Home > Il liberismo ha fatto crack
Dinanzi ai nostri occhi si sta sviluppando un grandioso fenomeno economico, come a poche epoche e’ dato di vedere. Stiamo assistendo al fallimento del dogma della crescita infinita e insostenibile che sta alla base del liberismo economico.
Questa crescita e’ stata pompata prima con l’aumento del deficit pubblico ed e’ fallita.
Il gigantesco deficit americano, che e’ stato possibile solo col sostegno dello stesso da parte della repubblica cinese, e con un’economia perpetrata con la guerra e la menzogna, ne prova oggi tutta la follia.
Poi la crescita infinita e impossibile e’ stata pompata attraverso l’incentivo oltre ogni limite del debito privato. Quel Tremonti che oggi fa il virtuoso e’ lo stesso che poco tempo fa faceva spot in tv per incentivare l’ipoteca della propria casa per incrementare il mercato! E’ lo stesso della borsina gialla con cui si stimolava ogni forma di spesa.
Inevitabilmente gli Stati uniti saranno costretti a cambiare quello stile di vita che per Bush doveva essere difeso come diritto sacro e inalienabile del popolo americano contro i diritti di tutto il pianeta.
Ma se gli USA ridurranno, come sara’ gioco forza fare, il trend di spesa, tutto il mercato ne avra’ violente ripercussioni e la recessione sara’ certa.
Volenti o nolenti, stiamo arrivando a quel modello di sobrieta’ di vita e di economia sostenibile che sta alla base del pensiero no global, un pensiero, si badi, che destra e sinistra allo stesso modo hanno avuto la perversione di demonizzare.
La destra sta toccando con mano che i suoi dogmi disumani falliscono uno dopo l’altro: la pretesa imperialista, l’economia fatta con la guerra, l’imposizione di una priorita’ che non sta piu’ nei fatti, la violazione di tutte le regole, l’egoismo mostruoso e incontrollato. La sinistra i suoi fondamentali non sa piu’ cosa siano da un pezzo, nella contaminazione con l’ideologia liberista.
L’accanimento irrazionale con cui un Ostellino o un Financial Times persistono a difendere la pochezza autoregolatrice del mercato cozza contro i fatti che sono di una negativita’ lampante.
Ci pare vano oggi che si riunisca un G4, o, forse domani un G8, per provvedere alle banche nazionali. Mentre il crack di Borsa viaggia in tempo reale, le politiche sono lentissime. E appare chiaro quello che molti fingono di ignorare: e’ stata fatta l’Europa delle banche e non dei popoli, un’Europa delle banche che ha estromesso gli Stati dai luoghi del potere, ma quando questa Europa delle banche e’ andata in crisi irresolubile, l’Europa politica non c’era in un pauroso vuoto di potere e di responsabilita’.
Occorre in primo luogo che la finanza dell’intero Occidente riveda i propri parametri, dunque i G8 non bastano, del resto e’ da troppo tempo che non servono piu’ a niente e sono inutili pagliacciate. Occorre che si riuniscano i 27 membri della Comunita’ Europea, piu’ gli Stati uniti, piu’ il Canada…Ma non basta. Accanto a loro devono intervenire i paesi emergenti, quei paesi che la politica cieca e sciagurata dell’Occidente ha misconosciuto e che ora sono i meno devastati dalla rovina: Cina, India, America latina, Africa. Occorre a questo punto che il mondo prenda atto che l’orgogliosa supponenza delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale non ha piu’ ragione di essere, col loro sistema di veti incrociati, e che il vero mondo e’ molto piu’ ampio e non si puo’ semplicemente ignorare la presenza di miliardi di persone tanti piu’ da parte di Nazioni le cui economie sono allo sfascio.
