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Il Watergate che c’è stato e quelli che non ci saranno mai
Publie le mercoledì 9 agosto 2006 par Open-Publishing
Anniversario, 8 agosto. La morale degli americani
Il Watergate che c’è stato
e quelli che non ci saranno mai
Piero Sansonetti
L’otto agosto del 1974 Richard Nixon si dimise dalla presidenza degli Stati Uniti. Nixon è l’unico presidente americano, di tutta la storia americana, ad essersi dimesso prima della fine del mandato. Così come il suo successore, Gerald Ford, è l’unico presidente degli Stati Uniti ad aver ottenuto l’incarico senza essersi mai sottoposto ad una prova elettorale (il vice di Nixon, eletto con lui nel 1972, era un certo Spiro Agnew, che si era dovuto dimettere dalla vicepresidenza qualche mese prima della caduta di Nixon). Nixon si dimise, come sapete, perché travolto da uno scandalo di tipo spionistico, conosciuto come lo scandalo Watergate. Il Watergate (cancello d’acqua, tradotto alla lettera) è il nome di un lussuoso albergo di Washington che fu il luogo fisico dello scandalo che costò il posto a Nixon. Da allora la desinenza “gate”, che in realtà vuol dire cancello, è diventata in tutte le lingue del mondo sinonimo di scandalo: l’Irpiniagate, o il calciogate, il Ciagate, l’Irangate eccetera.
In che consisteva il Watergate? Niente di speciale. Fu un tentativo, da parte del partito repubblicano guidato da Nixon, durante la campagna presidenziale del 1972, di danneggiare il candidato democratico - George McGovern - il cui quartier generale era appunto in alcune stanze dell’hotel Watergate. Nella notte del 17 giugno del 1972 cinque individui si introdussero in questa sede dei democratici e si portarono via qualcosa - documenti, nastri registrati ed altro. Passava di lì una guardia giurata, per puro caso, li vide, chiamò aiuto li fece arrestare. Non se ne seppe più nulla per molto tempo, fino a dopo le elezioni di novembre. Nixon stravinse quelle elezioni, con oltre il 60 per cento dei voti ed ottenne il secondo mandato (nel 1968 aveva sconfitto Hubert Humphrey per una manciata di voti ottenendo la più bassa percentuale elettorale mai ottenuta da un presidente americano dai tempi di Wilson e cioè dal 1912). Nei primi mesi del ’73 iniziarono a venir fuori molte cose su quello scasso al Watergate. Si scoprì che uno degli arrestati era un alto dirigente del Gop (la sigla del partito repubblicano: Grand Old Party) e un altro era un elemento importante della Cia. Il 30 settembre del ’73 viene arrestato addirittura un uomo dello staff di Nixon. Si chiamava Gordon Liddy. Lo scandalo esplode. Il Washington Post ci salta su e decide di buttarsi anima e corpo con l’obiettivo di abbattere il presidente. Due giovani cronisti molto intraprendenti e molto americani vengono distaccati 24 ore su 24 al caso. Lavorano bene e diventano famosi. Si chiamano Bob Woodward e Carl Bernstein e ancora oggi sono due dei più prestigiosi opinionisti americani. Loro trovano una fonte segreta, che viene battezzata Gola Profonda (e da allora Gola Profonda diventa sinonimo di informatore) il quale li rifornisce di tutte le notizie necessarie ad incastrare il presidente. Questo signore, si scoprirà 30 anni dopo, non è un uomo politico di primo piano, come si pensava (si pensò persino ad Henry Kissinger) ma è un agente del Fbi (un certo W. Mark Felt, oggi novantenne).
Lo scandalo si avvicina sempre di più al presidente, che si difende in tutti i modi, anche deponendo ministri e giudici, ma la Corte suprema il 24 luglio del ’74 gli impone di consegnare nastri e documenti che Nixon aveva secretato. Tre giorni dopo la Camera dei deputati avvia il procedimento di impeachment. Nixon è rovinato. L’otto agosto si dimette.
Il Watergate resta la prova provata dell’indipendenza e dell’aggressività della stampa americana. Davvero è così? Certo, se mettiamo a paragone la stampa americana e la nostra, la loro indipendenza rifulge. E tutto fa credere che Nixon effettivamente fu abbattuto non da una manovra di palazzo, o da lotte interne al suo partito, ma dall’ostinazione di una testata giornalistica e dall’ambizione di due giovani cronisti. Resta però un dubbio enorme sul senso delle proporzioni e sulla gerarchia di valori morali della stampa e dell’opinione pubblica degli Stati Uniti. In tutta la storia di questo paese ci sono tre soli casi di impeachment. Il primo caso è della seconda metà dell’ottocento, protagonista il presidente Andrew Johnson, erede di Lincoln, accusato di avere illegittimamente licenziato un ministro, e che evitò di essere condannato, al Senato, per un solo voto. Poi c’è il caso di Nixon, che aggirò l’impeachment dimettendosi, e poi si salvò dalla galera perché perdonato dal suo successore (da lui stesso nominato...). E infine c’è il caso di Clinton, che nel 1998 la fece franca per il rotto della cuffia (soprattutto grazie al soccorso che giunse dalla lobby dei deputati e dei senatori neri, i quali costrinsero Al Gore a non abbandonare il presidente): Clinton era accusato di cattiva condotta sessuale e di avere detto delle bugie su questa condotta.
Voi vedete bene che tutto questo è paradossale. Ronald Reagan, ad esempio, vendette armi all’Iran, violando l’embargo da lui stesso deciso, e coi soldi guadagnati in nero finanziò il terrorismo contro il Nicaragua, ma tutto questo fu considerato non meritevole di impeachment, al massimo di censura politica. Ci furono migliaia di morti. E il giovane Bush, attuale presidente, ha trascinato il suo paese in una guerra rovinosa - che già gli è costata la vita di migliaia di ragazzi americani (e di circa 200 mila iracheni) e che ha gettato l’intero medioriente in una bolgia bestiale e ha determinato una rottura difficilmente ricomponibile tra mondo arabo e occidente - mentendo consapevolmente ed esibendo volontariamente prove false sulle armi di distruzioni possedute (ma non era vero) da Saddam Hussein. Anche per lui, niente.
Non c’è un problema che riguarda il sistema istituzionale americano, che è molto efficiente. C’è un gigantesco problema culturale che riguarda l’incapacità di distinguere tra bene e male e nel capire che cos’è la morale, e nel distinguere tra il sesso orale e la guerra atomica. Questo problema è grandissimo, e tocca tutti noi, perché oggi il potere degli stati Uniti sul mondo è gigantesco.