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Il Riformista dà l’Oscar del miglior politico a Berlusconi
Publie le venerdì 13 marzo 2009 par Open-PublishingIl Riformista ha dato a Berlusconi l’Oscar per la politica.
Posso capire Fini che incorona Berlusconi Presidente della Repubblica perché spera di prendere il suo posto a capo del Pdl, ma Il Riformista in cosa spera?
Comunque, in nome della piaggeria più smaccata, Polito dà l’Oscar di miglior politico dell’anno a tre uomini politici: Tremonti, Berlusconi e Franceschini.
Franceschini deve ancora far vedere di che è capace, ma Tremonti e Berlusconi sappiamo benissimo di cosa sono stati capaci (le classifiche europee ci mettono tra i peggiori paesi del terzo mondo), e se Il Riformista li apprezza fino a premiarli, ci cadono proprio le braccia. In Europa questi due signori sono emerite nullità e nemmeno compaiono nell’elenco di 50 politici che salveranno il mondo stilato dal Financial Times. Ma la cortigianeria non ha scuse ed è pure bypartisan. Del resto la Stato sa come ripagarla.
Il Riformista, né destra né sinistra, cosiddetta sinistra arancione ma nemmeno veltroniana, non si sa bene che bestia sia, ma in questi tempi di trasformismi può andare di moda, anzi il titolo Il Trasformista gli sarebbe più indicato, è un quotidiano fantasma, fantasma perché nessuno lo ha mai visto in edicola e perché, come tutti i fantasmi, sta in un limbo artificiale che nulla ha a che fare col mondo reale.
Nasce nel 2002 fondato da Antonio Polito e ideato da Claudio Velardi, già consigliere politico di quel D’Alema della famigerata bicamerale, il peggior atto di riformismo pro-berlusconi, anti-sinistra e anti-democrazia che la cosiddetta sinistra italiana abbia mai perpetrato.
Figura subdolamente come un quotidiano di sx e nessuno ha mai visto che qualcuno lo compri in edicola. Ha attualmente 24 pagine (quotidiano leggero), contiene articoli smaccatamente di destra, tipo la lotta alla regolamentazione del conflitto di interesse o al riordino del sistema televisivo, o l’attacco alle intercettazioni giudiziarie, anzi su questo Polito è un capostipite già dai tempi delle scalate bancarie.
Pubblica articoli di Tariq Ramadan, Guia Soncini, Ritanna Armeni, Giampaolo Pansa (quello che attaccato la resistenza), Andrea Romano, Marco Ferrante, Beppino Caldarola (già diretto dell’Unità) Maurizio Costanzo (massone), Filippo Facci (inguardabile!), Luciano Violante (sigh!), Alberto Mingardi, Antonello Piroso, Chicco Testa e recentemente Sansonetti dopo il suo distacco da Liberazione e Rina Gagliardi (doppio gulp!).
Il suo editore è quel Giampaolo Angelucci , magnate proprietario di cliniche, che edita anche Libero, già indagato e posto agli arresti domiciliari per l’inchiesta della procura di Bari sulle tangenti nella sanità pugliese.
Polito è dal 2006 senatore della Margherita poi nel Pd ma non rieletto, e, come senatore, precede Brunetta tentando un decreto contro i fannulloni della PA.
Questo giornalucolo vende (si fa per dire) 2000 copie (ha più lettori un blog come Masada), loro dicono 10.000 ma sono da dimostrare anche le 2000, per cui, grazie a una legge leghista, prende 2.2 milioni, 4 miliardi e mezzo di lire, di finanziamento pubblico, pari a 1.100 € per lettore. E non è strano che anche nella crisi attuale solo Grillo proponga di eliminare le sovvenzioni ai giornali? Fanno 700 milioni di € l’anno, 6 volte quanto Tremonti ha dato realmente con la social card.
