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Il rettore cede al governo gli studenti occupano facoltà e dipartimenti

Publie le mercoledì 22 ottobre 2008 par Open-Publishing

Il rettore cede al governo gli studenti occupano facoltà e dipartimenti

di Davide Varì

Presidi, prime occupazioni e cortei. Continua la protesta, la vera e propria mobilitazione all’Università La Sapienza di Roma.

Da una parte loro, gli studenti, giunti alla seconda settimana di protesta; e dall’altra il Senato accademico, l’assemblea dei Presidi di facoltà che ieri era chiamata a decidere sulla possibilità del blocco delle attività didattiche in segno di protesta contro il decreto Gelmini. Il tutto, sotto l’occhio vigile di centinai di studenti di tutte le facoltà che hanno organizzato un presidio permanente sulla scalinata del rettorato.

Una divisione che ieri si è accentuata ancora di più. Il Rettore Luigi Frati dopo giorni di equilibrismi sempre più improbabili - nè contro il governo nè contro gli studenti sembrava essere il suo motto - ieri è finalmente uscito allo scoperto e si è schierato al fianco di questo Governo che sta distruggendo l’istruzione pubblica italiana. Una prova? «Come università bisogna aprire un confronto con il governo», ha fatto sapere il signor rettore alla fine della riunione. Non solo, di fronte alla proposta di bloccare l’anno accademico il rettore ha infatti concesso un solo giorno di blocco delle attività, previsto per venerdì prossimo. Una decisione respinta dal movimento degli studenti mobilitati. «Non ci facciamo prendere in giro», gridavano davanti al portone del rettorato "assediato". «Frati deve decidere se sta con noi o contro di noi. E per stare con noi c’è solo una cosa che deve fare: bloccare le attività didattiche fino a quando quella legge non ci sarà più». E a fine serata, di fronte alle decisioni del Senato accademico, partivano le prime occupazioni delle facoltà.

Insomma, anche ieri a Roma questo nuovo movimento degli studenti universitari si è fatto sentire. Un movimento nato con un unico obiettivo: bloccare la legge 133. «Noi non ci fermiamo- ripete Giulia, 24 anni, studentessa di Scienze politiche - faremo come le proteste contro i Cpe in Francia. Blocchiamo la città finchè non ritirano quella legge». Un modello, quello delle proteste degli studenti francesi contro i Contrat première embauche, che riecheggia spesso tra le fila di questo movimento.
Un modello di mobilitazione che ha funzionato piuttosto bene visto che, dopo settimane di blocchi studenteschi, l’allora presidente Chirac fu costretto a ritirare quel decreto che permetteva ai padroni di licenziare senza giusta causa i lavoratori con meno di 26 anni nei primi due anni di impiego.

E in effetti il clima di questo movimento degli studenti è grosso modo lo stesso: «Noi non ci fermiamo, noi siamo qui per vincere. Loro ci bloccano il futuro? E noi gli blocchiamo la città», urla Laura, 22 anni, studente fuori sede di medicina. «Io non so se stiamo facendo politica, io so soltanto che questa legge non deve passare. E’ la prima volta che mi ritrovo coinvolta in un movimento. I primi giorni ero scettica, poi mi sono informata, ho capito che questa legge ci distruggerà il futuro, e distruggerà l’università pubblica. Per questo sono qui, per questo siamo qui».

Già, l’impressione è proprio quella di trovarsi in un movimento che sa bene quello che vuole, un movimento pragmatico, che punta tutto sulla cancellazione di quella legge, ma disposto a mettersi in gioco, a mobilitarsi «fino alla vittoria».

Nel frattempo, altre voci si muovono intorno agli studenti. Le voci della politica del palazzo, a cominciare dal governo che per oggi ha annunciato una conferenza stampa in cui parteciperanno sia il ministro Gelmini che il primo ministro Berlusconi. Uno spot annunciato il cui unico scopo sarà quello di sostenere l’azione del ministro della pubblica istruzione. Timide voci di appoggio alla mobilitazione arrivano invece dal Pd, da Massimo D’Alema per la precisione: «Credo che la protesta dei giovani sia giusta». Solidarietà piena arriva invece dal Prc.

Singolare la presa di posizione dei Giovani di Forza Italia i quali, di fronte alla possibilità del blocco delle lezioni, annunciano niente meno che una querela: «Una class action degli studenti se agli universitari continuerà ad essere impedito di frequentare le lezioni, per le quali le famiglie, spesso tra mille sacrifici, pagano le tasse», ha infatti annunciato Luca Mariotti, vicepresidente del vonsiglio Nazionale Forza Italia Giovani. «La stragrande maggioranza degli studenti frequenta le università per migliorare la propria condizione di vita; i rigurgiti sessantottini sponsorizzati spesso da alcuni docenti, molti dei quali si sono laureati con gli esami di gruppo, non faranno breccia tra le nuove generazioni».