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Il metronomo si è fermato per Max Roach

Publie le sabato 18 agosto 2007 par Open-Publishing

Si è spento a Manhattan, all’età di 84 anni il metronomo del jazz per antonomasia: Max Roach. Basta soffermarsi sulle note di "drums unlimited" del 1966 per capire che questo appellattivo calzava a pennello.
Oppure ascoltare St.Louis Blues del medesimo LP, dove Max Roach passava dal 3/4 ai 7/8 e poi via verso i 4/4, senza destare il minimo sospetto. Un talento innato che ha lasciato in eredità un bagaglio musicale unico per le passate e per le generazioni a venire.
Max Roach nasce a Brooklyn il 10 gennaio 1925.
 
A 8 anni studia la tromba, per passare successivamente alla batteria frequentando il conservatorio di Manhattan. Nel 1942 il suo esordio al Monroe’s Uptown House, dove partecipa ad una jam session con Dizzy Gillespie, Charlie Parker e Kenny Clarke.
 
Due anni dopo, nel 1944, dopo aver lasciato i Tympany Five di Louis Jordan, la sua prima incisione con Benny Carter. Con quest’ultimo collaborerà fino al 1950, partecipando anche al festival di Parigi nel 1949.Dal ’50 al ’53 lavora al fianco di Miles Davis, J.J. Johnson e Lee Konitz, e molti altri come free-lance.
 
Nel 1953 assieme a Charlie Mingus costituisce l’etichetta discografica indipendente Hank Mobley, e un anno dopo fonda con Cliffors Brown il prestigioso quintetto con Harold Land, poi Sonny Rollins, Richie Powell e George Morrow con i quali lavorerà assieme fino al 1957. Contemporaneamente suona con il suo gruppo personale con Booker Little e dal 1958 anche con la cantante Abbey Lincoln.
 
Sarà un susseguirsi di musicisti accanto a lui, come Eric Dolphi, Mal Waldron, Freddie Hubbard, Charle Tolliver, Stanley Cowell e Gary Bartz. Verso la fine degli anni ’60 accompagnerà per molti anni un quartetto composto da Cecil Bridgewater, Billy Harper, Reggie Workman e Calvin Hill.
 
Nel 1972 inizia a svolgere l’attività di insegnante presso l’Università di Amherst, nel Massachusetts, dando vita ad un complesso di soli percussionisti, chiamato M’Boom Re. E’ proprio in questo periodo che inizia a tenere concerti per batteria sola, presenziando tutte le maggiori manifestazioni internazionali di jazz.

Ma Max Roach, attraverso la sua musica è stato anche la prova concreta di come la passione musicale possa tradursi nell’impegno civile per i diritti umani. 
Gil Cuppini, lo riteneva l’uomo batteria, un punto nodale nell’albero genealogico dell’arte della percussione.