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Dopo la lettura di un articolo di James Fallows, per il magazine The Atlantic (Stati Uniti)- Da Internazionale
Sono 25 anni che la Cina ha aperto le porte ai mercati mondiali. Da allora i suoi leader hanno tenuto deliberatamente basso il tenore di vita cinese per sostenere quello americano. Si spiega cosi’ l’enorme eccedenza della bilancia commerciale cinese - piu’ di 1.400 miliardi di dollari che crescono al ritmo di un miliardo al giorno - investita soprattutto in titoli del tesoro americani. Di fatto, negli ultimi 10 anni ogni abitante della ricca America ha preso in prestito circa 4.000 dollari da un cittadino della povera Cina.
Qualunque economista puo’ dire che gli americani vivono al di sopra delle loro possibilita’. E’ quello che succede quando il consumo totale di un paese supera la sua produzione complessiva. E qualunque economista puo’ dire che i cinesi vivono al di sotto delle proprie possibilita’. Questo succede quando un paese consuma solo la meta’ di quello che produce. Ma c’e’ un tacito accordo tra i due governi. Esso ha permesso al regime cinese di orientare lo sviluppo come ha voluto. In America ha significato iPod meno costosi, tassi di interesse piu’ bassi, mutui a buon mercato, imposte meno alte. Il potere della nomenclatura cinese si e’ basato sul sostegno al benessere americano. Ma i rapporti tra i due paesi non sono affatto facili e sottendono uno squilibrio gigantesco che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Per questo Bush getta acqua sul fuoco dei diritti umani violati.
Non si sa quasi niente delle riserve cinesi in dollari americani ma gli economisti molto riescono ad arguire, penetrando in quello che in Cina e’ un segreto di Stato. Si parla di una cifra enorme di dollari statunitensi che lega indissobilmente i due superstati.
Le riserve cinesi in dollari sono le piu’ grandi del mondo e costituiscono il 70% delle sue riserve estere, mentre l’altro 30% e’ in euro.
L’America non e’ mai stata cosi’ indebitata con un solo paese, e questo li rende entrambi cauti e sospettosi.
I cinesi si chiedono se questo accordo abbia senso per loro e i cittadini americani non ne sono affatto contenti.
Il governo cinese compra obbligazioni e azioni di fondi pensione statunitensi, mentenendo bassi i tassi d’interesse americani e permettendo a Washington di spendere senza alzare le tasse.
Ma questo enorme acquisto di dollari costa al popolo cinese un rallentamento dello sviluppo, un tenore di vita bassissimo, un malessere consistente specie nelle regioni agricole piu’ lontane dalle grandi metropoli: scuole senza riscaldamento, scarsità di trasporti, livello di vita appena sopra la sopravvivenza, bassa assistenza sanitaria, livelli di inquinamento dell’aria insopportabili, sistema fognari insoddisfacenti, rete idrica spesso inquinata...
Il reddito medio degli operai di una grande fabbrica cinese e’ di 160 dollari al mese, nelle campagne molto meno. La maggior parte della popolazione pensa che le sue condizioni stiano migliorando, ma troppo lentamente. ma malgrado le forti necessita’ del paese, il governo usa enormi ricchezze per comprare e mantenere il benessere americano.
Siamo di fronte a un esempio macroscopico di scelte finanziarie fuori del mondo, entro un totalitarismo assoluto, con un governo che mantiene i livelli di vita della popolazione volutamente piu’ bassi del dovuto.
Il tasso di risparmio dell’India e’ di circa il 25%: significa che la popolazione indiana consuma il 75% di quanto produce collettivamente. Gli Stati Uniti hanno registrato piu’ volte un tasso negativo. Quindi il paese consuma piu’ di quanto produce.
Il tasso di risparmio della Cina e’ uno stupefacente 50%, una cosa senza precedenti. Quasi tutto il reddito nazionale e’ “risparmiato” in modo invisibile e conservato sotto forma di riserve estere "per sostenere lo stile di vita americano"! Finora, la maggior parte dei cinesi l’ha tollerato, ma per quanto?
La politica dei leader cinesi toglie al paese una ricchezza abnorme per mantenere gli Stati Uniti, che senza questo sostegno vedrebbero la loro valuta in un crollo disastroso.
Tuttavia, malgrado questa robusta spalla, il dollaro continua inesorabilmente a cedere, e la Cina continua a rimetterci, perche’ le sue riserve in dollari valgono sempre meno. Bush lo sa ed è disposto a qualsiasi affermazione pro Cina purche’ la situazione non si capovolga. Ecco perche’ e’ arrivato a dire che non esiste nessuna violazione di diritti umani da parte del governo cinese sul Tibet. Una affermazione che solo un pazzo o un dipendente della CIA puo’ fare.
Per quanto tempo continuera’ il piu’ grande imbroglio della storia?
E per quanto tempo i cinesi sopporteranno di essere privati di gran parte dei loro guadagni e rallentati nella loro legittima aspirazione ad un maggiore benessere?
