Home > Il "caso Tarnac" e L’INSURREZIONE CHE VIENE
Il "caso Tarnac" e L’INSURREZIONE CHE VIENE
Publie le lunedì 27 aprile 2009 par Open-Publishing1 commento
L’antiterrorismo alla francese
di Serge Quadruppani
All’alba dell’11 novembre 2008, durante un’operazione di grande spettacolo trasmessa in diretta dalle televisioni appositamente avvertite, vengono arrestare venti persone tra Parigi, Rouen, l’Est e il Centro della Francia; l’operazione è battezzata «Taiga» e mobilita 150 poliziotti. Unità speciali con passamontagna, un paesino occupato da blindati, sospetti trasportati coperti da indumenti e circondati da incappucciati, le immagini che quel giorno si offrono ai francesi proclamano la pericolosità delle persone arrestate, così come il regime sotto il quale nove di queste sono detenute: grazie alla legislazione anti-terrorismo quattro giorni di fermo di polizia. I media riportano che sono membri dell’«ultra-sinistra anarco-autonoma» e messi in relazione a cinque sabotaggi di alcune linee di collegamento delle ferrovie francesi nei dipartimenti dell’Oise, Yonne, Seine-et-Marne e Moselle. Lungo i cavi di alimentazione dei treni ad alta velocità erano stati messi dei ferri per il cemento armato, che al passaggio del primo convoglio avevano provocato il loro blocco e dunque ritardi su molti treni. La ministra dell’Interno Michèle Alliot-Marie si spertica in dichiarazioni di trionfo. Sarkozy si complimenta con la polizia. Si parla di documenti, di sequestro di materiale e di tracce di Dna.
Messaggi
1. Il "caso Tarnac" e L’INSURREZIONE CHE VIENE, 27 aprile 2009, 20:26
Una politica pericolosa e colpevole
di Alain Brossat
L’insurrezione che viene, pubblicato in Francia nel 2007 e firmato «Comitato invisibile», instancabilmente presentato da poliziotti e media come il breviario dei «giovani di Tarnac», è un testo che abbonda di buone letture; alcune affermazioni perentorie paiono direttamente prese in prestito da Minima Moralia, altre citano Debord, Badiou e diversi altri dei nostri autori che valgono. Ma basta leggerlo davvero per convincersi che si tratta di tutt’altra cosa: di certo non di un compendio alla guerra civile, né di un manuale insurrezionale come si sono affrettati a sostenere i sedicenti strateghi che circondano la ministra della Giustizia Alliot-Marie. Decisamente, si tratta di un libro che fa piazza pulita dei consueti vaticini sulla fine della politica, il crescere della barbarie. Di uno scritto attraversato da un appetito di prassi, che costantemente cerca di legare analisi a prospettive di azione. Diversamente da tanti altri, questo testo non si accontenta di eccellere nel radicale pessimismo, nel lucido disincanto; tenta, invece, di far tornare il conto della spesa della questione politica dal lato dell’azione: che fare oggi in questa situazione?
continua