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Il sogno di Berlusconi: un paese senza urne e senza scioperi

Publie le giovedì 26 gennaio 2006 par Open-Publishing

di Rina Gagliardi

Ognuno di noi ha un sogno segreto nel cassetto. Quello di Silvio Berlusconi di segreto non ha quasi più nulla: un Paese dove non si vota e non si sciopera. E dove, s’intende, i giornali sono “liberissimi” di pubblicare le veline del Governo e le Tv si dedicano - anch’esse - a veline d’altro genere, per l’intrattenimento quotidiano di infanti e anziani. Com’è noto, nella storia del ’900 un’Italia così (televisione esclusa) c’è già stata - all’incirca tra la metà degli anni ’20 e la metà dei ’40. Il bello (si fa per dire) è che il Cavaliere non è mosso da intenti ideologici - o parafascisti - più di tanto consapevoli.

Ovvero, la sua ideologia è proprio un’altra: quella stessa che, un po’ più di dieci anni fa, lo spinse a metter su un’Azienda in forma di Partito, o un Partito-Azienda che si chiamò con uno slogan calcistico. Ma c’è qualcosa di più a-democratico o di meno autoritario della logica aziendale? Dove lo trovate un luogo dove il conflitto sociale e politico abbia minor diritto di cittadinanza, e sia anzi vissuto dai suoi capi come un ingombro quasi intollerabile?

Accade così che il presidente del consiglio stia facendo fuoco e fiamme, proprio in queste ore, sulla data delle elezioni e su quella dello scioglimento delle camere: quasi una crisi istituzionale - uno scontro quasi frontale con Ciampi - allo scopo formale di prolungare a forza la vita di un governo già morto, e al fine sostanziale di potersi esibire, cinque o sei ore al giorno, nei talkshow televisivi e radiofonici.

Accade allo stesso tempo che il premier, a proposito della drammatica vertenza Alitalia, parli apertamente della necessità di stroncarla "manu militari" (con l’intervento diretto dell’esercito o dei Ros?) e degni il nostro partito, Rifondazione comunista, di un attacco diretto, in quanto principale agente e anzi fomentatore della lotta. Una minaccia sinistra, anche perchè sibilata nel momento in cui la Procura di Civitavecchia ha deciso di aprire un’inchiesta contro i lavoratori dell’Alitalia, per "interruzione di pubblico servizio".

Si sa: tutti coloro che vogliono mettere in discussione il diritto di sciopero cominciano da lì, dai trasporti, che i media rappresentano esclusivamente sotto la voce “disagio per gli utenti” (e per giornalisti). Ma il senso di questa campagna è evidentemente più generale: è l’idea che il conflitto sociale è sempre un male, e le ragioni di chi lavora sempre secondarie. Non è difficile capire perchè uno come Berlusconi soffra al massimo grado la pratica della democrazia economica, così come quella della democrazia politica.

Del resto, lo ha dichiarato, qualche giorno fa, a chiarissime lettere: il solo pensiero che, di qui a qualche settimana, la sinistra "sia al governo", lo fa diventare matto. Sarà per esorcizzare questa terrorizzante visione che, ai sogni precedenti, ne ha aggiunto un terzo, quello di un Paese assiderato, dove a pagare i costi di una fallimentare politica energetica saranno i poveri cittadini qualunque? Un’Italia che non perde tempo - soldi, impegno e fatica - a celebrare il fastidioso rito delle urne, di cui notoriamente la sinistra si approfitta.

Un’Italia in cui non solo lo sciopero è fuorilegge, ma i cento lavoratori superstiti della ex-Compagnia di bandiera si impegnano fare gratis tutti gli straordinari. Un’Italia, infine, che "dona alla patria" invece che le fedi auree quattr’ore al giorno di riscaldamento. Non c’è che dire, proprio un (ex) Belpaese, quello vagheggiato da Silvio, il sognator perdente.

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