Insomma per ogni copia che Il Riformista dice di aver venduto, lo Stato gli paga 4 euro! Ed essendo la redazione formata da una quindicina di persone vengono 150.000 € a testa per non parlare di quello che si prende Polito. Se non fosse per la legge della Lega che ha voluto questo finanziamento pubblico, il Riformista non esisterebbe nemmeno, ma si sa per la lotta a Roma ladrona tutto è concesso, anche di arricchirla vieppiù. Siamo o non siamo il regno degli ossimoro? E sono o non sono gli elettori leghisti i peggiori nemici di se stessi?
Come dice Travaglio: “Dev’essere una bella fortuna, per un politico, non avere elettori. Un po’ come, per un giornalista, non avere lettori. Antonio Polito assomma su di sé entrambe le fortune.”
Ed è proprio per non essere né carne né pesce e per la sua voglia di tenere i piedi in due staffe che può prendersi 2,2 milioni di euro all’anno. Virtù delle italiche sorti che i furbi li premiano e i geni li mandano storti!
Scriveva Marco Travaglio: “Illegali, dunque, non sono le scalate bancarie dei Fiorani, Consorte, Ricucci & C., e nemmeno la cupolona di Lucianone & C. No, illegali sono le intercettazioni disposte dai giudici e quelle pubblicate dai giornali: «Il rischio più grave che corre l’Italia dai tempi delle leggi speciali del fascismo». Ecco, i tentati golpe, le stragi di piazza Fontana, piazza della Loggia, Italicus, treno 904, Bologna, Ustica, il terrorismo rosso e nero in combutta con i servizi segreti, per non parlare di quelle politico-mafiose a Palermo, Roma, Milano e Firenze, sono acqua fresca a confronto dei giudici che intercettano i furfanti e dei giornali che ne informano i lettori. Bisogna cambiare la legge. L’uso che pm e giornalisti fanno delle intercettazioni è «abusivo e illegale»…
Ma Polito Margherito va capito: ha appena scoperto, con sua grande sorpresa, che i giudici intercettano «per cercare gli indizi di reato». Capito come siamo ridotti? Abbiamo magistrati che, in ossequio alla legge, cercano le notizie di reato, anziché restarsene in ufficio ad aspettare che piovano dal cielo. E, quel che è peggio, le trovano pure. Il piccolo giureconsulto campano ne fa una questione di «fair play». Come dargli torto? È inelegante che un giudice possa intercettare un delinquente mentre il delinquente non può intercettare un giudice. Non è sportivo. Perciò cambiare la legge, limitando «lo strumento investigativo in mano ai pm» e «sanzionando i giornali che pubblicano telefonate», non basta. Lui sogna una commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso delle intercettazioni.
Non sa che la Costituzione proibisce al Parlamento di sindacare l’attività dei magistrati. Si chiama divisione dei poteri: forse non era un riformista, ma deve averla inventata un tale Montesquieu…È un vero peccato che Polito Margherito sia arrivato in Parlamento solo ora. L’avessero eletto nel 2001, Bellachioma avrebbe trovato un valido alleato quando, in pieno scandalo Bancopoli, tentò di tagliare le mani ai pm e ai giornalisti. E oggi Fazio sarebbe governatore di Bankitalia, Fiorani titolare di Antonveneta, Consorte&Sacchetti della Bnl e magari Ricucci del Corriere, mentre Moggi continuerebbe a spadroneggiare su arbitri e designatori, giornalisti e moviolisti, ministri e alti ufficiali, pilotando i campionati dalla serie A alla promozione. Prospettive non troppo avvincenti per milioni di risparmiatori e di sportivi. Dei quali però, comprensibilmente, Polito Margherito non si occupa. Almeno finché, nella passeggiata quotidiana tra il Riformista e Palazzo Madama, non ne incontrerà uno che lo riconosca. Ma è così piccino, tenero e indifeso che non glielo augureremmo mai, per nessuna ragione al mondo..”
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da masadaweb.org