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Il mio "no" al partito unico

Publie le martedì 18 dicembre 2007 par Open-Publishing

Aprile online 11 dicembre 2007

Una sinistra unita così come sembra conformarsi non può essere il punto
di approdo della formazione "Essere comunisti", perchè questa necessità
oggettiva di unità non deve comportare automaticamente la necessità di
rinunciare al patrimonio culturale, politico ed organizzativo delle
diverse forze impegnate nel processo

di Claudio Grassi /coordinatore naz. Essere Comunisti/

Sono settimane importanti per il futuro del Partito della Rifondazione
Comunista e dell’intera sinistra italiana, incamminata in un percorso di
unità e coordinamento. A tale riguardo, la posizione della nostra
componente, Essere Comunisti, è chiara e può essere riassunta in una
formula molto semplice: siamo favorevoli ad un processo di
confederazione delle diverse forze della sinistra ma siamo contrari alla
costruzione di un partito unico che sciogliesse, all’atto della sua
costituzione, i soggetti organizzati oggi esistenti (e in primo luogo il
nostro partito).

Perchè questo? In tutti questi anni abbiamo sostenuto ogni iniziativa
che si proponesse l’obiettivo di unire, sulla base di una condivisione
programmatica, le varie forze della sinistra alternativa, dal /Forum/
promosso da Lavoro e Società sino alla più recente /Camera di
Consultazione/. Infatti, senza l’unità dei partiti della sinistra e dei
diversi attori del conflitto sociale (a partire, ovviamente, dai
movimenti), ogni speranza di riuscire a dare risposte ai bisogni delle
classi subalterne è illusoria.

Tuttavia questa necessità oggettiva di unità - una unità tesa proprio al
rafforzamento delle ragioni della pace e del lavoro - non comporta, in
sè, automaticamente la necessità di rinunciare al patrimonio culturale,
politico ed organizzativo delle diverse forze impegnate nel processo.
Non sta scritto da nessuna parte che l’unità della sinistra debba
prendere la forma di un unico partito. E’ quello che vorrebbe una parte
del gruppo dirigente di Rifondazione Comunista e, apertamente, la parte
più rilevante di Sinistra Democratica, a cominciare dal suo coordinatore
nazionale Fabio Mussi.

Siamo contrari alla costruzione di un partito genericamente di sinistra
per due ordini di ragioni.

Il primo: la nascita di un nuovo partito non più comunista, imperniato
sulla logica della internità strategica al governo e alle alleanze di
centro-sinistra, equivarrebbe ad uno spostamento a destra del quadro
politico nazionale. Azzererebbe, infatti, l’eccezione rappresentata da
Rifondazione Comunista: un partito fuori dalla "compatibilità di
sistema", antagonista, impegnato culturalmente e strategicamente in un
percorso di superamento del capitalismo.

Il secondo motivo attiene alla cultura politica. La nascita del nuovo
partito, a nostro avviso, normalizzerebbe il quadro politico e
vanificherebbe gli sforzi di quelle centinaia di migliaia di donne e
uomini che, dal 1991 ad oggi, hanno - non senza grandi sacrifici -
tentato di affermare, contro la Bolognina, che anche in Italia poteva
vivere una forza comunista.

Dichiarate queste premesse, è chiaro che la nostra componente non
potrebbe che essere contraria ad un processo che, in un colpo solo,
sciogliesse d’imperio da un lato Rifondazione Comunista e quindi la
nostra identità e, dall’altro lato, segnasse uno spostamento a destra
dell’asse politico italiano.

Nelle prossime settimane il Prc sarà impegnato in una consultazione tra
gli iscritti sul tema del governo. Noi porteremo nei circoli una
posizione chiara: la verifica di gennaio con Prodi dovrà essere una
verifica vera, alla quale il partito dovrà presentare punti
programmatici chiari e vincolanti. Con onestà e limpidezza reciproca. In
caso non venissero accettati da Prodi e dalla componente moderata del
governo, ciascuno dovrà trarne le debite conseguenze. A tale proposito,
vorrei sottolineare come non ci aiutino le ultime esternazioni di
Bertinotti che, dopo aver dichiarato fallita l’esperienza dell’Unione
(proprio quell’esperienza che lui ha contribuito, in maniera decisiva, a
costruire senza fissare due anni fa - come noi chiedevamo - alcuna
discriminante programmatica), ha assicurato che il governo durerà tutta
la legislatura.

Il tema del governo, come è ovvio, è legato indissolubilmente a quello
dell’identità. Dentro una sinistra unita (resa ricca proprio dal
contributo di ciascuna storia individuale e collettiva), serve un
partito comunista forte ed autonomo: autonomo dalle altre forze
politiche e sociali e, non ultimo, dal governo.