Il governo cinese fa stringere la cinghia al suo popolo e offre denaro a basso costo a chi deve comprarsi una casa in America.
Se comprate uno spazzolino elettrico di marca USA costa 30 dollari in un negozio USA ma probabilmente e’ stato prodotto in Cina. La maggior parte di quei 30 dollari resta al distributore e al produttore, cioe’ in USA. Nella fabbrica cinese tornano 3 dollari.
Ma il produttore cinese non puo’ usarli. Ha bisogno di renminbi per pagare il salario agli operai (1.200 renminbi=160 dollari), per comprare rifornimenti, per le tasse. Percio’ porta i dollari nella banca locale che li cambia in renminbi.
Ma anche le banche cinesi non possono decidere cosa fare dei dollari, cambiarli in euro o in yen; investirli direttamente in America; concedere prestiti in dollari ecc. Devono trattarli come valuta di contrabbando e consegnarli alla Banca popolare cinese, per avere l’equivalente in renminbi. Cosi’ ogni giorno nella Banca popolare cinese si accumula una quantita’ enorme di dollari, piu’ di un miliardo al giorno. Ed e’ l’Amministrazione che decide cosa farne: tot in azioni statunitensi, tot in euro e la maggior parte investita nella monotona sicurezza dei buoni del tesoro statunitensi.
Il governo fissa per decreto il valore del renminbi invece di rimetterlo al mercato e cosi’ tiene basso il prezzo dei prodotti cinesi, che restano competitivi. Ma impone al popolo un tasso di risparmio incredibilmente alto. Decide di non spendere per i bisogni del paese, costruendo scuole, fogne o eliminando i rifiuti tossici.
Pechino non vuole che sia il mercato a stabilire il valore della moneta, perche’ questo rivaluterebbe la valuta cinese facendo alzare i costi delle merci made in China e i salari degli operai e la Cina attrarrebbe meno mercato, sarebbe meno competitiva.
Ma il governo non vuole nemmeno aumentare le spese interne perche’, migliorando le condizioni di vita del cittadino medio, aumenterebbero le tensioni tra ricchi e poveri. Il paese e’ gia’ invaso da bulldozer e gru impegnate nell’espansione della macchina produttiva cinese. Cercare di costruire qualcos’altro, come fogne o scuole, o favorire l’uso di tecnologie pulite, farebbe salire i prezzi aggravando l’inflazione e riducendo il basso potere d’acquisto di gran parte dei lavoratori. I prezzi dei prodotti alimentari aumentano cosi’ in fretta che sono gia’ scoppiate delle rivolte.
Cosi’ i leader impongono ai cinesi un patto: cresceranno ma pianissimo. Anno dopo anno i cinesi vivranno meglio, anche se non bene come potrebbero (e si parla di una parte soltanto, quella delle grandi citta’). E saranno protetti dal rischio di un’iperinflazione potenzialmente catastrofica che potrebbe cancellare il frutto di decenni di crescita. In cambio il governo investira’ gran parte della ricchezza del paese in titoli americani. Cosi’ impedira’ una corsa al dollaro, rafforzera’ i rapporti tra Pechino e Washington e inondera’ di contanti gli americani, in modo che non rinunceranno al loro prezioso stile di vita.
Abbiamo un sistema capitalistico di tipo totalitario, un paradosso in termini. Un totalitarismo che sostiene un ipercapitalismo. Di fatto due politiche perverse che si sostengono a vicenda, anche se ideologicamente dovrebbero sembrare opposte, ma in ognuna delle quali tutto e’ deciso dall’alto in modo assoluto.
C’e’ un piccolo neo in questa imposizione: che ogni storico sa che le rivoluzioni scoppiano non quando la gente sta male, ma quando comincia a stare meglio ma non in fretta quanto vorrebbe. La rivoluzione francese scoppio’ cosi’.
In questo drastico mercato imposto dall’alto che non ha altre regole che quelle che pochi leader vogliono, non e’ presente la "popolazione". Il popolo non conta. Ma l’opinione pubblica cinese si sta rendendo conto che il governo e’ seduto su una montagna di soldi che gestisce contro il bene comune e prima o poi questa variabile non compresa scoppiera’. Al momento si fa il bene di una casta di esportatori, ma poi?
Mettiamoci anche che il mutuo patto di non belligenza USA-Cina e’ piu’ fragile di quel che si vuol credere. Non solo il dollaro perde valore ogni giorno e la condotta demenziale di Bush unita agli scatti della Reserve Bank e alle follie anachiche dei subprime hanno accelerato il processo di disgregazione americana, ma il governo cinese e quello statunitense hanno troppi punti di attrito: sul commercio, la politica estera, l’ambiente (o anche le depredazioni delle risorse energetiche africane). Potrebbero arrivare al punto di rottura. E gli esiti sarebbero terrificanti. Taiwan, Tibet, Corea del Nord, Iran....: le questioni cominciano ad essere troppe.
Ovviamente se la Cina cedesse le sue riserve in dollari, il dollaro precipiterebbe in un crollo totale, ma anche la Cina ci rimetterebbe.
