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Il caro gasolio opprime i pescatori

Publie le giovedì 5 giugno 2008 par Open-Publishing

di Anna Ferrigno

Animale leggendario è il pescatore. Lo si vede salpare prima ancora che sorga l’alba e la sua vita è fatta di sacrifici e speranza, come quella di tornare a casa con le reti piene di pesce.
Una lotta quotidiana che strema anche i fisici più possenti, ma ora i pescatori hanno tirato a bordo le reti perché stanchi di combattere. A bloccarli questa volta non è stato il maltempo o il mare forza 8, ma un fenomeno diverso: il caro gasolio.

La benzina è diventata così salata che ha reso perfino zuccherata l’acqua del mare nostrum: «Un peschereccio consuma in media 500 euro di gasolio al giorno; il prezzo della nafta è aumentato del 150% in un solo anno». Con queste parole i pescatori denunciano la difficoltà di svolgere un lavoro tanto romantico quanto antieconomico.

Il problema non riguarda solo l’Italia, a manifestare il disagio e scendere in sciopero sono tanto gli spagnoli quanto gli scozzesi e i francesi. Oggi una delegazione di manifestanti provenienti da diversi paesi europei è stata ricevuta dal Commissario europeo alla pesca, Joe Borg. La risposta che si sono sentiti dire non è stata affatto incoraggiante: «Non c’è soluzione immediata», secondo quanto riferito dalla portavoce.

Parole che hanno generato tafferugli e scontri con la polizia locale che ha replicato con lacrimogeni e mezzi blindati. Alcune fonti sostengono che i dimostranti hanno lanciato molotov e fumogeni, danneggiato edifici e che alcuni di loro avevano il volto coperto da fazzoletti. I principali disordini si sono verificati a Rue de la Loi, la via che ospita il palazzo della direzione generale agricoltura della Commissione europea, qui una sassaiola ha colpito i vetri della facciata, frantumandoli, mentre testimoni affermano che l’aria nella zona era irrespirabile a causa del fumo sprigionato dai razzi. Non si sa con esattezza se negli scontri abbiano partecipato anche i pescatori italiani, infatti sono circa 500 i dimostranti nostrani partiti alla volta di Bruxelles.

Vere ore di tensione quelle che si sono vissute nella capitale belga che pongono un chiaro segnale di insofferenza verso un problema, quello della pesca, troppo trascurato. I pescatori lamentano non solo un aumento sconsiderato del gasolio, ma anche una concorrenza sleale sul mercato. Molti infatti si sono chiesti come mai nonostante la chiusura delle aste in Italia, il pesce continua ad essere venduto nelle pescherie. Forse perché il prodotto non è italiano o meglio “tirreno-mediterraneo”. In sostanza crescono anche i dubbi sulla provenienza del pesce venduto.

La protesta dei pescatori ha praticamente unito l’Italia, da Venezia dove una cinquantina di pescherecci ormeggiano al porto di Pila con l’intenzione di non partire, al salernitano dove il sit-in di protesta al mercato ittico locale è durato circa 48 ore. Per non parlare della Sicilia.

Persone stremate, attanagliate dai mutui e costretti a sopravvivere con enormi sacrifici. Basti pensare che su mille euro di pescato 600 se ne vanno solo per il gasolio e se a questo costo si aggiunge un calo della quantità di pesce issato a bordo e una concorrenza impari si fa presto a tirare le somme.

dazebao