In secondo luogo occorre che i parametri della Finanza mondiale siano rivisti al piu’ presto all’interno di quei giganteschi mostri-guardiani del liberismo che sono la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Ci sembra chiaro che quello che e’ scoppiato non e’ solo il sistema delle regole liberiste, ma anche quello dei grandi controllori e dei grandi valutatori, quelle agenzie di rating che hanno dato le loro valutazioni positive a titoli tossici in modo inconsulto, per intrinseci conflitti di interesse, truffando in tal modo i risparmiatori. E sembra aberrante che, di fronte alle truffe del sistema bancario, che spinge ad allocare come sicuri titoli che non lo sono affatto (come e’ avvenuto per i 140.000 risparmiatori della Parmalat o per i bond argentini), non sia obbligatorio per direttiva europea potersi avvalere della class action, cioe’ della difesa comune dei risparmiatori lesi.
Oggi dicono tutti che si deve abbandonare il carattere volatile ed effimero dei derivati per tornare alla solidita’ del titolo di Borsa che registra il grado reale ed effettivo del capitale e della produttivita’ delle aziende. Ma chi imporra’ questa revisione?
Una societa’ come la Fiat basa il 90% dei suoi proventi dalla speculazione sui titoli a rischio e solo un 10% sulla produzione reale. E’ a questa base di valore che dobbiamo tornare. Questo e’ il punto base che occorre riprendere frenando la speculazione fittizia. 20 anni fa si diceva che Umberto contava piu’ di Giovanni, perche’ il primo gestiva le finanze, il secondo le auto. Ma quei sistemi oggi non reggono piu’. E lo ha dimostrato Tanzi con una Parmalat sanissima e un capitale perso nei giochi di Borsa, mettendo a rischio risparmiatori e produzione. I fatti provano che quello stesso strumento che la produzione aveva usato per incrementare se stessa puo’ arrivare a un punto di non ritorno tale da distruggere ogni struttura e patrimonio. Ma se l’avidita’ incontrollata puo’ arrivare a questo, occorre metterle dei rimedi, come si fa con i giocatori malati e compulsivi.
Non si puo’ pensare di distruggere la produzione per colpa di uno strumento come la Borsa che doveva servire a finanziarla e monitorarla. Se lo strumento uccide il possessore, occorre cambiare le regole e aumentare le pene per i reati finanziari. Ma lo strumento dei titoli deve tornare a legarsi alla concretezza del capitale di un’azienda e alla sua produttivita’. La Borsa non puo’ essere fine a se stessa o diverra’ uno strumento impazzito e dannoso al mondo.
Sono alcuni anni che gli enti locali per avere immediata liquidita’ si stanno indebitando ad libitum in modi per cui le prime rate dell’indebitamento sono piccole per crescere poi smisuratamente. Non dovrebbe essere permesso a gestori del denaro pubblico di fare speculazioni fittizie che aumenteranno il debito generale. Oggi tutti i Comuni hanno quote di indebitamente pazzesche. Ma chi o cosa ha consentito questo?
L’Italia di fronte alla crisi finanziaria ha almeno due vantaggi: le banche non hanno fatto quel processo di fusione e gigantismo che gli operatori economici auspicavano, ed esistono le fondazioni bancarie che godono di migliaia di miliardi che possono essere reimmessi sul mercato. Ma oggi abbiamo aziende che hanno investito in Borsa piu’ del loro patrimonio netto, un fenomeno analogo a quello del debitore che ha contratto un mutuo oltre alle sue possibilita’ di solvenza. E aggiungiamoci anche i crediti che la banche concedono ai grossi politici o operatori di mercato senza le dovute coperture e solo in virtù del giro del clientelismo bancario che e’ piu’ micidiale di quello della PA.
Certo che se in Italia vogliamo avere un Presidente del Consiglio che abbia una sua banca e che mette la figlia al vertice di una delle maggiori banche del paese, non ci possiamo poi aspettare che ne escano regole certe e severe. Il conflitto di interesse e’ troppo grande da permettere una gestione corretta dell’esistente. E se a capo di Bankitalia ci troviamo un controllore che l’insider trading se lo fa in casa e che viene poi protetto dalla destra come dalla sinistra e se ne esce dal fattaccio senza pena alcuna…
Se poi la linea di B e’ quella di infiltrare di soppiatto decreti salva-manager per aumentare l’irresponsabilita’ di chi porta le aziende al fallimento vuol dire che abbiamo un governo che il marcio del sistema lo alimenta, non lo diminuisce.
