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Il dibattito Nasce a Molassana il fronte anti Ctp in prima fila Circoscrizione, Arci e Cgil
Publie le mercoledì 24 marzo 2004 par Open-PublishingContinuano nella Valbisagno le azioni contro il Centro di permanenza 
temporanea (Cpt) per immigrati senza permesso di soggiorno. Cresce la 
raccolta di firme contro il centro, ma la circoscrizione IV Valbisagno 
non si limita alla petizione: l’altra sera ha organizzato una riunione 
con tutti i cittadini interessati per iniziare insieme un percorso 
unitario contro i Ctp.
All’incontro erano presenti molte realtà sociali genovesi: la Cgil, 
l’Arci, i ragazzi del centro sociale Pinelli, il forum sociale del 
ponente, alcuni membri del consiglio comunale e provinciale. E durante 
la serata, la sala si è gremita di nuovi arrivi: cittadini da tutte le 
parti di Genova, parroci, ragazzi. «Lo scopo dell’incontro - spiega il 
consigliere della circoscrizione Giampaolo Malatesta, - è di costituire 
una piattaforma politica, un movimento che vada aldilà del semplice no, 
e che analizzi il problema dell’immigrazione». E infatti protagoniste 
della serata, ricca di riflessioni su questo delicato tema sociale, sono 
state le testimonianze di chi è contro questi centri in quanto tali, e 
non solo per la posizione in cui sono messi.
«Sono dei veri lager - 
accusa Walter Massa, responsabile delle Politiche sociali dell’Arci di 
Genova - e non è obbligatoria la loro presenza in tutte le città, se 
occorrerà scenderemo in piazza, ma questa questione va comunque discussa 
in ambito cittadino, non solo nella Valbisagno». E Alessandra Ballerini, 
avvocato della Cgil, chiarisce alcuni punti su questi centri: «Ci 
finiscono persone - dice - che non hanno commesso nessun reato, 
semplicemente non hanno i documenti per rimanere in Italia, e se lo 
stato non riesce a farli espatriare entro 60 giorni, li fa uscire dal 
centro. Ma se, una volta usciti, non riescono entro 5 giorni a lasciare 
il paese, finiscono in carcere».
All’incontro ha partecipato anche Rehhal Oudghough, un ragazzo 
marocchino di 35 anni, il primo immigrato che in Italia, grazie 
all’aiuto dell’associazione genovese "Città aperta", ha ottenuto 
nell’ottobre 2001 un posto di lavoro in un ente pubblico, senza avere la 
cittadinanza italiana: «Noi immigrati - dice - possiamo aiutare se 
troviamo disponibilità, io mi sono perfettamente integrato, faccio 
l’infermiere al Galliera e sono felice di rendere un servizio alla città 
che mi ha accolto». Per la vice presidente della circoscrizione, 
Giuseppina Giani (Prc), questo è solo il punto di partenza di un grande 
cammino da affrontare uniti: «Chiederemo al consiglio di indire 
un’assemblea pubblica e fisseremo le date per i prossimi incontri».
il secolo xix




