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Il movimento dei disoccupati in Tunisia: un processo inarrestabile
Publie le mercoledì 27 aprile 2011 par Open-Publishing1 commento
I giovani sono stati alla testa della rivoluzione. Mohamed Bouazizi, la cui morte diede innesco la rivolta, era uno di quei tanti giovani istruiti senza una prospettiva futura. Ma questi giovani oggi si stanno auto-organizzando. Da febbraio, sono state costituite più di 100 sezioni sindacali, da quando il Sindacato è stato legalizzato, con più di 45.000 iscritti tra uomini e donne. [Castellano] [English]
Monumento a Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid
Monumento a Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid
Il movimento dei disoccupati in Tunisia: un processo inarrestabile
Negli anni ’80 e ’90, specialmente nei paesi occidentali del Nord Africa si era aperto l’accesso agli studi universitari per i giovani figli delle classi lavoratrici. Le prime ragazze provenienti dalle campagne potevano iscriversi all’università. Ci furono manifestazioni su larga scala nelle università ed emersero organizzazioni come la Union nationale des étudiants du Maroc (UNEM - Sindacato Nazionale degli studenti del Marocco) che fece da balia per l’attivismo e l’unità delle lotte di tutte le tendenze impegnate per un cambiamento sociale.
Ma dopo la laurea non c’era altro che la disoccupazione. Per continuare a studiare in Europa o per accedere ad un dottorato, ad un master, ci volevano un sacco di soldi. Per entrare nella pubblica amministrazione, dominata dal nepotismo e dalla corruzione, non c’erano molte possibilità per i laureati figli della classe operaia e contadina. Dall’esperienza e dai contatti della UNEM, nacque nel 1992 in Marocco la Association nationale des diplômés chômeurs au Maroc (ANDCM - Associazione Nazionale dei Laureati Disoccupati), la prima organizzazione dei disoccupati nella regione, che in 19 anni di lotta senza essere legalizzata, è diventata rappresentativa nella lotta contro la disoccupazione.
I laureati disoccupati in Tunisia si auto-organizzano
L’influenza e la fama dell’esperienza della ANDCM si diffusero tra Marocco, Algeria e Tunisia.
Nel 2006, venne costituita la Ligue Tunisienne des Diplômés Chômeurs (Lega Tunisina dei Laureati Disoccupati). I delegati tunisini parteciparono a parecchie conferenze internazionali della ANDCM, a cui era presente anche la CGT (spagnola, ndt). La disoccupazione post-laurea aveva dimensioni di massa e la necessità di organizzarsi era evidente.
Ma in Tunisia, la dittatura di Ben Ali fece chiudere le sezioni della lega dei laureati disoccupati. Ci furono persecuzioni e venne fomentata la divisione. L’organizzazione tornò in clandestinità, senza smettere di gettare semi e tenere contatti. La rivolta di Gafsa fu una fiammata spenta dalla repressione, ma indicò quale doveva essere la strada.
L’ora della rivoluzione. Nasce l’Union des Diplômés-Chômeurs (UDC)
I giovani sono stati alla testa della rivoluzione. Mohamed Bouazizi, la cui morte diede innesco la rivolta, era uno di quei tanti giovani istruiti senza una prospettiva futura. Ma questi giovani oggi si stanno auto-organizzando. Da febbraio, sono state costituite più di 100 sezioni sindacali, da quando il Sindacato è stato legalizzato, con più di 45.000 iscritti tra uomini e donne. In Tunisia, un paese con 10 milioni di abitanti, ci sono 140.000 laureati e 60.000 studenti che presto prenderanno un diploma. Questo è uno dei motori del cambiamento.
Abbiamo incontrato Salem Ayari, presidente dell’UDC a Tunisi. Apprendiamo che negli ultimi 3 mesi il movimento si è fatto inarrestabile. Ogni giorno nascono sezioni locali. C’è un comitato nazionale, ma senza nessun potere decisionale. Sono stati presi in affitto dei locali a Tunisi per permettere al comitato di continuare ad organizzare questo movimento. Un sistema di prestiti ha permesso al movimento di auto-finanziarsi. I computer messi a disposizione dalla locale RCD e da amici danno all’UDC un minimo di infrastruttura.