Purtroppo le regalie del sistema a personaggi come Fazio, Fiorani, Consorte.. mostrano come siamo tutt’altro che su una linea di correttezza e rigore bensi’ in piena complicita’ criminale, mentre i conflitti di interesse (politici-mercato, controllori-contrlllati) diventano sempre piu’ turpi.
Al momento le banche centrali parlano di tagliare di mezzo punto il costo del denaro, ma questo non fa risalire gli indici di Borsa. Tremonti aveva promesso il pareggio di bilancio a tempi brevi e un aumento del PIl, ma il PIl calera’ dello 0,1, il che mandera’ a gambe per aria la Finanziaria, che diventa inutile prima di cominciare. Ma tener conto della recessione italiana dovrebbe spingere a nuovi tagli, in assenza di una politica anti-sprechi.
Dopo l’inutile G4, ci sara’ un altrettanto inutile G8 e quelli che chiedono una nuova Bretton Woods come Tremonti sono persi nel passato e insistono nel voler ignorare i tre quarti del mondo.
Certo oggi si deve passare dal capitalismo degli speculatori a quello degli imprenditori.
Anche UK chiede un fondo europeo comune, osteggiato dalla Germania.
Ma noi che facciamo? Il senso di inadeguatezza del governo e dell’opposizione e’ tremendo. Berlusconi e’ attivo solo sul fronte della difesa dei suoi interessi personali e dei suoi crimini, Veltroni vagheggia.
La manifestazione di Veltroni si fara’ o sara’ di nuovo rimandata? Colpira’ il liberlismo nella sua clamorosa disfatta o gli fara’ grazia come ha fatto con Berlusconi in nome di un generico I Care che in sostanza non si interessa dei diritti di nessuno?
La lotta anticapitalista di una sinistra che si rispetti esiste ancora o si e’ annacquata sotto una retorica da libro cuore?
D’Alema, Fassino, Veltroni.. hanno ancora una visione globale anticapitalista e anti-imperialista o sono finiti nella politica del quieto vivere, delle piccole collusioni quotidiane, delle piccole complicita’ sotto banco, dei piccoli interessi nascosti?
La Finanziaria di Tremonti e’ ormai una barca che fa acqua da tutte le parti. Si basa su previsioni di crescita ormai inattendibili. Occorreranno nuovi tagli? E sempre sullo stato sociale? E sempre sui lavoratori dipendenti? Francamente nemmeno questo e’ attendibile. Intanto ogni giorno che passa sono decine di migliaia i lavoratori che perdono il lavoro.
Paradossalmente, nel mondo, la crisi e’ stata frenata dalle grandi economie emergenti, quelle che i grandi della Terra respingono nei loro insulsi convegni, come la Cina, l’India, l’America latina, l’Africa… per cui limitare ancora il loro accesso ai grandi consessi mondiali diventa ormai un lusso inutile, peggio: controproducente.
Consoliamoci pensando che i ribassi in Borsa non possono essere infiniti e che il gioco stesso della speculazione puo’ variare le nostre sorti cosi’ come ha variato il prezzo del greggio. E poi, arrivati a questo punto di assurdita’ politiche (i due mandati di Bush sono stati un’atrocita’ senza fine e l’Europa va sempre peggio), non ci resta che sperare nelle capacita’ di autoconservazione dell’organismo mondo.
Ma il giovane e inesperto Obama a capo di una societa’ divisa ancora dall’integralismo e dal fanatismo non ci tranquillizza affatto.
E poi, ricordiamo il proverbio che dice: “quando gli elefanti si combattono, quelli che ci rimettono sono sempre i fili d’erba”.
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Da Masada 800. Ma questa Finanza ha un’etica?
Messaggi
1. Il liberismo ha fatto crack, 13 ottobre 2008, 12:46, di livhandre garufueller
Ti amo. Parliamone.