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Il governo pensa ad ammorbidire le sanzioni
di S. F.
su Il Manifesto del 12/06/2008
«Un’emergenza nazionale». I politici gridano all’orrore, ma è difficile non ravvisare nelle dichiarazioni che ieri hanno seguito la strage sul lavoro a Mineo - come nota Pietro Mercandelli, presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro (Anmil) - «le consuete parole di cordoglio e le inutili e beffarde buone intenzioni».
A novembre 2006, 4 lavoratori sono morti a Campello sul Clitumno nell’esplosione della Umbria Olii; a luglio 2007, 5 sono stati i morti per l’esplosione nello stabilimento Molino Cordero di Fossano; a dicembre 2007, i 7 morti della ThyssenKrupp; poi, i 5 di Molfetta. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiede «controlli stringenti per spezzare la drammatica catena di morti sul lavoro». Ma dopo la quinta tragedia sul lavoro nell’arco di un anno (senza contare la silenziosa strage quotidiana dei ’tre morti al giorni’) cosa fa la politica, e soprattutto il governo, oltre a parlare e gridare allo scandalo?
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha convocato un incontro d’urgenza, oggi, con le parti sociali, «perchè diventa sempre più urgente la promozione in Italia di un piano di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni, per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso investimenti in prevenzione, formazione e informazione». Sacrosanto, non fosse che, magari non oggi, probabilmente domani, si inizierà a anche a discutere del Testo unico sulla sicurezza del lavoro varato dal governo Prodi e che Sacconi ha in più occasioni annunciato di volere riscrivere. Obiettivo: ammorbidire un apparato sanzionatorio che era già stato frutto di un compromesso e che alle imprese mai è piaciuto.
A ricordarlo è Guglielmo Epifani, segretario generale Cgil, parlando di «una giornata di lutto indegna, di fronte alla quale occorre impegnarsi per dare piena attuazione alle nuove norme sulla salute e sicurezza nel posto di lavoro, invece di continuare a rimetterle in discussione come sembra volere fare il governo». «Il sistema sanzionatorio da solo non risolverà il problema - aggiunge Epifani - ma costituisce un deterrente». Raffaele Bonanni (Cisl) tace sul punto, e invita «il paese a ribellarsi». Per Luigi Angeletti (Uil) bisogna «riorganizzare l’economia e luoghi produttivi più piccoli articolandoli nel territorio e creare una modalità orizzontale che favorisca l’incontro tra il sindacato e le persone».
Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Cgil, parla di «una nuova ThyssenKrupp che richiede una risposta senza precedenti da parte di tutto il mondo sindacale». Di «una tragedia orribile» parlano tutti, dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi in giù, ai presidenti di Camera e Senato, fino al leader del governo ombra, Walter Veltroni. Antonio Boccuzzi, sopravvissuto alla strage ThyssenKrupp, oggi parlamentare Pd, è pressochè isolato (in parlamento) nel chiedere l’applicazione del Testo su salute e sicurezza varato dal precedente governo. «Ancora una volta tutti spendono parole di esecrazione e di condanna - denuncia ancora Mercandelli - Ma il sindacato, gli imprenditori e il governo dove sono?».