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Il mais messicano ... come il petrolio iracheno?
Publie le giovedì 25 gennaio 2007 par Open-Publishing
Le politiche per scoraggiare i diseredati del terzo mondo dall’emigrare clandestinamente nell’obeso occidente, rasentano sempre più la follia.
La città di George Orwell è divenuta una triste realtà.
Ovunque, in quella terribile città, erano visibili grandi manifesti con il volto del Grande Fratello. Gli slogan politici ricorrenti erano: "La pace è guerra", "La libertà è schiavitù", "L’ignoranza è forza".
Oggi per raggiungere la pace si fa la guerra.
Per combattere il terrorismo si terrorizza.
Per scoraggiare l’emigrazione clandestina si affama il terzo mondo.
In Messico, in questi ultimi anni si sta verificando l’ennesima corsa verso l’assurdo.
Il prezzo delle tortillas - la focaccia di granoturco che rappresenta il prodotto alimentare di base in Messico - è esploso negli ultimi mesi, a causa della folle corsa alla produzione di etanolo negli Stati Uniti, che sta producendo un’impennata dei prezzi del mais in varie zone del mondo.
L’etanolo, il “biocarburante” più di moda al momento, rappresenta una perdita netta una volta calcolata l’energia necessaria per produrlo, e richiede enormi quantità di mais. La conseguenza è che comincia già a profilarsi un calo delle quantità di mais disponibili per il consumo umano, e gli speculatori finanziari hanno subito fiutato l’affare.
L’aumento del prezzo delle tortillas in Messico rappresenta una seria minaccia per la maggioranza della popolazione messicana, che ha già visto un calo della propria ricchezza negli ultimi decenni a causa degli accordi liberisti del NAFTA.
Una fetta rilevante della popolazione è già malnutrita, in un paese che qualche decennio fa era autosufficiente dal punto di vista alimentare; adesso, dopo il miracolo del libero mercato, diventa sempre più povero, e la gente disperata decide di rischiare tutto per emigrare clandestinamente negli Stati Uniti.
Ma non possiamo definire ottuse le speculazioni economiche e politiche degli USA.
Non sono certamente così crudeli dall’affamare un popolo, farlo emigrare per fame per poi ricacciare i diseredati nei loro paesi di origine!
Non sono così assurdamente stupidi e crudeli.
Sanno che rimpatriare masse di clandestini peserebbe sui loro bilanci statali (non possono certo sprecare il prezioso carburante fatto col mais messicano) e allora, prevedendo l’enorme danno economico, hanno costruito un muro davanti alla frontiera messicana.
Un saluto
Tubal e Sibilla