Home > Il minuetto tra Royal e Bayrou e il vittimismo di Sarkozy

Il minuetto tra Royal e Bayrou e il vittimismo di Sarkozy

Publie le martedì 1 maggio 2007 par Open-Publishing

«Dopo di lei», «No prego dopo di lei», après vous insomma. Più che un dibattito un balletto cortese tra vecchi amici, quello di ieri mattina tra Ségolène Royal e François Bayrou, la finalista e il "terzo uomo" delle presidenziali francesi. Un «dialogo trasparente» precisano i protagonisti, che per due ore hanno discusso e perorato, trovandosi d’accordo su quasi tutti i grandi dossier della politica, dalle riforme istituzionali alla libertà dell’informazione, dalla solidarietà sociale alla scuola, passando per le questioni ambientali. Le uniche divergenze riguardano l’economia; laddove Bayrou ritiene «troppo stataliste» le ricette di Royal, che a suo avviso vorrebbe spendere «soldi che non ci sono», la candidata socialista ha esibito grande ottimismo, sostenendo che la Francia ha «ampi magini di crescita economica». Ma si tratta di divergenze ampiamente negoziabili. La vera sostanza politica dell’incontro sta nelle parole con cui Ségolène ha salutato il suo interlocutore: «Faremo un tratto di strada insieme».

Nessun accordo politicista, spiegano gli interessati, nessuna «adesione» al progetto dall’altro/a, per carità. Il rischio della performance avvenuta ieri (che il quotidiano di sinistra Libération definisce uno «strano esercizio di convergenza») è molto chiaro, soprattutto a Royal che, nonostante i sondaggi sfavorevoli, ha ancora tutte le chance di diventare Presidente. Scambiandosi gentilezze e convenevoli, intrecciando sorrisi e galanterie ecumeniche, i due hanno sottolineato di fronte a milioni di francesi un rapporto di stima e rispetto reciproco. Ma possono aver dato anche l’impressione di animare un dibattito stucchevole, strumentale e consociativo, in particolare agli indecisi, quelli che non si sentono rappresentati da nessun partito e che, al contrario, sono delusi e scorati dai magheggi politique politicienne : «Non ci sarà alcuna alleanza tra noi non è questo che si attendono gli elettori», ha sottolineato Ségolène. La precauzione retorica non elimina però il sospetto che tra socialisti e centristi sia in corso un piccolo mercato politico, uno scambio di favori da restituire con gli interessi alle legislative di giugno.
Lo sa bene Nicolas Sarkozy, lo spettro mai nominato ma sempre incombente nelle due ore scarse di confronto tra la candidata del Ps e il deputato centrista. Al favoritissimo del ballottaggio di domenica (gli ultimi sondaggi pubblicati dall’istituto Ifop lo vedono in testa per 52,5 a 47,5%) ieri sono fischiate le orecchie più di una volta. Specialmente quando Royal e Bayrou hanno affrontato il tema controverso della libertà dell’informazione francese, lanciando un inquietante grido di allarme sul «controllo politico» dei media, sulla collusione tra grandi gruppi e classe dirigente, sul «pluralismo» messo sotto botta dall’«arroganza». Il riferimento al lobbismo mediatico di Sarkò, amico personale dei maggiori editori e magnati dell’informazione (da Serge Dassuat a Martin Bouygues, da Eduard Rotschild a Arnaud Lagardère) e accusato esplicitamente da Bayrou di aver «intimidito» i vertici di Canal plus per far saltare l’incontro televisivo con Royal, appare più che evidente. E conferma la strategia del "blocco antisarkozista" che si sta formando tra i due turni presidenziali, progetto "in negativo" che, nonostante rafforzi la candidatura di Royal, possiede un alto coefficiente di rischio: far passare l’avversario come una vittima della politica di palazzo e di una campagna «d’odio» contro la sua persona. E di conseguenza alimentare l’illusione che sia davvero "l’uomo nuovo" della scena francese, il battitore libero che non ha bisogno di mercanteggiare con i partiti, i quali, animati da malafede e da complessi di inferiorità, si alleano contro di lui per impedirgli di rinnovare il Paese con le sue «rotture» e le sue «visioni» rivoluzionarie. Questo naturalmente non è affatto vero. Anzi, i primi che hanno aperto la campagna acquisti, promettendo poltrone e posti al sole ai notabili dell’Udf sono proprio i pretoriani di Sarkò, i quali hanno già "comprato" la metà del gruppo parlamentare di Bayrou. Ma sono operazioni avvenute sottobanco e quindi poco indentificabili dagli elettori. Il minuetto dell’Hotel Westin si è invece disputato alla luce del sole, prestando il fianco al nutrito repertorio populista di Sarkò. Il quale ha commentato il dibattito con un classico del genere: «Sono intrallazzi da albergo, il mio albergo è qui sul terreno».

29/04/2007
 http://www.liberazione.it/