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Il bombardiere Silvio

Publie le lunedì 23 febbraio 2004 par Open-Publishing

Come i piloti dei jet, o i giocatori di basket, dovremmo dotarci di eccellenti tempi di reazione. Silvio è partito come un tappo di champagne nella galassia della sua campagna elettorale e adesso ci rimbalzerà nelle orecchie per mesi come una pallina da flipper. L’uscita sui politici ladri segue di poche ore l’ennesima barzelletta sui campi di sterminio, che a sua volta segue l’ultimo piagnisteo vittimista, che a sua volta segue l’ultimo inno ottimista e così via. Rischiamo di non stargli dietro, di non tenere il ritmo. Chi di noi ogni tanto non vorrebbe una pausa? Calma! Non ho ancora finito di indignarmi per quella prima e già devo restare a bocca aperta per la cazzata dopo, è spossante, ti stressa: Silvio sarà pure immortale, ma per gli altri è una specie di malattia sociale. Insieme ai dati dello smog le centraline delle città dovrebbero dare anche il tasso di Silvio nell’aria, possiamo sempre uscire con una mascherina di Bondi. Sarà esattamente questo: inquinamento. Peggiorato dal fatto che questa volta Silvio balla da solo, sa che le europee sono un referendum sul cavalier Patacca e quindi non ha problemi a trattare ruvidamente anche i coinquilini della maggioranza, pur di vincere lui.

Fin qui è tutto chiaro, un po’ di fumogeni per le elezioni. Giovanni Sartori, firma illustre del Corriere, liberale indignato dai tempi che corrono, fa notare come in questo parapiglia del «Silvio-contro-tutti» la menzogna sia praticamente la norma, avallata e confermata col timbro dei tg. Ha ragione da vendere, naturalmente e non mancano le prove, ma c’è forse il rischio che questo continuo bombardamento mediatico sulle gesta e le dichiarazioni del premier faccia addirittura di peggio. Che lasci intorno, nell’immaginario del Paese, soltanto macerie.

Mollati gli ormeggi dagli alleati che lo tenevano un minimo coi piedi per terra, Silvio parte per il cyberspazio della sua battaglia solitaria. Volano piatti e la mobilia buona del paese, quella che resta, viene sfregiata continuamente. Della Costituzione si parla ormai come fosse un contratto con gli italiani firmato in tivù, che i subdoli comunisti imposero ai democristiani ricattati e impietriti. Tutto quello che contiene la parola «sociale» viene spernacchiato e deriso, o addirittura affidato al ministro Maroni. Un ricco che paga le tasse è considerato uno snob che fa volontariato mentre, se seguisse la morale, potrebbe pure non pagarle. Eccetera eccetera. Ogni volta che Silvio si fa spazio per le sue scazzottate contro il mondo butta giù uno scaffale di prezioso vasellame collezionato in anni di lotte, di battaglie intellettuali, politiche, anche di faticosi compromessi. Soprattutto per questo il rischio di non stargli dietro, di non reggere il ritmo pare piuttosto grave. Ma il problema si complica quando - come spesso gli accade - Silvio fa testacoda. Tra i suoi yesmen ce ne sono alcuni che hanno costruito in fretta e furia una carriera da garantisti, perché il garantismo serviva parecchio. E ora eccoli costretti a dar ragione al capo che dice «ladro» a tutti.

Esperti di comunicazione come il professor Amadori ci spiegano che è una precisa strategia. Raccogliere il peggio del qualunquismo da fila-alla-posta e ridistribuirlo a piene mani (finalmente si ridistribuisce qualcosa!) con l’uso dei media di proprietà o in comodato. Dunque, conviene prepararci, prima di tutto sui tempi di reazione. Consiglio indignazioni rapide, da smaltire nel giro di due o tre ore, in modo da riposare un po’ ed essere pronti per la bordata seguente. Poi organizzarsi un sistema di turni in famiglia. Tipo: mi spiace, io oggi non mi indigno, però guarda tu i tg e incazzati tu, ti do il cambio alle cinque. O ancora praticare una sana autoriduzione: un Silvio a targhe alterne, un giorno sì e un giorno no. Ora visiterà un cantiere alla settimana, tagliando nastri su paludi dove non è arrivata nemmeno una carriola, parteciperà a convegni, andrà alla radio con cadenza regolare, sguinzaglierà i suoi chierichetti in ogni posto ove sia previsto un contraddittorio, a cui lui si sottrae. Sopravviveremo?

Ogni specie si adatta, ovvio, però bisogna difendersi meglio. Comincerei con una terapia a scalare: lentamente, senza traumi, ma ogni giorno un po’ meno Silvio per tutti.

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