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Il bivio di Vendola

Publie le sabato 11 giugno 2011 par Open-Publishing

Dopo le elezioni amministrative vi sono stati diversi pronunciamenti da parte di esponenti e partiti del centro sinistra e della sinistra. In attesa dei 4 referendum, che speriamo raggiungano il quorum (e il cui esito indurrà ulteriore elementi di riflessione), ci sembra utile fare alcune considerazioni. A partire dall’intervista di Vendola al Corriere della Sera dell’8 giugno (linkata alla fine del post) che evidenzia una difficoltà di Sel.
Prima di farlo però vorrei parlare rapidamente del Pd e dell’ Idv per inquadrare meglio il ragionamento.

Il Partito Democratico, in particolare il suo leader Bersani, esce rafforzato da questa tornata amministrativa. Più di tanti commenti vale l’esito della direzione del Pd tenutasi nei giorni scorsi che ha approvato all’unanimità la relazione del segretario. E’ vero che analizzando attentamente il voto il risultato del Pd è buono soprattutto al Nord e negativo al Sud, così come è vero che a Milano, Napoli e Cagliari hanno vinto candidati diversi da quelli che il Pd aveva proposto. Tuttavia il Pd – nel campo del centro sinistra – si conferma come la forza di gran lunga maggioritaria e centrale. Il risultato inferiore alle aspettative sia del Terzo Polo sia dei due principali alleati del Pd (Idv e Sel) consegna una forza contrattuale ancora maggiore al Pd di Bersani.

L’Italia dei Valori non ottiene un buon risultato, cala ovunque. Si tratta di una sonora sconfitta per Di Pietro che, tra l’altro, ha goduto di un’ampia esposizione mediatica in campagna elettorale. La vittoria di De Magistris a Napoli è stata “venduta” dal leader dell’Idv come un grande successo del suo partito. La realtà è un’altra. Il nuovo sindaco di Napoli all’ultimo congresso dell’Idv è stato l’antagonista di Di Pietro stesso. D’altra parte basta ascoltare Donadi – capogruppo alla Camera – e De Magistris, per capire che vi sono due linee politiche molto diverse tra di loro. Inoltre l’ex magistrato napoletano, con questo clamoroso successo, aumenta notevolmente la propria forza nel partito. Il fatto che Di Pietro si sia affrettato a dire che alle primarie sosterrà Bersani indica due cose. La prima è che Di Pietro, al contario di quanto aveva detto in passato, non si candiderà: evidentemente teme un insuccesso. La seconda è che tra il Pd e Sel Di Pietro si affretta a scegliere il Pd come interlocutore preferenziale. Facendo ciò cerca di anticipare un possibile asse alternativo De Magistris – Sinistra.

Sel ottiene un buon risultato: tra il quattro e il cinque per cento. Elegge a sindaco il suo candidato alle primarie a Milano e a Cagliari. Tuttavia, soprattutto per i sondaggi che circolavano e per la enorme esposizione mediatica, il risultato che Vendola pensava di conseguire era più alto. Con un Pd rafforzato e un risultato di Sel inferiore alle aspettative, con un risultato non irrilevante della Fds e le primarie lontane nel tempo, la proposta politica del governatore pugliese è entrata in affanno. Questo traspare dall’intervista rilasciata al Corriere della Sera. I motivi di questa difficoltà mi sembrano i seguenti. La linea perseguita da Vendola è stata quella di cercare di creare una nuova forza della sinistra. Questo progetto per concretizzarsi avrebbe bisogno di due elementi: la spaccatura del Pd e le primarie. Primarie che, attraverso la popolarità di Vendola, dovrebbero servire come grimaldello per provocare il “big bang” necessario per realizzare l’impresa.

Il problema è che il Pd non pare alla vigilia di una spaccatura e le primarie, allontanandosi nel tempo, se si terranno, rischiano di tenersi con una accresciuta forza sia politica sia di immagine di Bersani e, viceversa, con una forza diminuita del leader Sel e anche con un suo calo di immagine. Mi pare quindi che Sel anziché trovarsi di fronte alla strada della costruzione di una grande forza di sinistra, si trovi di fronte ad un bivio ben più modesto. Entrare nel Pd e – anche attraverso la popolarità di Vendola – unirsi alle componenti di sinistra interne per ricostruire una specie di correntone puntando a spostare l’asse del Pd un po’ più a sinistra (impresa fallita in questi venti anni dalla Bolognina da parte di tutti quelli che ci hanno provato). Oppure, come mi pare sostenga Claudio Fava (vedi link alla fine del post), rafforzare Sel e costruire un partito di sinistra, interno al centro sinistra. Seguiremo con interesse e attenzione questo dibattito. L’attenzione che si dedica ad una forza politica che ha un progetto diverso dal nostro, ma con la quale riteniamo sia importante tenere aperto un confronto.

In questo contesto di difficoltà, ma denso anche di opportunità, occorre che la Federazione della Sinistra sviluppi un rinnovato protagonismo. Sono troppo importanti le sfide che dobbiamo lanciare per continuare a ragionare con la testa girata all’indietro. Lasciamo quindi alle nostre spalle tutte le difficoltà che abbiamo vissuto dopo il congresso, a partire dal fatto che ad oggi manca ancora un coordinamento e non si è nemmeno riunito il consiglio nazionale per commentare i risultati elettorali. Convochiamo subito il Consiglio Nazionale. Decidiamo rapidamente cosa fare. Vogliamo lasciare andare avanti le cose così, facendo regredire, di fatto, la Federazione della Sinistra a semplice cartello elettorale e lasciando ai rispettivi partiti che la compongono la titolarità della discussione politica e, in ultima istanza, della decisione?

Oppure, approfittando anche del positivo risultato elettorale e giocando un ruolo nella discussione che si è aperta in Sel, vogliamo rilanciare la Federazione della Sinistra come vero soggetto politico? Non è il momento di coltivare piccoli orticelli, è il momento della generosità. E’ il momento per lavorare ad una Fds che oltre ai soggetti che l’hanno costituita sia aperta a tutti quelli che sono interessati – a partire dalle aggregazioni che sui territori si sono schierati con noi in questa campagna elettorale – per costruire in questo paese una sinistra di alternativa. Una Federazione della Sinistra che inizi a discutere subito quali sono le sue proposte programmatiche di fronte all’incombente manovra economica di 40 miliardi, coinvolgendo in questa discussione anche le altre forze della sinistra e che rilanci con forza l’offensiva unitaria a tutte le forze democratiche per battere Berlusconi.

Intervista a Nichi Vendola – Corriere della Sera 8 giugno 2011

Articolo di Claudio Fava

http://www.claudiograssi.org/wordpress/2011/06/il-bivio-di-vendola/#more-2880