Seguendo l’esperienza marocchina della ANDCM, in Tunisia hanno sviluppato una serie di standards per i lavori ottenuti dalle varie sezioni dell’associazione. Le azioni a livello locale sono essenziali. Ci sono situazioni di protesta permanente in varie località (Sidi Bouzid, Thala, Tozeur...).
A parte la lotta comune per mettere fine a tutte le strutture collegate con la dittatura, nel campo della disoccupazione la UDC porta avanti 3 rivendicazioni decisive:
1. nel pubblico impiego, controllo e partecipazione su posti di lavoro creati sulla base di necessità sociali reali;
2. un salario sociale per tutti i disoccupati;
3. supporto e partecipazione per progetti che creano posti di lavoro. Lo studio dei progetti è a cura dell’associazione, con sostegno pubblico.
L’intero movimento di lotta locale confluirà l’1 Maggio a Tunisi. L’idea è quella di mobilitare 50.000 laureati disoccupati, per mostrare la forza e la capacità del movimento allo scopo di promuovere una politica per la creazione di lavoro che coinvolga le persone direttamente interessate. La sfida di fronte è quella degli sforzi organizzativi e logistici per far crescere con ottimismo una mobilitazione di queste dimensioni.
I disoccupati sono consapevoli del fatto che devono combinare la lotta e la mobilitazione con l’analisi sulla situazione attuale per trovare alternative concrete e praticabili per favorire l’occupazione. Per questo, è in preparazione una conferenza di dibattito prevista per il 9 e 10 maggio, con la partecipazione di diversi studiosi, sul tema "Disoccupazione e modelli di sviluppo" e sull’emigrazione.
La capacità di auto-organizzarsi
Non si parla del passato o di sogni. Davanti ai nostri occhi, qui ed ora, in meno di 3 mesi, decina di migliaia di giovani tunisini sono riusciti a darsi uno strumento che essi stessi hanno forgiato, ovunque in piena autonomia, con tanta solidarietà, con obiettivi comuni, con una partecipazione dal basso, senza dipendere da nessuno. L’UDC non è un organismo perfetto, né privo di contraddizioni e di debolezze - dopo tutto non è che un processo umano. Ma esso è reale, presente, qualcosa da cui c’è da imparare.
Mouatamid
Gruppo di Lavoro per il Nord Africa della Segreteria Internazionale della Confederación General del Trabajo
Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali
Messaggi
1. Il movimento dei disoccupati in Tunisia: un processo inarrestabile, 27 aprile 2011, 22:53
salve vi scrivo da Tunisi dove vivo e lavoro da 15 anni...
bella cosa il Movimento dei disoccupati, ma serve a qualcosa?
io, che di lavoro faccio il consulente industriale dico di no, anzi, se ottiene un risultato e’ solo quello di aumentare la disoccupazione.
che a voi e ai tunisini stia bene o no, la realta’ attuale dei fatti e’ che in Tunisia non ci sono posti di lavoro per laureati, non ce ne sono e non ce ne saranno nei prossimi 10 anni, o quantomeno saranno sicuramente meno della domanda di impiego.
questo significa che ci saranno pochi posti e pagati male.
ora si sta dicendo che bisogna alzare i salari minimo dei laureati? la risposta delle imprese estere, che sono le uniche ralmente impegnate negli investimenti, e’ la chiusura. Si’ perche’ la Tunisia interessa SOLO per i bassi costi e per la defiscalizzazione, se i costi diventano piu’ alti meglio andare in Turchia, in Bielorussia, dove la situazione e’ "prevedibile".
qui oggi la moschea del paese dove abito ha diffuso la predica dell’imam a tutto volume per oltre 1 ora, e non e’ neanche venerdi’.... io mi sono guardato in faccia con mia moglie e abbiamo deciso di chiudere il nostro ufficio, lasciero’ a casa solo 3 persone. Perche’? beh perche’ qui non e’ vero che la rivoluzione l’hanno fatta gli studenti, questa e’ una illusione di voi europei! qui la rivoluzione l’ha fatta la dirigenza dell’esercito insieme all"alta borghesia, hanno solo lasciato che la miccia arrivasse alle polveri.
ora per le imprese europee e’ incertezza totale: il peggior nemico dell’investimento.
pensateci bene ragazzi e forse dopo le elezioni capirete come davvero stanno le cose qui in nordafrica.
Enrico