E’ come la ex guerra fredda. Uno non si muove perche’ se danneggiasse l’altro provocherebbe anche il proprio crollo. Ma si puo’ stare a lungo in questa situazione precaria? Nessuno lo crede.
E’ "l’equilibrio del terrore finanziario”.
Appena qualcosa interverra’ a spostarlo, sara’ il disastro.
Cosa potrebbe causare un inceppamento del meccanismo?
Basterebbe persino un semplice errore in Borsa, visto che spesso enormi disastri sono stati prodotti da voci incontrollate che hanno precipitato la vendita al ribasso. Basteterebbe un aumento del trend che porta i venditori di petrolio o gas (Putin o gli emirati o l’Iran) a chiedere euro e non dollari. E sappiamo quanto la Borsa in questo momento sia labile e inquietante.
Ma mettamoci pure le questioni sociali. La richiesta dei diritti umani da parte tibetana, oggi, per le Olimpiadi, e’ da sola un forte motivo di uno squilibrio ulteriore e la posizione degli altri stati a riguardo (l’UE, l’India..) potrebbe essere un pericoloso deflagratore. Ecco perche’ tanti ministri Esteri (come il pavido D’Alema) o lo stesso Stato del Vaticano sono cosi’ cauti sulla questione tibetana. Perche’ e’ come muoversi con un cerino in mano in una polveriera. Se il deposito esplodesse non ne sapremmo gli esiti. E sicuramente ne andrebbero di mezzo i grossi mercanti internazionali che nella manodopera schiavizzata cinese contano i loro maggiori guadagni.
D’altro canto proprio la delocalizzazione del lavoro nella conveniente Cina produce grossi motivi di squilibrio e di recessione negli stati occidentali, i cui governi potrebbero anche non essere piu’ cosi’ prodighi di fughe di capitali e di delocalizzazioni del lavoro, mentre peggiorano le condizioni interne.
In Cina, del resto, sara’ impossibile tenere a freno per sempre una crescita squilibrata che aumenta la ricchezza collettiva senza aumentare in parallelo il benessere e i diritti interni.
Oggi la sindacalizzazione e’ vietata ma per quanto?
C’e’ qualcosa di profondamente perverso in queste imposizioni dall’alto, esse sono intollerabili e potrebbero saltare da un momento all’altro.
E alla fine i miliardi di dollari che la Cina inietta negli Stati Uniti ogni settimana non aiutano gli americani ad affrontare i loro problemi strutturali e non aiutano i cinesi a crescere come vorrebbero.
Un bel giorno, qualcosa si spezzera’.
Gli USA hanno costretto i loro cittadini ad una diminuzione progressiva di diritti civili, li hanno immessi in una serie di guerre forzato i cui morti ormai non si dicono piu’ e che non hanno dato agli americani la resa che essi credevano. Ogni giorno il governo rifiuta di riconoscere la realta’ di fatto di una recessione che i propri organismi finanziari hanno malignamente orchestrato e sono immersi in un disastro individuale e pubblico che puo’ produrre solo fallimenti a catena di banche e imprese, disoccupazione e miseria, ma questa situazione di anomia non puo’ durare a lungo.
Le scelte di entrambi i governi avrebbero potuto essere diverse, prevenendo il disastro, ma entrambi hanno rifiutato le regole del mercato o della correttezza verso i loro cittadini, paradossalmente gli USA hanno usato troppo mercato anarchico dominato solo dalle multinazionali del petrolio o delle armi, e la Cina ha usato troppo totalitarismo. Ora e’ tardi per ripensamenti e la politica del successore di Bush si trovera’ a dover affrontare dei grossissimi problemi.
..
da
Nuovo Masada
Messaggi
1. Il dollaro cinese, 21 marzo 2008, 07:34, di viviana
In quanto alla Cina, meglio sarebbe stato se l’ipocrisia generale non l’avesse mai scelta come sede delle Olimpiadi. La scusa fu che era un segno di incoraggiamento verso la Cina affinché rispettasse i diritti civili. La vera motivazione era che si voleva blandire un complice di guadagni iniqui basata sulla schiavitù e proprio sull’assenza dei diritti civili e del lavoro. Ora è tardi per recriminare e le falsità di tutti vengono a galla.
viviana
2. Il dollaro cinese, 21 marzo 2008, 09:52
Intanto il governo cinese tiene gli S.U. per le palle e se li gira e se li volta come gli pare.E’ stato un uso veramente spregiudicato delle riserve per accumulare potere politico per sè invece di benessere per i propri cittadini ma, da un certo punto di vista funziona. D’altronde se avessero dato benessere materiale al proprio popolo questi avrebbero chiesto anche diritti ed il partito unico ne sarebbe stato travolto.Già oggi non sono molti a cantare "l’interesse del partito mi scalda il cuor" che fino a 10/15 anni fa era popolarissima quindi è stata anche una quetione di sopravvivenza.
3. Il dollaro cinese, 22 marzo 2008, 09:45, di Alternative
I cavalli li ammazzano, o no ?
Vedi on line : They shoot horses don’t they ?