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Il complesso italiano: Partiti e movimenti da 1970 a 1990
Publie le mercoledì 20 settembre 2006 par Open-Publishing1 commento

di Tom Welschen
(breve riassunto del contenuto)
La storia italiana degli anni settanta è stata caratterizzata dal difficile rapporto tra i partiti politici e la democrazia parlamentare, da una parte, ed i movimenti e forze operanti fuori dal mondo politico parlamentare, dall’altra. Una conflittualità sfociata più volte in azioni e reazioni radicali e violente. Questo studio intende analizzarne le dinamiche e gli sviluppi che, pur nelle diverse forme di mobilitazione sociale, politica e culturale, in questo periodo storico hanno avuto luogo.
In questi anni, infatti, la realtà italiana si presenta notevolmente più complessa rispetto alla situazione di altri paesi europei. Nell’Italia, i movimenti sociali e politici degli anni sessanta e settanta presentano una notevole partecipazione popolare, così come una pluralità d’intervento. Una realtà in cui agiscono movimenti collettivi importanti, sia di destra che di sinistra, collocatisi in prevalenza fuori dall’influenza del sistema parlamentare, se non addirittura dichiaratamente contro, e spesso giunti a scontrarsi tra loro. La divisione in due poli politici è un aspetto quasi assente nell’Europa del Nordovest. così come il quasi totale abbandono sia della terminologia sia del terreno di scontro economico proprio del movimento operaio, fino ad allora il più importante tra i movimenti sociali.
Al riguardo dei nuovi movimenti: in parte si tratta dei figli della crisi economica', esplosa in tutto il mondo verso il 1974. Cib che perb differenzia l'Italia nell'evolversi di questa crisi economica, è il coinvolgimento di strati più ampi di popolazione.
Buona parte del movimento operaio si confronta con la crisi in modi molto diversi rispetto a quelli usati dai movimenti giovanili formatisi a partire dal 1976. E mentre il primo sembra perseguire un cambiamento del sistema politico (in questo senso il P.C.I. gioca un ruolo predominante), i secondi sembrano più diretti all'abbattimento del sistema. In questi ultimi movimenti giovanili si possono ritrovare alcuni contenuti in parte ripresi dai movimenti degli anni sessanta, mentre per altri versi se ne differenziano molto.
Appare, quindi, possibile suddividere la storia italiana degli anni settanta in due distinti periodi: uno precedente all'anno 1977 e uno dopo il 1977. Il 1977 più essere individuato come l'anno in cui si produce una vera e propria frattura nello sviluppo della società Italiana. Le attività dei movimenti giovanili nel 1977 giungono all'apice del loro sviluppo e cominciano a scontrarsi apertamente con le autorità e i partiti politici.
Negli sviluppi centrali del rapporto tra democrazia parlamentare ed i movimenti extraparlamentari ho proposto una distinzione tematica:
1)un tema è di carattere strutturale: nel corso degli anni settanta la politica italiana è stata dominata da un crescendo di scontri tra due parti; da una parte si trovano i partiti politici intenti a mantenere il controllo sull'intera società e ad aumentare ancora la loro influenza; dall'altra si trova una serie di movimenti diversi che ci ripropongono la loro causa. L'inconciliabilità tra le due parti determina l'acuirsi dei contrasti.
2)un altro tema riguarda il ruolo dei mass-media: in Italia durante gli anni settanta i mass-media hanno visto accresciuta la loro influenza nello sviluppo dei movimenti politici e sociali. Per una vasta scala di gruppi, anche molto differenti tra loro, i media diventano il canale per eccellenza per manifestarsi come forza politica, perché i canali politici dei partiti non sembrano adatti e generalmente chiusi.
Gli avvenimenti riconducibili alla cosiddetta "strategia della tensione" sono il terzo tema di questo studio: alcuni gruppi elitari, per mezzo di intrighi e della violenza delle
avanguardie fascisti’ (i fascisti militanti attivi nelle piazze), hanno provato a screditare tutti i movimenti radicali, senza fare distinzioni di colore politico, modellando l’opinione pubblica sull’accettazione delle loro soluzioni predisposte alla conservazione del status quo e delle loro posizioni di potere. Questi gruppi elitari (che applicavano la strategia della tensione, la tolleravano o l’usavano per i loro propri fini di potere) potevano usare i fascisti. Il comportamento senza scrupolo dei fascisti consentiva ai gruppi elitari di trincerarsi dietro un noi abbiamo niente da fare con questi comportamenti estremisti'. Anzi, le forze reazionari che ne venivano avvantaggiate soprattutto fuori dal mondo delle istituzioni ufficiali e fuori dalla democrazia parlamentare, riuscevano anche a profittare dei loro privilegi dall'interno delle istituzioni e della democrazia parlamentare, collegati con le loro posizioni di potere.
