Home > Il paese dei farlocchi
Sembra proprio di sì. È arrivata sulle passerelle della politica italiana la soleggiante ed autoreferenziale collezione primavera-estate. Per combattere il torpore allergico da polline gli omuncoli incravattati nullafacenti sbocciano come fiori e sfoggiano sgargianti giacchette di cotone, scarpette bucherellate traspiranti da abbinare a cinte in pelle di coccodrillo ed occhiali da sole ultimo grido.
Le sfilate vanno in onda ogni giorno: Berlusconi e Apicella canticchiano, Mastella va al bagaglino a controllare se le tette e i culi sono credenti, Bertinotti va da Fiorello a fare il simpaticone, Quercini e Margheritini indicono i rispettivi congressi nazionali per dare vita al nuovo Partito Democristiano. Che bella la primavera, dolce stagione che risveglia gli animi nobili. Prodi affonda sulla sua poltrona, come l’economia sulla propria stagnazione.
È diventato inutile perfino comprare i quotidiani, sempre più sottili in previsione dei gossip da qualunquismo estivo. Sembra già di sapere cosa si leggerà. Siamo noi lettori il prodotto da vendere alle pubblicità, quindi ad ognuno il suo target di notizie. Che ad ognuno venga detto ciò che vuole sentirsi dire, basta che paghi. Scalfari, su Repubblica del 22 aprile, scrive addirittura che la nave (ndr il Pd) è pronta a salpare. Per il futuro.
A me vengono i brividi. “Futuro” ormai è diventata una minaccia. Le mamme non invocano più l’uomo nero, ma: “guarda che ti parlo del tuo futuro, eh!?”, ed i bambini, terrorizzati, tornano a chiudersi nella campana virtuale della Playstation. Mi chiedo come faccia il vecchio Eugenio a parlare di futuro. A me sembra di ascoltare una favola dell’orrore, quelle che mi raccontava mia nonna per farmi stare buono.
C’era una volta…C’era una volta la Democrazia Cristiana, un partito sorto nei primi anni Quaranta, dalle macerie del dopoguerra, che ha saputo conciliare gli interessi economici con la demagogia, schierandosi al fianco degli americani, della Chiesa e del Regno di Sicilia contro lo spaventapasseri del comunismo in cambio di finanziamenti illimitati e del monopolio gestionale del paese dei farlocchi per 50 anni.
C’erano una volta Andreotti, Cirino Pomicino, De Mita, Cossiga… C’erano una volta e ci sono ancora, con gobbe e cuori nuovi di zecca, polmoni lucidati, arti bionici, cervelli impiantati. Sono sempre lì, ben saldi al comando del ricatto. C’era una volta il Regno Massonico di Sicilia, che spianò la strada agli americani per la risalita, consegnò il paese prima alla Dc, poi al Psi, poi ancora a Forza Italia. E anche quello c’è ancora.
C’era una volta la sinistra scissionista, che invece di riunire le forze e sorpassare la Dc si trincerava dietro il suo burocratismo bolscevico statico, disperdendosi in una quantità infinita di puntini percentuali insignificanti. Anch’essa c’è ancora. C’erano una volta gli sbandieratori, quelli che passano con facilità da una poltrona all’altra di partiti opposti, “basta che si mangi”, ed anche loro…ci sono ancora.
Dove lo vede Lei, sig. Scalfari, il mare del futuro solcato dalla nave del nuovo Pd (Partito Democristiano)?. Le dico cosa vedo io, con la viva speranza di sbagliare: vedo una banda d’azzeccagarbugli che in un anno ha fatto pochissimo, quasi nulla, di sinistra. Vedo una classe politica che, dopo aver vinto, ha –in ordine cronologico- litigato per i posti di potere, varato un indulto e finanziato le guerre di tutto il mondo.
È la stessa gente che ora si riunisce nei “Pala” di tutta Italia a parlarsi addosso, auto-applaudirsi e ciarlottare di un futuro in cui può credere solo chi ha, come Lei, più di 70 anni, perché –purtroppo o per fortuna?- non lo vedrà. È quella stessa gente che, come Rutelli, ha attraversato, essa sì, tutti i mari della demagogia per arrivare ancora oggi indenne a conservare il suo stipendio da nababbo.
È anche, sig. Scalfari, la stessa gente di sempre: i D’Alema, Fassino, Mussi, Angius, Veltroni, Bersani, Rutelli, De Mita, Cirino Pomicino e chi più ne ha più ne metta… 70 enni e 50 enni già morti e sepolti – i primi- o decrepiti – i secondi. Come fa Lei a parlare di futuro? Come fa a parlare di “un’ oligarchia in grado di azzerarsi consapevolmente”? Non vede che si stanno già scannando per il famoso “Direttorio”?
Non sente Fassino parlare di un Pd (Partito Democristiano) di sinistra mentre esclude la sinistra, inglobando il centro meno riformatore dell’universo? Non sente Bersani lodare le “liberalizzazioni di sinistra” mentre la benzina schizza ancora sopra 1,3 euro al litro? Non vede Mussi, lo scissionista, avvicinarsi a quello che sarà il nuovo Psi, un garofano sulle labbra dell’effige craxiana?
Non vede la solita, vecchia ed incancrenita sinistra radicale arrancare, balbuziente? I suoi esponenti non continuano forse a litigare per una poltroncina piccola piccola, mentre probabilmente spariranno tutti (magari…)? Non vede che il referendum sulla legge elettorale è l’ultima cosa che i nostri politici vogliono, perché metterebbe in pericolo -e soprattutto fuori dal loro potere gestionale- il futuro della classe politica italiana?
Se gente del Suo calibro, Direttore, si mette a strizzare l’occhio al Pd, come tristemente ha fatto Bellachioma Silvio, un giovane come me perde anche il rispetto per gli “anziani saggi”, ed a quel punto rimarrei veramente in mutande (o nudo, perché in mutande ci sto già). Magari fra qualche giorno scriverà anche Lei un bel pezzo per riabilitare il “coraggio da statista di Craxi”…
Ma dove lo vede il futuro? O meglio, “come” lo vede? Io male, tragico. Se lo faccia dire da chi è precario da quando è nato, da chi non ha mai pensato al concetto di pensione e vive in un mondo professionale saturo, da chi è già stanco e schifato della politica, pur essendo la sua passione, a soli 28 anni, da chi non vede mai le cose cambiare in meglio, nella direzione del progresso sociale autentico.
Ma forse mi sbaglio, forse non ho capito bene alcuni meccanismi ineluttabili, forse è giusto che gli unici veri politici con la “P” maiuscola del nostro paese siano un comico (Grillo) ed un giornalista (Travaglio), che dovrebbero fare tutt’altro. Forse non è vero che la casta dei giornalisti si è autoimbavagliata per convenienza. Forse l’Italia va a gonfie e vele, verso la felicità assoluta che il Pd (Partito Democristiano) ci regalerà. Un giorno.
Forse ha ragione Lei, una vecchia oligarchia ha abiurato per il nostro bene, ma allora perché leggo sempre gli stessi nomi? Sono i figli, i fratelli? Ah già, non è possibile, “l’oligarchia si è autodestituita”, quindi devono essere pseudonimi. Semplici pseudonimi. Forse hanno ragione i giornali e le televisioni, il chiacchiericcio da bar e le veline, o forse è solo colpa mia, che non ho ancora 70 anni per interpretare bene il futuro.
Va tutto bene. Buonanotte.
"Adoro i partiti politici: sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica. "
Oscar Wilde (1856-1900), poeta, drammaturgo e scrittore irlandese.