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Il film ’North Country’ - Anni ’80. La vicenda di una persecuzione sessuale sul lavoro

Publie le giovedì 13 ottobre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto

di Sabina Prestipino

E a Toronto arriva l’impegno civile

E’ neozelandese la regista Niki Caro, che in questi giorni al festival di Toronto ha catalizzato l’attenzione dei critici.
Molti dei film passati al festival canadese, che si è inaugurato l’8 settembre, sono reduci dal Lido di Venezia, e quindi la stampa internazionale li ha già in parte metabolizzati. I critici dunque sono a caccia di novità e hanno accolto positivamente "North Country", presentato in prima mondiale.

Il film della Caro, alla sua quarta prova da regista, nota più che altro per "La ragazza delle balene", tocca temi delicati. "E’ un film sui diritti umani e civili" ha detto la regista al Toronto Film Festival, dove ha presentato la pellicola assieme all’interprete principale Charlize Theron, premio Oscar per "Monster" e ai comprimari maschili Woody Harrelson e Sean Bean.

La storia è quella di una madre single, vittima di abusi sessuali, che con alcune colleghe si schiera contro i responsabili di una industria mineraria.

E non paga di tutto ciò, come nella migliore tradizione americana, sarà anche protagonista di una di quelle "class action" che fanno storia nella giurisprudenza Usa. Non a caso il film doveva intitolarsi "Class action" dal libro di Clara Bingham e Laura Leedy Gansler ("Class Action: the story of Lois Jenson and the landmark case that changed sexual harassment law").

Un’altra prova d’attrice per Charlize Theron, a cui, dopo "Monster", tocca ancora una volta imbruttirsi. " Josey è una donna come tante che ha frequentato le scuole superiori, ha avuto dei figli e ha una grande forza di carattere che tira fuori quando qualcuno vuole sfregiarle l’anima. Non è un’altra brutta anzi, secondo me, è una persona graziosa che si è lasciata andare per i troppi colpi ricevuti" Ci tiene a sottolineare l’attrice sud africana.

Nella finzione la Theron è Josey Aimes. Un matrimonio fallito alle spalle, ma tanta voglia di rifarsi una vita nel Nord del Minnesota lavorando in una miniera per poter avere i soldi sufficienti per crescere i suoi due figli. Trova lavoro incoraggiata dalla sua amica Glory (interpretata da Frances McDormand, moglie di uno dei fratelli Coen, la protagonista di "Fargo").

Come si può ben immaginare, il lavoro da minatrice è pesante, ma molto peggio sono le molestie dei colleghi "maschi". Nel tentativo di cambiar le cose, Josey non esita ad andare anche contro il parere dei genitori (la mamma è Sissy Spacek). O contro le compagne di lavoro, che temono di perdere il lavoro.

Naturalmente il tema della class action ha suscitato subito il ricordo di Erin Brockovich, ma i due personaggi non sono così simili.

«Josey è rimasta per molto tempo chiusa in sé stessa ma poi ha tirato fuori tutta la sua forza e ha combattuto per un diritto civile pagando un caro prezzo. Tutta la storia ruota sul suo corpo. Questo è quello che mi ha affascinato», dice Charlize Theron.

http://www.ottoemezzo.com/sfestival/festival_85.htm

’North Country’

Correva l’anno 1991: fu la prima volta che in America si udì l’espressione ’sexual harassment’, persecuzione sessuale. L’aveva pronunciata in tv Anita Hill davanti a una commissione parlamentare: accusava di molestie il giudice con il quale aveva lavorato, Clarence Thomas, candidato alla Corte Suprema. Non fu un grande successo: il caso venne archiviato e Thomas confermato al prestigioso incarico. Oggi Hollywood affida a Charlize Theron, premio Oscar per ’Monster’ e scelta come attrice dell’anno dall’Hollywood Film Festival, il compito di affrontare il soggetto da un punto di vista strettamente femminile con il film ’North Country’.

Diretto dalla regista neozelandese Niki Caro (quella di ’La ragazza delle balene’), ’North Country’ è ispirato da un saggio di Clara Bingham e Laura Leddy Gansler, che ricostruisce le tappe di un lungo e delicato processo intentato contro la direzione di una grande miniera in Minnesota da operaie metallurgiche che venivano sistematicamente molestate dai colleghi. Un film che rievoca l’impegno sociale di classici come ’Norma Rae’ e ’Silkwood’ e la denuncia della sottocultura violenta ’white trash’ di film come ’Boys Don’t Cry’.

Charlize Theron interpreta una giovane madre, divorziata da un marito violento, che cerca di fare del suo meglio per cavarsela da sola. Trova lavoro in una miniera nelle fredde terre del Nord degli States: è la fine degli anni ’80, ed è tra le prime donne a lavorare in miniera. Ma non è tanto il lavoro a essere duro, né il clima, quanto il comportamento dei colleghi. Dopo gli ennesimi abusi fisici e verbali, ammiccamenti pesanti, veri e propri maltrattamenti e odiose diffamazioni, la donna decide di intentare una causa per ’sexual harassment’ contro le miniere Eveleth.

Lo fa inizialmente contro il parere dei genitori (la madre è Sissy Spacek), delle colleghe timorose di perdere il posto di lavoro, persino dell’amico avvocato (Woody Harrelson, l’unico maschio ’civile’ di tutto il film) che prima di accettare di difenderla le consiglia: "Fai prima a cambiare lavoro".

Dopo 14 anni di processi e un susseguirsi di avvocati, per la donna e le sue colleghe, che nel frattempo sono passate dalla sua parte, è il trionfo. La causa legale, la prima ’class action’ - una causa collettiva - per molestia sessuale, è diventata una pietra miliare nel codice di comportamento nelle compagnie in America e nel mondo.

http://www.espressonline.it/eol/fre...


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