Il movimento extraparlamentare di sinistra senza potere non valeva niente per questi gruppi reazionari. Il movimento non-parlamentare di destra invece valeva tanto. I partiti politici moderati di fatto non mettevano nessun ostacolo a quelle
coalizioni’, formate da Jlites reazionari. Nella realtà politica degli anni settanta e ottanta i principi costituzionali dell’antifascismo sono stati subordinati ai principi anticomunisti di una coalizione di forze presenti nella società italiana; forze per cui le regole della democrazia parlamentare valevano poco o nulla e che dal loro agire vedevano accrescere l’influenza e si comportavano sempre più arroganti sino ad oltrepassare ogni limite. La democrazia parlamentare italiana ha così perso parte della sua credibilità nascondendo tanti affari che un sistema politico proprio aperto ed onesto avrebbe designato e denunciato.
Intanto durante gli anni settanta e ottanta per tutte le persone che non partecipavano direttamente alle loro attività lo Stato italiano e la partitocrazia apparentemente assumevano posizioni di fermezza e di onestà, a cui far seguire la legislazione speciale e l’uso straordinario delle forze dell’ordine.
Risolta la opposizione della sinistra extraparlamentare, è stato possibile ai partiti di governo portare a termine nei primi anni ottanta il loro compito presunto come il più importante: l’ampliamento esteso del loro potere secolare su tutta la società italiana, certi che il loro comportamento sarebbe stato considerato legittimo agli occhi della popolazione italiana.
Si pub sostenere che alla fine degli anni ottanta la partitocrazia in questo modo ha incrementato il proprio controllo della società italiana fin nei suoi piccoli dettagli. Anzi, che l’abbia completamente incorporata. I canali di partito risultavano i canali per cui la società italiana si è organizzata e si muoveva. Una onnipotente lottizzazione perfino dominava la quotidianità, se si tiene conto che sono stati coinvolti in tale sistema anche ambienti come la criminalità organizzata, la chiesa cattolica, i mass media, il tempo libero, il volontariato, il mondo cooperativo, ecc. Vista la riduzione dell’importanza delle altre ragioni di esistenza la lottizzazione si sviluppava come fattore dominante nel mondo politico dei partiti.
Già negli anni settanta i mass media, le autorità e i partiti politici si intrecciano quasi completamente. La partitocrazia aspira alla formazione di una fronte nazionale' tra tutte le forze politiche capace di resistere alle attività sovversive dei
terroristi’. Alla partitocrazia non piaceva l’informazione che poteva ledere i suoi interessi e quelli dello Stato, anche quando il disordine politico stava diminuendo. Negli anni ottanta solo pochi media hanno dato dell’informazione sulla crescita degli scandali provocati dalla corruzione in cui sono stati coinvolti la D.C. e il P.S.I.
Tra gli studiosi della storia italiana comtemporanea e del sistema parlamentare in particolare, c’è pressochè unanimità sul carattere positivo e stabile che i partiti politici -magari negli anni settanta- hanno saputo dare al sistema parlamentare dell’Italia. Il mio studio giunge a conclusioni opposte. I partiti politici italiani hanno cancellato ogni capacità a rinnovarsi o a rinnovare il sistema della democrazia parlamentare durante gli ultimi decenni. Gli echi dei colpi invece con cui le Brigate Rosse hanno ammazzato il sequestrato politico Aldo Moro non erano ancora spenti che le casse dei partiti politici cominciavano a rimpinguarsi. Come si ricordano evidentemente poche persone gli scandali scoppiavano l’uno dopo l’altro già dai primi anni ottanta. La magistratura se ne occupb parecchie volte, ma le condanne erano rare. I diversi attori del sistema politico italiano s’erano accordati che tutto andava bene cosi'. Il muro costruito attorno alle loro posizioni si è rivelato fino ai primi anni novanta come un muro di omertà che nascondeva tante attività irregolari. Dopo gli ultimi anni settanta era stato cancellato ogni movimento d'opposizione (extra)parlamentare capace di fare breccia sul muro.
