Home > Il mercato della carne (UMANA)
Prove di Bolkestein (ovvero di schiavismo) nei cantieri del Piemonte:
10-12 ore di lavoro al giorno sulle impalcature per uno "stipendio"
di 242 euro. La Fillea Cgil: "Non è un eccezione"
Vladimir, manovale a Torino
E’ Moldavo. Paga: 1 euro l’ora
Fabio Sebastiani
Prove generali di Bolkestein nei cantieri di Torino. Un euro l’ora
per "importare" un manovale dalla Moldavia, attirato con la
prospettiva di guadagnarne 150 euro al mese. La storia di Vladimir
non è così singolare come sembra, però. E’ una delle tante denunciate
dalla Fillea Cgil che sulla piaga dei nuovi schiavisti all’ombra
della Mole sta raccogliendo un voluminoso dossier. Il segretario
degli Edili Gianni Pibiri racconta: «Siamo ormai oltre ogni livello
possibile di illegalità. Abbiamo ditte, che lavorano anche in centro
in cantieri importanti - e che denunceremo con i nostri avvocati -
che non danno mai una busta paga regolare, che non pagano secondo il
contratto, che non rispettano orari e diritti, per non parlare della
sicurezza». A scorrere la documentazione della Fillea Cgil sembra di
trovarsi di fronte proprio agli "allegati" della direttiva
Bolkestein, in procinto di essere discussa, peraltro, nel corso della
plenaria del parlamento europeo: paghe da 5 euro all’ora o
addirittura da tre sono all’ordine del giorno a Torino e in
pronvicia. Il compenso regolare si aggira invece intorno ai 10 euro
l’ora. Continua Pibiri, che alcuni giorni fa ha denunciato la
situazione degli edili torinesi sulle pagine della "Stampa": «Nessuno
si domanda come sia possibile che stia dilagando il part time
nell’edilizia? Si è mai visto un cantiere con le persone che lavorano
dalle 8 alle 12 come in un asilo? E questo accade in estate quando
tutti sanno che il settore tira al massimo». E’ il trucco della paga
a metà. Il lavoratore viene registrato come part-time ma arriva a
lavorare in realtà fino a dieci-dodici ore al giorno, sabato
compreso. Vladimir l’ha provato sulla propria pelle. Alla fine del
mese si è ritrovato 242 euro per 240 ore di lavoro effettivo. Lui a
protestare ci ha provato. I suoi datori di lavoro gli hanno promesso
che gli avrebbero dato 700 euro, cioè tre euro all’ora. Ma quei soldi
non sono mai arrivati.
Il giochino è semplice. Ci sono molte ditte italiane che aprono
una "filiale" nei paesi dell’Est europeo. Con un semplice annuncio su
un giornale locale attirano lavoratori stranieri promettendo un
salario di 150-200 euro. Per il livello di vita di quei paesi
rappresenta una cifra dignitosa. Una volta in Italia il Vladimir di
turno viene sistemato in una stanza con altri suoi connazionali e
così tra affitto e spese varie non rimane nulla da mandare a
casa. «Molti rientrano, altri decidono di rimanere perché non
potrebbero sopportare la vergogna di tornare a mani vuote - racconta
Pibiri. Rimangono, ma a quel punto diventano facilmente ricattabili
dai datori di lavoro».
Con il trucco del falso part-time l’azienda incassa un risparmio
complessivo sul costo del lavoro di circa il 50%, grazie anche al
fatto che una parte del compenso viene erogata in nero. «In questo
modo il lavoratore matura una base di calcolo insignificante per
tutte le altre voci della busta paga», conclude Pibiri.
Tra gli altri, anche la storia di quattro marocchini che dopo una
estenuante trattativa erano riusciti ad ottenere sette euro l’ora,
salvo poi essere lasciati a casa il giorno dopo perché nel frattempo
una piccola squadra di Ucraini aveva accettato di lavorare a 5 euro.
Il sindacato lo chiama "il mercato della carne". E si capisce anche
perché. Per tanti Vladimir che escono allo scoperto trovando nella
disperazione chissà come la forza di parlare, tanti altri scelgono la
via la muta sopportazione. Qualche tempo fa qualcuno lanciò l’idea di
tutelare chi si espone concedendo il permesso di soggiorno. Con
questo governo di centrodestra, leghista e xenofobo, è impossibile
passare all’applicazione pratica.
http://www.liberazione.it/giornale/051030/default.asp