tanto valeva, per giungere a ciò, subito e non 17 anni dopo dare ragione a Occhetto! Colgo l’occasione per esprimere le mie enormi delusione e amarezza per la decisione di Nichi Vendola non tanto di costituire un’area politica ("Rifondazione per la sinistra"), quanto di rifiutare qualsiasi responsabilità nella gestione del Partito, che, secondo me, dovrebbe essere unitaria in quanto il Prc è di tutte e tutti i suoi membri.