Non è stato il risultato di una opposizione politica se il sistema politico della partitocrazia è andato in crisi e è stato obligato a rinnovarsi -soprattutto riguardo alle persone- nei primi anni novanta. Il partito di opposizione più importante P.D.S. aveva da combattere una crisi di identità profonda. La crisi della partitocrazia è stata causata dal comportamento coerente dei giudici contro un gran numero di politici (e di imprenditori) corrotti. Si pub dire che in questo modo la giustizia ha preso parzialmente i compiti della politica e delle altre istituzioni statali. La realtà è che cosi il servizio statale meno corrotto, la magistratura, ha posto fine al comportamento cinico mostrato dalla D.C. e dal P.S.I. dopo il sequestro di Aldo Moro nel 1978. Un solo vecchio partito, il fascista del M.S.I. -e sopratutto la tendenza di Fini- ha tratto molto profitto dal collasso della D.C. L'ala di destra della D.C. nel 1993 si è rifugiata sotto le ali di Alleanza nazionale, la sovrastruttura del M.S.I., creata da Fini cum suis.
La mia conclusione finale è: il vecchio ordine politico italiano ha preso da una parte un forte controllo sulla vita sociale e sull'organizzazione
della società. Dall'altra qualche zona della società italiana resta evidentemente fuori del controllo della democrazia parlamentare. Cioè c'è sempre spazio per tante forze non-parlamentari, abituate a cercarsi degli spazi fuori dei canali parlamentari. Il clima sembra meno favorevole ai movimenti più o meno progressisti che potrebbero svilupparsi nell'Italia del futuro. Un altro confronto o scontro tra i movimenti e il sistema dei partiti insomma non si pub escludere.
Un paragone tra il mio
case study’ dell’Italia e studi analoghi su altri paesi europei potrà dare una risposta alla domanda se il sistema della democrazia parlamentare in Occidente sia adatto o no ai cambiamenti che si verificano nell’ordinamento delle società della fine del secolo; se il sistema sia stagnante o invece stia iniziando un rinnovamento profondo e se ci sia ancora un ruolo per i movimenti extraparlamentari.
Messaggi
1. > Il complesso italiano: Partiti e movimenti da 1970 a 1990, 20 settembre 2006, 18:14
Cari amici,
Sono un po’ sopreso, in modo piacevole, dalla vostra attenzione per il mio libro....mi sta riprendendo la voglia a trovarmi una casa editrice italiana per il libro: ancora oggi sono sicuro che la traduzione per il pubblico italiano è necessaria e la pubblicazione avrà l’effetto di una piccola bomba ....una fonte inportante per il mio libro è stata: il "Rapporto Sul Terrorismo" curato dal ex-partigiano e bravo PCI’sta Galleni [editrice Rizzoli, 1981]
http://sbnweb.csi.it:8092/BASIS/opa...
Il "Rapporto" è un libro molto interessante per delle varie ragioni, tra cui -la più importante- i dati, ciò le cifre che da delle diverse forme di violenza negli anni 60 e 70, di sinistra e di destra; attenzione: i dati sono stati raccolti -per una grande parte- dai comitati "contro il terrorismo e per la difesa della democrazia" del PCI dell’epoca, un po ispirati dal Istituto di Pecchioli a via Botteghe Oscure; il risultato delle attività dei fedili membri del PCI che si sono impegnati per la raccolta dei dati è completamente in contradizione con la tesi degli "opposti estremismi" propagandata anche dal PCI di allora..una tesi che sosteneva semplicemente: "la violenza della destra=la violenza della sinistra" o anche "l’estrema sinistra=l’estrema destra", una tesi fortemente proposta da quasi tutte le forze politiche, anzitutto il PCI, la tesi non corrisponde assolutamente con la verità che è stata -fino all’anno 1976- una di una violenza politica prevalentamente di destra, soprattutto non punita, anzi sostenuta da una grande parte dello Stato e delle forze dell’ordine.italiane...Basta a leggere le cifre raccolte nel "Rapporto".
Basta poco approfondimento della conoscenza degli anni 70 per capire il meccanismo che s’è sviluppato dagli anni sessanta [ma in verità si dovrebbe dire dagli anni 40] in poi che è stato anzitutto quello della strategia della tensione, in combinazione con la presenza violenta e spietata in piazza di una destra che si sentiva assolutamente libera a fare tutto che voleva..
Ho voluto intervistare Galleni sul suo libro, però non sono riuscito a parlare con lui, tranne una volta al telefono: mi disse: "il partito mi ha mandato un po’ lontano, ad una zona un po’ abbandonata dell’Italia"...non proprio mandato in esilio pero...del libro "Rapporto sul Terrorismo" c’è parlato molto poco nell’ambiente pci’sta..
chi vuole invece leggere alcuni estratti del mio libro in italiano guarda
http://www.xs4all.nl/~welschen/sulpasta.html
vale anche la pena a leggere le interviste fatte circa 20 anni fa...nonostante che sono piene di errori nell’uso della lingua italiana
se sapete una casa editrice italiana o di un altro paese per il mio libro...mi raccomando!!
saluti libertari
Tom Welschen. Milano